del nuovo lavoro la traccia di apertura, Another shore, basata su quell'alternarsi di arpeggi e crescendo di chitarra trattata con effetti che costituisce un tipico pattern del genere. Questa è la cifra dominante dell'album: chitarre, minimalismo, suoni d'atmosfera, Monuments è emblematica in tal senso. C'è un forte ricorso a voci filtrate, alterate o campionate, che però appesantiscono molto l'ascolto, come in I'm gonna live anyhow. Le atmosfere sono gradevoli ma la scrittura dei brani non è molto ispirata: Tiersen è un autore molto prolifico e la qualità ne risente.
Alfredo Sgarlato
The Gutter
Mute Records/Yann Tiersen
LIVE REPORT - “Yann Tiersen” (15 novembre 2011, XXVI edizione di TIME ZONES 2011, Palatour Bitritto/Bari)
L’atteso concerto del compositore Yann Tiersen, all'interno del festival barese delle musiche possibili “ Time Zones - Sulla via delle musiche possibili”, si è svolto dopo un cambio di location, motivato dalla grande richiesta di biglietti in prevendita, presso il Palatour di Bitritto completamente sold out. E come sempre accade nelle proposte artistiche di Gianluigi Trevisi, anche stavolta le aspettative non sono state deluse, ed il pubblico accorso numerosissimo da tutta la regione e prevalentemente di giovane età (quasi tutti al di sotto dei trent’anni), ha certamente assistito ad un evento difficilmente dimenticabile anche se non perfettamente in linea con le proposte oniriche delle raffinate chansons conosciute dal grande pubblico. Yann Tiersen, polistrumentista classe 1970 (suona infatti pianoforte, fisarmonica e vari tipi di violino) paragonato ad Erik Satie, Nino Rota e alla Penguin Cafe Orchestra è diventato noto in Francia dopo il suo terzo album “Le Phare” e famoso con le musiche di “Il Favoloso Mondo di Amélie”, film scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet ed interpretato da Audrey Tautou e Mathieu Kassovitz. Autore anche di altre avvincenti colonne sonore quali “La vita sognata degli angeli”(1998, E Zonca), “Alice e Martin”(1998, A Techiné), "Qui Plume la Lune”(C.Carrière,1999) e lo strepitoso “Good Bye, Lenin!” (2003 Wolf Becker) il compositore franco belga ha saputo regalare nel concerto barese alcuni brani tratti da ”Dust Lane” e dal suo settimo album appena pubblicato “Skyline”, registrato tra Parigi, San Francisco, Ouessant, una piccola isola al largo della Bretagna e missato a Castelford con il produttore Ken Thomas (produttore dei SigurRos, M83, Dave Gahan). L’impressione è forte quando si giunge all’interno del Palatour, dove sul palco adornato da una scenografia assolutamente minimale con quattro teli bianchi disposti simmetricamente (che riprende la copertina dell’album “Skyline"), si stagliano bene in vista una serie di tastiere, synth analogici (moog) e non. Sono circa le ventuno e trenta quando Tiersen, accompagnato da una band d’eccezione formata da Robin Allender alle chitarre, Neil Turpin alla batteria, Lionel Laquerriere alle tastiere e voce, Stephane Bouvier al basso e Olavur Jacobson alla voce e synth comincia il suo viaggio musicale. Il pubblico appare piacevolmente sorpreso dall’ apertura decisamente rock del concerto, tra suoni analogici di vecchi Moog, chitarre distorte, effetti luce e ritmi serrati. Siamo dinanzi ad un Tiersen ben lontano dalle atmosfere incantate de “Il favoloso mondo di Amelie”(anche se non sarà sfuggito il tema di Sur le fil), ma si sa che il compositore belga non è avvezzo a riproporsi sempre nella stessa veste ma ama sorprendere, sperimentare, fondere in una magica alchimia sonora il gusto per la melodia con la sperimentazione. I synth sono ovunque, tra sonorità vintage ed effetti più esasperati, il sound si fa potente e compatto in un crescendo di emozioni. Tiersen sa abilmente stravolgere la sua voce mediante l’utilizzo di vocoder che richiamano al mondo di Laurie Anderson, ma sa anche accompagnare l’ascoltatore in momenti di assoluta quiete estatica, percorrendo tessiture illimitate e mai ripetitive, quando si accompagna all’inseparabile violino o nelle accattivanti trame vocali ben sostenute dai suoi compagni di palco. Evidenti infatti i riferimenti al mondo dei Cure di Robert Smith per l’uso degli strumenti giocattolo, ma anche alla coralità di formazioni quali Simon e Garfunkel e King of Convenience. Un progetto musicale nel quale Tiersen ha saputo mostrare ancora una volta la sua impareggiabile abilità compositiva e capacità di esplorare nuovi percorsi sapendo ben coniugare sonorità minimali, attacchi noise, momenti più elettrici con aperture evocative e sognanti, tra xilofoni, diamoniche a bocca, mandolini e chitarre, in un ora e mezzo di concerto di intensa e rara vitalità, in bilico tra passato e futuro.
Claudia Mastrorilli
Time Zones 2011, XXVI edizione/Yann Tiersen
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