L’indagine la condurrà fra diffidenza e pregiudizi innanzitutto dentro il mondo sconosciuto dell’immigrazione islamica, viaggio che coinvolge molto Dicte che è anche preoccupata per sua figlia Rose che è legata sentimentalmente ad uno studente di origine pachistana, per poi avventurarsi nei meandri oscuri del traffico di giovani donne da sfruttare come prostitute e in quello degli uteri in affitto per le coppie sterili. Se l’intreccio giallo risulta troppo farraginoso e macchinoso, fin troppo ricco di colpi di scena che lo rendono in certi momenti poco credibile, il punto di forza del libro sta invece nei temi che fanno da sfondo alla vicenda, non solo il problema dell’immigrazione e della sua integrazione in una società evoluta e democratica come
quella danese - molto efficaci le scene che mostrano la desolata vita quotidiana dei giovani islamici e la loro deriva verso le attività criminose - ma soprattutto il tema della maternità che diventa quello intorno al quale ruota tutta la storia.
Le coppie che incontriamo hanno tutte problemi legati alla fertilità e al desiderio di avere figli, dall’ispettore Wagner il cui matrimonio vacilla a causa della sterilità, all’amica Anne, i cui genitori adottivi sono morti, che indaga ostinatamente su chi siano i suoi genitori biologici e le sue origini, alla coppia che si ritrova con un bambino sieropositivo, fino alla stessa Dicte che, come nella miglior tradizione del giallo nordico, ha nel suo passato un doloroso segreto che la tormenta: da adolescente mise al mondo un figlio che diede in adozione e di cui non sa più nulla. “Il danno” è un giallo che piacerà soprattutto al pubblico femminile proprio per l’attenzione e la sensibilità con cui la scrittrice danese affronta tematiche e vicende legate alla vita quotidiana e al mondo delle donne.
Ignazio Gulotta
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