giovedì 6 gennaio 2011

BOOK REVIEWS: "Rosso Floyd" di Michele Mari (Einaudi, 2010) - Syd Barrett and Pink Floyd

Rosso Floyd. Romanzo in 30 confessioni, 53 testimonianze, 27 lamentazioni di cui 11 oltremondane, 6 interrogazioni, 3 esortazioni, 15 referti, una rivelazione e una contemplazione. Sono questi il titolo e il sottotitolo del romanzo che Michele Mari, affermato autore milanese, ha dedicato ai Pink Floyd. Perché in effetti di romanzo si tratta, anche se il punto di partenza è con molta evidenza un'approfondita conoscenza di tipo documentario sulle vicende che hanno caratterizzato la storia del gruppo da ancor prima della sua nascita nel 1965 allo scioglimento definitivo nel 2006. Ma, a partire dai fatti storici, Mari ricostruisce in forma romanzata sensazioni, sentimenti, opinioni, e immagina anche tutto ciò che non è noto della band, in modo da creare un ponte tra la verità e la finzione letteraria, tanto solido da rendere difficile probabilmente distinguere dove finisce l'una e dove comincia l'altra per chi non conosce in modo sufficientemente approfondito la storia del gruppo.
Il risultato, in ogni caso, è un intarsio perfetto che proietta il lettore nell'universo Floyd e un romanzo originale nell'impostazione, ben scritto e godibile per tutti.
La narrazione ha la forma di brevi capitoli nei quali a parlare sono i numerosi personaggi che hanno ruotato attorno alla storia della band inglese, raccolti e numerati in base alle categorie del sottotitolo. Dunque, innanzitutto le confessioni. Sono quelle dei membri del gruppo, cui l'autore attribuisce sembianze animalesche (e d'altronde gli animali sono molto presenti nella storia dei Pink Floyd), facendo parlare per primo l'uomo-topo Richard Wright:

«Mi chiamo Richard William Wright detto Rick, nato a Hatch End il 28 luglio 1943. Sono il tastierista dei Pink Floyd, l'uomo-Farfisa, sì. Sono diverso dai miei compagni, più di quanto possiate immaginare: non fatemi troppe domande ma vi assicuro che è così. Sono il più vecchio e il più saggio, e assomiglio a un topo. Roger invece è un cavallo. Nick è con tutta evidenza un cane. E Dave, beh non ci sono dubbi che Dave sia un gatto. Quanto a Syd ... Syd lo so cos'è, ma non ve lo posso dire. Piuttosto vi suggerisco di dare un'occhiata alle date di nascita.
Roger Waters, Bookham 6 settembre 1943.
Nick Mason, Birmingham 6 marzo 1944.
Syd Barrett, Cambridge 6 gennaio 1946.
David Gilmour, Cambridge 6 marzo 1946.
Tutti il 6. E se consideriamo Dave in alternativa a Syd abbiamo tre 6, che non ho bisogno di dirvi cosa significhino
».

Syd Barrett

L'unico a non fare nessuna confessione diretta nel libro è Syd Barrett ma non si può certo dire che sia assente dal romanzo. Al contrario, bisognerebbe forse dire che questo romanzo è dedicato a Syd Barrett più che ai Pink Floyd. Ogni azione, ogni composizione, ogni vicenda della vita dei Pink Floyd viene ricondotta alla presenza/assenza di Barrett e non a caso nella quarta di copertina c'è una frase in cui si parla di lui:

«Syd è impazzito perché era sempre un passo più avanti, e non essere mai in sintonia con gli altri fa di te un naufrago su uno scoglio, o un astronauta perso nello spazio... Qualsiasi cosa facesse o pensasse era sempre all'avanguardia, sempre: a un certo punto si trovò così in là che intorno a lui non c'era più nulla, e in quel vuoto precipitò».

Confessa ad un certo punto l'uomo-cavallo:

«Abbiamo avuto la sfortuna di perderlo, ma anche la fortuna di averlo, e di averlo all'inizio... E' l'inizio che conta, Dave, come nella vita di ognuno ... Si decide tutto entro i primi sei-sette anni, dopo è solo questione di aggiornamento ... E' stato così anche per i Pink Floyd, siamo un albero cresciuto da quel virgulto, per questo l'abbiamo tenuto in vita, per questo l'abbiamo tradito come ogni adulto tradisce il bambino che fu ...»

