dell’ indie-rock recente.
Il loro album di debutto, già sotto l’ egida di una major, sembra scivolato giù dai nostri scaffali riservati al guitar pop inglese degli anni Ottanta. Sarà che non li abbiamo mai poggiati veramente a dovere, fatto sta che è proprio lo stesso da cui negli ultimi anni continuano a venir giù dischetti come quelli di Glasvegas, Dum Dum Girls, Pains of Being Pure at Heart, Crystal Stilts, Yuck, Male Bonding.
I Vaccines ci aggiungono qualche buon coretto fun fun fun, finendo forse (Noorgard, Wreckin’ Bar) per mettere in piedi quello che ai Ramones non è riuscito su "End of the century": un apparentemente impenetrabile muro di suono spectoriano solcato da una tavola da surf. Quando la giovanissima band londinese sceglie invece di indossare le pose annoiate da sorci metropolitani (A lack of understanding o Post Break-Up Sex) sembra di sentire gli Strokes di "First impressions of Earth" suonare con gli strumenti degli Editors. E, qualche volta (All in white) il contrario. Ecco, tutto qui. E del resto, cosa ti aspettavi dai Vaccines? Ma in un mondo orfano di vere grandi bands e di veri grandi dischi, qualcuno, dosando le giuste polverine, riesce nell' incantesimo. Nell’ attesa di rimettere a posto i dischi, dategli un (ri) ascolto.
Franco Lys Dimauro
Blow It Up
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