sabato 8 gennaio 2011

THE DECEMBERISTS: “The King Is Dead” (2011, Capitol)

Dopo aver conquistato una posizione di rilievo nel panorama indie rock con il loro album del 2009 “The Hazard of Love” che suonava molto come una parodia di se stessi, sorta di opera rock di portata enorme e che rispecchiava esattamente ciò che nessuno si sarebbe aspettato da loro, ecco arrivare il nuovo album dei Decemberists “The King is dead", il cui titolo è già un omaggio probabilmente anche a se stessi oltre che agli Smiths che forse, in risposta alle critiche , salta esattamente sull’altro piatto della bilancia.
Mentre "Hazard of Love" era un concept-album pieno di preludi e caratterizzazioni stipate nelle 17 tracce che lo componevano, questo nuovo lavoro è
un ritorno alle ventose atmosfere folk della band nonché ai territori delle calde e semipastorali melodie che hanno reso famoso questo gruppo.
Come le indiscrezioni facevano presagire, “The King is Dead” è un disco molto più country dei precedenti e lo si intuisce già dalla prima traccia Don’t carry it all che inizia con una armonica in pieno Dylan-style e segna un passaggio dal folk britannico dei primi lavori ad uno sguardo sul continente Nord Americano.
Il centro di tutto è, come sempre, la voce di Colin Meloy e la sua abilità a fare da cantastorie dalla voce nasale capace di trasformare una canzone come Calamity Song (che vede la partecipazione di Peter Buck dei R.E.M.) su una apocalisse biblica, in una visione semi sarcastica sulla sopravvivenza umana o di far scivolare su un soffice tappeto nevoso, le liriche toccanti di January Hymn.
Ancora una volta, i Decemberists si staccano dalla massa dei gruppi Indie Folk (Indie Rock?) grazie alla loro capacità di creare intime poesie sonore mantenendo una capacità di ascolto fresca e coinvolgente come nel grande coro "1, 2, 3 !" in Rox in the Box, inno ai lavoratori o anche capaci di accelerate come in This is why we fight che sembra pensata espressamente per coinvolgere il pubblico nei live con il suo incedere da marcia contro la guerra.
Nel suo insieme, "The King is Dead" potrebbe sembrare un disco meno consistente rispetto all’imponente lavoro precedente ma, personalmente, mi fa piacere vederli ritornare ad essere una rock band dopo aver probabilmente dato sfogo alle loro scaramucce amorose in un concept album che forse gli aveva dato una appariscente visibilità ma anche represso il talento artistico.
The "The King is Dead" affonda le sue radici nel mondo reale, dove non ci sono amori proibiti o regine insoddisfatte, ma le canzoni parlano di ideali concreti quali la bellezza e deturpazione della natura, la follia della guerra, il bisogno di cambiare il nostro stile di vita, tutti concetti esplorati con un vivace spirito country-folk ed una scelta sempre azzeccata delle liriche.
Insomma, il nuovo disco dei The Decemberists non sarà un capolavoro ma è certamente molto più vivo.
Ubaldo Tarantino

streaming integrale del disco (fino alla pubblicazione ufficiale, il 18/1/2011)

1 commento:

riverman206@yahoo.it ha detto...

Li considero uno dei pochi validi gruppi del momento. ho ascoltato tutti i loro dischi (mi piace chiamarli così)ed anche questo non delude anzi, i ragazzi vanno migliorando...7,5/10