Dunque il libro racconta di Syd. Syd che compare improvvisamente in sala durante la registrazione di Shine on you crazy diamond, grasso, completamente calvo e con le sopracciglia rasate, Syd, anima ribelle e anticonformista che non si adatta alle richieste del manager Norman Smith tanto che la EMI lo avrebbe voluto fuori dal gruppo dopo l'uscita di “The Piper at the gates of dawn”, Syd interlocutore di Roger Waters in tutto “The Final Cut”, Syd vero ispiratore del personaggio di Pink in "The Wall". E poi Syd che viene aiutato da Robert Wyatt nella registrazione di “The Madcap Laughs”, e dagli stessi Gilmour e Waters nella realizzazione di tutti e due i suoi dischi, Syd nella successiva breve esperienza con Twink e Jack Monk negli Stars e così via.
Le confessioni sono dunque quelle dei quattro che l'hanno conosciuto, che hanno suonato con lui e che hanno vissuto la sua estromissione del gruppo con un più o meno grande senso di colpa; un'estromissione che ha segnato profondamente soprattutto Roger Waters, l'amico di infanzia di Syd, e David Gilmour, anche lui amico di lunga data di Syd, nonché la persona che ha insegnato a Syd i primi trucchi alla chitarra, voluto proprio per questo a sostituirlo. Quel senso di colpa che alla lunga porta al deterioramenteo dei rapporti e alla decisione di sciogliere il gruppo dopo l'uscita di “The Final Cut”, nonché alle varie e note vicende tra Rogers e Gilmour sull'uso del nome del gruppo, seguite poi dalla reunion per il Live Aid organizzato da Bob Geldof e da quelle successive.

Insomma, la storia dei Pink Floyd c'è tutta nel romanzo, attraverso le confessioni dei membri della band e attraverso le altre parti annunciate nel sottotitolo. Le testimonianze, tra le quali quelle degli impresari che in vario modo hanno avuto a che fare con il gruppo, dei musicisti che si sono alternati all'inizio, degli amici, colleghi e collaboratori come Robert Wyatt, Alan Parsons, Bob Geldof, John Peel. Ci sono poi le lamentazioni di chi come Stanley Kubrick li avrebbe voluti per la colonna sonora di 2001: odissea nello spazio e poi per Arancia Meccanica ma non è riuscito ad averli oppure quelle più ironiche di Pink Anderson e Floyd Council per il 'furto'del nome o del signor Arnold Layne, che ama indossare abiti da donna e improvvisamente trova questo suo vizietto raccontato in una canzone.
Infine le interrogazioni, come quella di Ziggy che chiede a David Bowie di parlare dei suoi rapporti con Syd (cui segue la testimonianza di Bowie «ho sempre amato Syd Barrett»), i referti (stralci da articoli di giornale, passi da libri e altri documenti simili), le esortazioni e una rivelazione oltre a una contemplazione che lasciamo alla curiosità dei lettori.
In conclusione, Rosso Floyd è un bel libro sui Pink Floyd e in particolare su Syd Barrett, la cui tesi di fondo può essere sintetizzata in questa frase tratta dalla testimonianza di Jason Coleman: «vi posso dire questo: che ogni volta che i Pink Floyd si sono trovati ad un punto morto, per ritrovare la strada hanno avuto bisogno di tornare a Barrett».
Un libro che piacerà, dunque, agli amanti dei Pink Floyd ma soprattutto a chi pensa che i Pink Floyd senza Syd Barrett non furono più la stessa cosa (e tra loro – lo confessiamo – c'è anche l'autrice di questa recensione), ma per capire come in realtà Syd Barrett nei Pink Floyd ci sia sempre stato.

Rossana Morriello

Pink Floyd With Syd Barrett - Interstellar Overdrive-Part 1
Pink Floyd With Syd Barrett - Interstellar Overdrive-Part 2
Astronomy Domine
Lucifer Sam
Jugband Blues

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottima recensione! Ho molto da imparare. Rossana e i Pink Floyd insieme...miscela esplosiva!
Marcello Rizza

Unknown ha detto...

grazie Marcello!