Può una band che ha inciso un solo disco diventare un punto di riferimento per le generazioni successive? Certamente, se la musica è originale e contemporaneamente emblematica di un periodo storico. È il caso degli Young Marble Giants.
Gallesi, di Cardiff, gli YMG vennero formati nel 1979 da Stuart Moxham, chitarrista, col fratello Phil, basso, e la fidanzata Alison Statton, voce, dopo alcune esperienze in cover bands. Le prime esibizione live fanno sì che il gruppo sia selezionato per una compilation di gruppi locali emergenti, “Is the war over?” e questa venne ascoltata dai dirigenti della Rough Trade, che propongono un contratto ai tre ragazzi.
Gli Young Marble Giants, nome ispirato da una tipica statua greca detta “kouros”, incidono così il primo (e unico) album, “Colossal Youth” (1980, PIAS poi ristampato nel 1994 da Les disques du Crepuscule e nel 2007 da Domino con aggiunta di bonus tracks) una raccolta di canzoni brevi, notturne e malinconiche. Com'è tipico della new-wave il basso è lo strumento portante dei brani, suonato con uno stile simile allo slap, su cui ricama la chitarra di Stuart, quasi sempre suonata senza effetti oppure con lo stile “twang” tipico dei gruppi strumentali anni '60, ma a volte le parti si invertono, come in Choci Loni, uno dei brani più belli del disco.
In altri brani una tastiera quasi giocattolo prende il posto della chitarra, come nello strumentale The taxi, la batteria è elettronica.
Poi c'è la voce di Alison , dal timbro adolescenziale e un po' monocorde, che può ricordare quello di Astrud Gilberto. Questo modo di cantare, antidivistico e non virtuoso viene preso a modello da moltissime cantanti emerse successivamente, su tutte Letitia Sadier (Stereolab) e Sarah Cracknell (St Etienne), ma lo stile minimale e suadente degli YMG ricompare in moltissime band attuali, per esempio gli Yo La Tengo più melodici.
I testi del gruppo sono tipici dell'epoca new wave: parlano di rapporti difficili, di uomini che si comportano come macchine, spesso, come in Salad days mostrano una malinconica nostalgia, strana per dei ragazzi di vent'anni, ma che troviamo anche nei testi di Cure e Joy Division. Dopo la pubblicazione del disco il gruppo intraprende una tournèe in Inghilterra e Stati Uniti, ma la convivenza fa uscire allo scoperto le diversità caratteriali e la band si scioglie, seppur in amicizia. Nel 1982 Alison Statton forma i Weekend con i jazzisti Simon Booth e Spike: il loro unico LP “La Varietè”, un riuscito cocktail di pop, jazz, bossa nova e chitarre afro, anticipa la moda che esploderà l'anno seguente ma passa inosservato. Stuart Moxham forma i Gist , il cui unico album “Embrace the herd” è un po' deludente.
Nel corso degli anni '80 e '90 gli ex Young Marble Giants alterneranno progetti solisti che passano inosservati e lavori al di fuori del mondo della musica, mentre molti gruppi tra cui Hole, Lush, Galaxie 500 e Magnetic Fields incidono loro covers.
Nel terzo millennio il gruppo si riforma, con in più Andrew Moxham alla batteria. Stuart Moxham afferma di avere scoperto l'importanza della sua band leggendo un libro di Simon Reynolds.
A chi gli dice di aver pianto al loro concerto della reunion risponde che anche lui ha pianto quando ha visto finalmente dal vivo Paul Mc Cartney.
Alfredo Sgarlato
Young Marble Giants MySpace
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