giovedì 9 giugno 2011

NADIE': "Questo giorno il prossimo anno" (2011, Seahorse Recording/Lunatik)

Confesso che inizio ad ascoltare questo disco con un pò di distacco visto i miei ultimi approcci sonori. Il gruppo di Misterbianco propone “Questo giorno il prossimo anno”, il loro disco d’esordio realizzato come autoproduzione nel 2009 ma ora riproposto sotto la distribuzione Seahorse, e prodotto in collaborazione con Massimo Roccaforte (chitarrista e collaboratore di Carmen Consoli, già con Max Gazzè e Mario Venuti). Il titolo dell’album trae ispirazione da un brano dei Karate (band USA crossover tra indie-rock, punk e alternative) e già al primo ascolto delle dieci tracce del disco si manifesta subito un lavoro vissuto e personale, intriso di foga espressiva mista a spleen esistenziali.

La formazione a quattro vede Giovanni Scuderi (voce, chitarra, piano), Totò Arnone (basso) Giuseppe Ciotta (chitarre, e-bow, slide) e Alfio Musumeci (batteria) cimentarsi già dal singolo Glicine (che era già edito per la torinese Lancelot Records) in sonorità power-pop dai riff accelerati mentre abbondano le citazioni “colte” come in Franti (il bambino cattivo del libro 'Cuore', ideale metafora del male che risiede in ognuno di noi, anche nei bambini) o Roman Polanski (sorta di preghiera di un eroe decadente, che spreca la propria esistenza tra i miraggi della materialità e gli applausi accondiscendenti ed interessati di chi lo circonda. Anche il brano di apertura Cara Rivoluzione è una sorta di inno al cambiamento e alla speranza che nonostante non appaia particolarmente innovativo, risulta efficace e diretto.
Viola è forse il brano di spicco di questo lavoro, capace di regalare note di pura poesia su un tappeto sonoro corposo, sofisticato con una melodia che ci tocca in maniera delicata. Praga, invece, recita un confronto senza remore con Dio con il chiaro intento di colpire l’ascoltatore con i suoi toni forti. Ci sono poi episodi come Laurea in Lettere e Filofofia che sconfinano nel cinismo o Il valzer del non amore, sorta di rifugio dall’infelicità in cui nascondersi per non soffrire. Fin qui l’aspetto “lirico” del disco di sicura presa con la voce di Scuderi a raccontare in maniera intima il sentimento di disagio ed il malumore di un’intera generazione. L’aspetto sonoro, invece, mi trova ad ascoltare una miscela di rock melodico intriso di riferimenti più internazionali che nostrani rielaborati con tono personale, che però nulla lascia se non la sensazione di un tuffo nelle sonorità anni ’80, e che non convince del tutto lasciandomi l’impressione di essere davanti a degli ottimi storytellers come nella migliore tradizione Italica, piuttosto che ad una band dalle sonorità particolarmente accattivanti. Un disco che risulta bello a metà, con la parte più intima e malinconica che accompagna l’ascolto in zone lontane, una sorta di rifugio per l’anima, sicuramente riuscita appieno. Un buon inizio che sta anche avendo ottimi riscontri di critica in giro per la penisola, con i nostri già a riscuotere i premi di un discreto periodo di attività che li ha anche visti suonare insieme a gruppi come Verdena, Tre Allegri Ragazzi Morti, Linea 77 e che sicuramente aiuta a dare ossigeno alla scena nostrana, già di per sé in costante autoflagellazione. Per la parte strumentale invece c’è tempo, le basi ci sono, vediamo come si svilupperanno.
Ubaldo Tarantino
Questo giorno il prossimo anno
Del vanto

Seahorse Recordings

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