Tre dischi usciti nel cruciale biennio 1968/1969, innovativi ognuno per motivi diversi.
Queste sobrie mini-recensioni di Gianluca Merlin sono chiaramente solo il trampolino per un approfondimento estetico e critico di dischi che hanno lasciato un solco profondo nella storia della musica rock e pop della seconda metà del '900.
(P.W.B.)
JULIE DRISCOLL BRIAN AUGER & THE TRINITY : STREETNOISE (1969/Marmalade))
L'hammondista inglese per eccellenza (rigorosamente senza cassa Lesile) e la voce inglese più soul che ci sia assieme ad una band che mescola jazz, Rythm and blues e un groove stratosferico...c'è spazio comunque anche per la musica pop e per certe digressioni floreali che vi culleranno in un placido sonno positivo.
Da segnalare Czechoslovakia, dedicato alla rivolta di quel paese repressa dai carri armati sovietici, una versione molto cool di Light my fire e un brano cantato da Dave Ambrose, il bassista, intitolato in Search of the sun misticheggiante ed ispiratissimo...per emozioni musicali senza età e senza tempo.
FAIRPORT CONVENTION:LIEGE AND LIEF (Island/1969)
Dopo i primi anni di formazione e alcuni cambi di line up i Fairport arrivano con il loro terzo lavoro al grande successo. Disco nato in un momento di grande difficoltà dopo la morte del batterista Martin Lamble per incidente stradale, la band si chiude in un'antica magione con il nuovo entrato Dave Mattacks e ne esce con un meraviglioso ed equilibrato disco in cui a farla da padrone sono le versioni elettrificate di molti traditionals folk inglesi e alcuni pezzi scritti dalla band.
A completare il tutto, l'elettrificazione del violino di Dave Swarbrick che aggiunge una novità prima impensabile per i puristi. Ecco allora che i Jig antichi si trasformano in nuove sonorità elettriche danzanti portando nel rock un sapore agreste che da tempo premeva per uscire dall'anonimato. Meravigliosa Sandy Denny nel canto, eterea come sempre, mentra alle chitarre Simon Nicol e Richard Thompson disegnano giri di chitarra perfetti.
Ashley Hutchings al basso fa da direttore d'orchestra.
Tanto per fare nomi di brani capolavoro: Come all Ye, Matty Groves (uno dei classici nel repertorio live della band) , l'eterea The Deserter e la incalzante bonus track di Sir patrick spens. Copertina in linea con la voglia di Good old England del genere folk. Tanta creatività e genio fece in modo che simili caratterialtà finissero col frizionare tra loro, e alla fine abbandonarono la Denny (temporaneamente) e Ashley Hutchings, destinato a fondare altre 2 band storiche del panorama folk inglese. Un momento breve ma intenso dunque, che però brilla ancora e lo farà per sempre.
THE MOODY BLUES:IN SEARCH OF THE LOST CHORD(1968/Deram))
Secondo capitolo della saga sinfonico progressiva dei Moodies dopo il successo del precedente disco. Qui la band inizia a dare vita a canzoni con più mellotron e meno orchestra. Strutturato in forma concept, ha al suo interno gemme straordinarie come Ride my See Saw, House of four doors, Voices in the sky e Dr Livingstone I presume. Un viaggio tra sinfonia rock e psichedelia , riferimenti a Timothy Leary e al misticismo indiano. Se il primo disco prog era un connubio band/orchestra questo è molto più personale e pensato. Imperdibile.
GIANLUCA MERLIN
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