Secondo lavoro a 5 anni di distanza dal debutto per la band texana che si allontana dal twee pop solare che aveva caratterizzato l’opera d’esordio per innestare sulle melodie pop elementi inquietanti e contraddittori. Esemplare la breve So I took you che procede sommessa, dapprima con la chitarra acustica e poi col piano e il violino, come racconto d’amore per interrompersi bruscamente con la rivelazione che il protagonista ha appena sgozzato la ragazza, o Not the one che inizia con la lettura di un rapporto della polizia; del resto il titolo dell’album è chiaro, qui si parla dei problemi della gente.
Ma non sono solo i testi a turbare l’apparente spensieratezza delle canzoni, è anche l’acida voce di Greg Barkley che assume spesso sentori lontani di angoscia e di tensione e la grande varietà degli strumenti - i quattro sono tutti polistrumentisti- che contribuisce a sottolineare i vari momenti delle canzoni rendendole ricche di sfumature e di suggestioni e spostandone spesso l’atmosfera verso toni struggenti e amari; a questo esito contribuisce una produzione molto accurata che dosa con equilibrio l’uso di archi, elettronica d’antan, tastiere, chitarra acustica.
Certo nel disco si potranno trovare molte influenze, innanzitutto i Belle & Sebastian per il modo di costruire le melodie: ad esempio nell’iniziale Walking to me, ma anche la Beta Band per l’uso discreto dei sintetizzatori o gli Eels nel modo di cantare di Barkley in No time for talk o in Brians.
In conclusione un buon disco che indica una interessante possibile evoluzione del pop della band texana, con alcune canzoni ben riuscite e che potrà soddisfare gli appassionati di un pop che sappia conciliare l’inconciliabile: la solarità della melodia con l’oscurità dell’animo umano; su questa strada altri si sono mossi in questi anni con ben altra originalità, due nomi su tutti: gli Eels e il mai troppo rimpianto Mark Linkous aka Sparklehorse.
Ignazio Gulotta
Nessun commento:
Posta un commento