giovedì 9 giugno 2011

JOSH T. PEARSON: “Last of the Country Gentlemen” (2011 Mute Records)

Ritorna Josh T. Pearson musicista texano che sconvolse nel 2001 la scena musicale underground col suo gruppo Lift to Experience, con un solo e grande disco all'attivo, il doppio "The Texas Jerusalem Crossroads" largamente acclamato da critica e pubblico. In quel fantastico debutto il nostro si faceva accompagnare dal bassista Josh Browning e dal batterista Andy Young e realizzava un' opera tra le migliori del decennio zero con un uso della chitarra davvero particolarissimo, ricco di effetti ma soprattutto in virtù di una voce che al tempo aveva ammaliato e messo d'accordo tutti.
Dopo questa prova quasi spaventato da tanta attenzione mediatica ma non solo, Pearson misteriosamente decideva che era 'troppo' essere il nuovo eroe del folk-rock indie e sciolto il gruppo si ritirava come un eremita , dando ogni tanto concerti qua e là come documentato dal semi-legale "To Hull a Back" (2005), un cd distribuito solo ai concerti, e poi più niente fino a 2 anni fa quando ritorna di spalla a My Bloody Valentine nel reunion tour del 2009. Adesso dopo 10 anni torna a stupirci con un nuovo album, il primo a suo nome, "Last of the Country Gentlemen", registrato in quel di Berlino in soli 2 giorni, una delle opere migliori uscite in questo primo semestre del 2011.
Il country del titolo non inganni, di musica simile qui dentro non ne troverete di sicuro, piuttosto siamo dalle parti più intimiste di altri loner dell'indie folk lo-fi, mi vengono in mente William Fitzsimmons e Bill Callahan, con testi che parlano delle pene interiori di Pearson piuttosto che di argomenti biblici e apocalittici come il disco di 10 anni addietro.
La voce di Josh può ricordare a momenti quella del compianto Jeff Buckley, nei suoi momenti più lenti e riflessivi, ma qui la dilatazione delle songs porta a dei veri interminabili mantra per sola voce e chitarra, basti pensare che "L.O.T.C.G." si compone di sole 7 canzoni ma con un timing complessivo che sfiora l'ora di ascolto e con 4 brani oltre i 10 minuti di durata. Sono proprio le long tracks che stupiscono all'ascolto, simili a tratti a dei veri e propri recitativi, con un solo violino ad accompagnare la voce di Josh,incredibili lunghe cavalcate per sola voce e chitarra: titoli come Sweetheart i ain't your Christ, Honeymoon's great wish you were her, Sorry with A Song e l'epica Country Dumb una song davvero magistrale arrangiata da Warren Ellis, già con Nick Cave e non a caso il disco è uscito per la Mute Records.
Le rimanenti tracce, l'iniziale breve Thou art loosed e la conclusiva Drive her out sono altrettante magiche e misteriose, e fanno di "Last Of The Country Gentlemen" un disco da conoscere ad ogni costo,
un' opera che va assimilata lentamente e dopo diversi ascolti, sperando che il nostro non ci faccia aspettare altri 10 anni per concedere la replica; per il momento mettete le mani su questo, potrebbe essere ricordato a posteriori come l'"Astral Weeks" o il "Grace" di questo decennio, anche se probabilmente sto esagerando.
Ricardo Martillos
Josh T. Pearson
Mute Records

2 commenti:

Anonimo ha detto...

se vi può interessare la traduzione integrale del disco la potete trovare qui:

ttp://indietranslations.com/2011/09/22/josh-t-pearson-last-of-the-country-gentlemen-traduzione-integrale/

Anonimo ha detto...

Ricardo Martillos says:
ok grazie della segnalazione ..magari la prossima volta fatti riconoscere, invece di lasciare Anonimo, di solito non rispondiamo di commenti non firmati, è una (giusta) impostazione del blog, scusaci, non ce ne volere.