In alcune recenti interviste Marianne ha dichiarato di sentirsi felice: forse la recente separazione con François Ravard, compagno nella vita oltre che manager e produttore le ha fatto bene dopo 15 anni passati insieme; tutto questo si riflette nelle sonorità di questo suo ultimo lavoro, non esattamente un disco solare ma in linea di massima ottimista. L'album, registrato in quel di New Orleans si apre con The Stations cover di un brano del grande Mark Lanegan e di Greg Dulli (Gutter Twins), perfetta per la tonalità vocale della Faithfull, qui perfettamente a suo agio.
La seguente Why Did We Have To Part è forse il pezzo più orecchiabile del disco con un refrain che entra in testa facilmente, poi That's how every empire falls che scorre via senza lasciare il segno, seguita da No reason scritta da Jackie Lomax (George Harrison e Eric Clapton tra gli ospiti ) che vede la presenza alla chitarra dell'ex-MC5 Wayne Kramer in un brano molto rock con un sapore di honky tonk blues.
La quinta traccia Prussian Blues è una classica Faithfull-song ben evidenziata dal suono dell'organo hammond; poi arriva Love Song malinconica cover del pezzo della misconosciuta Lesley Duncan, mentre Gee Baby sembra uscita da un album di Carole King, che firma invece la seguente stupenda Goin' Back resa celebre da Dusty Springfield ma soprattutto dai Byrds di “Notorius Byrd Brothers” nel 1968.
La versione di Marianne è molto bella, canto e pianoforte: la voce della nostra eroina è sempre lì, magica e suadente, nonostante le 64 turbolenti primavere che si è lasciata alle spalle.
Il nono pezzo Past Present And Future ricorda molto le song 'cabarettistiche' contenute nel tributo a Kurt Weill (prodotto a suo tempo da Hal Wilner), ancora una volta la Faithfull gioca in casa. Anche la title track Horses And High Heels composta da Marianne è una song molto intensa oltre che autobiografica.
Si tratterà di una personale interpretazione, ma il titolo del disco sembra far riferimento al lungo periodo di dipendenza dalle droghe della Faithfull, Horses come il titolo del classico rollingstoniano ed High Heels (tacchi alti), per la lunga permanenza negli ambienti altolocati del rock. Back In Baby's Arms di Allen Toussaint rende omaggio a New Orleans dove è stato registrato l'album, seguito dalle conclusive Eternity e The Old House, la prima con un breve ripescaggio del famoso disco marocchino di Brian Jones del 1968 “Pipes of Pan at Jajouka” mentre l'altra è una triste song nella vena classica di Marianne, con un bel solo finale di Lou Reed. Un disco tutto sommato soddisfacente anche se non da annoverare tra i suoi migliori, di certo lontano dai vertici post-punk dell'ormai lontano "Broken English".
Ricardo Martillos
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