giovedì 5 maggio 2011

MATANA ROBERTS “Coin Coin chapter one: gens de couleur libres” (2011 Constellation/Goodfellas)

La ricca scuola jazz di Chicago si arricchisce di un nuovo nome. Matana Roberts, sassofonista trentaquattrenne è l'ultimo frutto nato dal collettivo AACM, che in passato ha visto tra le sue fila Anthony Braxton, Lester Bowie ed altri grandi improvvisatori. Matana (“Dono” in ebraico) pubblica per Constellation, etichetta più nota per le pubblicazioni in campo rock, a dimostrare come a Chicago le scene rock e jazz si contaminano facilmente: pensiamo al trombettista Rob Mazurek, fondatore del Chicago Underground Duo/Trio etc., e collaboratore di Tortoise, Gastr del Sol e Calexico. Il progetto Coin Coin prevede l'uscita di dieci dischi, ognuno dei quali dedicato ad un' antenata di Matana e tutti da incidersi con formazioni diverse. Il disco si apre con un brano, Rise, di atmosfera col duetto tra il sax della Roberts, dal suono molto aspro, alla Ornette Coleman e un malinconico pianoforte, che prosegue con un crescendo orchestrale. Nel secondo brano Pov piti, sempre molto lento, piano, sax e archi creano un atmosfera quasi psichedelica su cui Matana alterna vocalizzi, voce recitante e un solo di sax molto lirico. Il brano termina con un improvvisazione free in cui agli archi si aggiungono i fiati. Più swingante il terzo brano, Song for Eulalie, con un piano africaneggiante, riff di fiati e voce e spazio all'improvvisazione.
Qui oltre all'Art Ensemble of Chicago, maestri dichiarati della Roberts, il pensiero corre ai Rip Rig and Panic e al loro ispiratore Don Cherry. I brani sono lunghi, con atmosfere che cambiano di continuo. Come succedeva col gruppo di Lester Bowie e Roscoe Mitchell dispiace però che i momenti swinganti o lirici lascino troppo presto spazio a improvvisazioni collettive che saranno ostiche per chi non ama il free jazz. Matana nei suoi soli mostra di avere appreso molte lezioni: oltre all'influenza di Ornette Coleman o di Jackie Mac Lean, inevitabili in un suonatore di alto, nei passaggi più melodici appare l'ombra di Coltrane, più rara in chi non suoni il tenore. Tutti i brani proseguono su questa falsariga, lunghi, articolati, con riferimenti al blues, al ragtime, in pratica una summa della storia del jazz, con brani anche recitati, perchè, nelle intenzioni della Roberts il progetto ha anche una componente teatrale: Libation for Mr Brown è un brano per sole voci, in cui solo nel finale entrano gli strumenti. Solo voci anche per Lullabye, meno convincente, una ninna nanna. Il brano conclusivo, How much would you cost? inizia con un valzer, poi diventa una filastrocca tribale. In conclusione, un disco che per chi ama il jazz in tutte le sue forme sarà senz'altro affascinante, anche se non convincono alcuni passaggi recitati, forse pensati per l'esecuzione dal vivo. Chi ama le contaminazioni tra generi e scene apprezzerà la presenza di Therry Amar dei Goodspeed You! Black Emperor al contrabbasso. Chi invece gradisce solo forme musicali molto semplici o melodiche troverà questo disco molto ostico.
Alfredo Sgarlato
Constellation Records
AACM
Matana Roberts live in London

1 commento:

michele passavanti ha detto...

Ottima segnalazione questa di Alfredo Sgarlato.
Già avevo letto qualcosa su questo progetto.
Sembra essere un disco molto interessante ma anche molto difficile.