Ad un ascolto così, come dire, di fretta tra un caffè e un’addentata ad un toast, tutto sembrano meno che un duo: ed invece lo sono e subito gli va riconosciuto il merito di arrivare all’orecchio asciutti e diretti, l’agognato “wake-up”, il dolby-surround che ognuno di noi, credo, vorrebbe trovare la mattina al risveglio per affrontare a 32 denti il giorno che si ha davanti. The Casanovas, al secolo Diletta “Lady” Casanova al basso e voce, Sirjoe Stomp alla batteria, sono folgorati e risultano interessanti dietro una somma delle loro caratteristiche tirata non appena il lettore si è sbranato il loro primo ufficiale affaccio sul mondo del rock alternativo “Hot Star”, undici tracce che hanno trovato casa nella Ice For Everyone, label di Appino degli Zen Circus; va da sé che non risultare derivativi da, per e come è “mission impossible” per la quasi totalità delle alt-band in circolazione nel cosmo, ma il nostro lavoro è quello di esplorare a fondo tra le pieghe di tante fonti, e se ci fermiamo sopra una formazione, la cosiddetta “pagliuzza d’oro” l’abbiamo trovata. Ed a scommettere su di un’ipotesi del genere, il ritorno di fiamma con i White Stripes convertiti al pop che l’album mostra come certezza di configurazione, le cariche elettriche e la svenevolezza glam – tra l’altro riuscitissima – che la voce della Lady sguaina, tra inflessioni sexy e urletti a singhiozzo, mette in evidenza una dinamica rocker di tutto rispetto, prendendo anche in ostaggio ammiccamenti verso i bassifondi del garage, quella sensibilità a presa di fuoco che sta sempre lì per lì pronta a trasformarsi in rogo. Lei con la voce fa piroette, con il basso numeri importanti, lui sulle pelli si affida al rimbombo stilistico di ottime ragnatele di tamburi, clash e tom, insieme ce ne fanno sentire di tutti i colori/suoni: lo stomp geometrico di un basso baldanzoso Radio days, l’epilessia di un twist impensabile Gonna burn, la sensualità megera di vocalizzi al lipstick rock Doop doo-ah, la rabbia distorta di marchio Soon, Wolfango, Vi odio tutti e la piacevolissima traccia anni sessanta a mollo tra surf e beat Amore a Scampia, suonata, svisata, frustata e cantata con sarcasmo e verità da un Appino come sempre in straforma. E proprio quando si prende gusto e dimestichezza con questa inconsapevole eccellenza “sotterranea”, lo stereo rivomita il malloppo sonoro dei The Casanovas e dà involontariamente il via ad una serie di riascolti reiterati e viziosi. “Hot Star”, una stella calda destinata lasciare un segno, una tensione ballabile ed un’idea sbattuta di un ritorno più che un debutto.
Max Sannella
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