Trentuno anni sono passati. Trentuno e sembra ieri. Era il 1980 quando usciva “Crazy Rhythms”, dopo diciannove anni di silenzio, un gioiellino di nove pezzi (a cui poi furono aggiunte delle bonus trak con delle cover, tra il 1990 ed il 2009) e quello che dava il nome all’album è un brano veramente indimenticabile. E diciannove anni sono passati da “Time For A Witness” (1991). Ma non siamo qui a dare i numeri, bensì a scrivere su “Here Before”, il nuovo lavoro dei Feelies. Nobody Knows, ottimo per aprire l’opera, è un pezzo tipicamente Feelies, tipicamente Bill Million e Glenn Mercer, i fondatori, con le loro chitarre inconfondibili.
Ad aggiungere un tocco in più c’è adesso il basso di Brenda Sauter-Barnes e la batteria di Stanley Demeski e poi c’è Dave Weckerman alle percussioni. “Is it too late/to do it again/Or should we wait another ten?”, canta la dolce voce di Mercer in Nobody Knows, appunto. E noi rispondiamo che non è troppo tardi, no, non è tardi per farlo di nuovo, laddove il tempo si è fermato: con la musica tutto è possibile e la memoria involontaria (proustiana), fatta di suoni e di profumi, ci riporta a trent’anni fa. Tutto l’album è trascinante nel senso che, come le ciliegie, un brano tira l’altro e non stopperesti mai il cd fino a che, da solo, non arriva alla fine. Dominato da suoni pop-rock intrecciati a folk ed anche post-punk e quindi dall’immediatezza e dalla freschezza, tanto da non fare rimpiangere affatto i Feelies degli Ottanta. Il tempo non sembra dunque trascorso per la band del New Jersey e nella musica dove, come poco sopra ho scritto, forse tutto è possibile, gli attimi paiono essersi piacevolmente fermati di fronte alle chitarre acustiche di una Bluer Skies dall’attacco orecchiabile e dalla gradevole vocalità di Mercer. I brani dei Feelies sembrano restare dei classici quindi, classici sì, ma stavolta con quel guizzo di novità, di freschezza in più. Una reunion, un ri-trovarsi, un ri-scoprirsi e soprattutto un reinventarsi senza patetiche nostalgie né tristi ricordi. When You Know è proprio un tuffo nel passato ed i riff di Time Is Right e il ritornello di Way Down rimangono addosso, mentre On And On ci riporta poi alle tonalità di un Bob Dylan. Riecco allora I Feelies che sono meritevolissimi, degnissimi di se stessi, come degno è allora questo “Here Before” di quel “Crazy Rhythms” e di quegli anni Ottanta in cui io avevo solo cinque anni: ricordo perfettamente mia cugina, dieci più di me, vestita dei tipici colori sgargianti anni Ottanta, davanti alla specchiera della nonna che ballava al ritmo di Loveless Love.
Ad aggiungere un tocco in più c’è adesso il basso di Brenda Sauter-Barnes e la batteria di Stanley Demeski e poi c’è Dave Weckerman alle percussioni. “Is it too late/to do it again/Or should we wait another ten?”, canta la dolce voce di Mercer in Nobody Knows, appunto. E noi rispondiamo che non è troppo tardi, no, non è tardi per farlo di nuovo, laddove il tempo si è fermato: con la musica tutto è possibile e la memoria involontaria (proustiana), fatta di suoni e di profumi, ci riporta a trent’anni fa. Tutto l’album è trascinante nel senso che, come le ciliegie, un brano tira l’altro e non stopperesti mai il cd fino a che, da solo, non arriva alla fine. Dominato da suoni pop-rock intrecciati a folk ed anche post-punk e quindi dall’immediatezza e dalla freschezza, tanto da non fare rimpiangere affatto i Feelies degli Ottanta. Il tempo non sembra dunque trascorso per la band del New Jersey e nella musica dove, come poco sopra ho scritto, forse tutto è possibile, gli attimi paiono essersi piacevolmente fermati di fronte alle chitarre acustiche di una Bluer Skies dall’attacco orecchiabile e dalla gradevole vocalità di Mercer. I brani dei Feelies sembrano restare dei classici quindi, classici sì, ma stavolta con quel guizzo di novità, di freschezza in più. Una reunion, un ri-trovarsi, un ri-scoprirsi e soprattutto un reinventarsi senza patetiche nostalgie né tristi ricordi. When You Know è proprio un tuffo nel passato ed i riff di Time Is Right e il ritornello di Way Down rimangono addosso, mentre On And On ci riporta poi alle tonalità di un Bob Dylan. Riecco allora I Feelies che sono meritevolissimi, degnissimi di se stessi, come degno è allora questo “Here Before” di quel “Crazy Rhythms” e di quegli anni Ottanta in cui io avevo solo cinque anni: ricordo perfettamente mia cugina, dieci più di me, vestita dei tipici colori sgargianti anni Ottanta, davanti alla specchiera della nonna che ballava al ritmo di Loveless Love.
Ilenia Beatrice Protopapa
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