domenica 26 dicembre 2010

ROLLING STONES, "Between the buttons" (Decca/ABKCO, 1967) by Wally Boffoli e Andrea Angelini

“Between The Buttons” è uno degli albums più geniali dei Rolling Stones.
Fu pubblicato il 20 gennaio 1967.
La creatività musicale straripa dai solchi e lascia interdetti in un periodo già estremamente creativo sia in Gran Bretagna che in America.
L’apprendistato degli Stones con i classici blues e rhythm & blues era stato lungo: dopo un e.p. e tre albums molto significativi in tal senso c’erano stati dei singoli a dir poco epocali tra il 1965 ed il 1967 come Paint It Black, Have You Seen Your Mother Standing In The Shadows (con lo straordinario blues Who's Driving Your Plane come B side), Let’s Spend The Night Together/Ruby Tuesday (2 brani compresi nell'edizione americana del disco, al posto di Please Go Home e Back Street Girl), ed un album, "Aftermath (1966)" in cui per la prima volta veniva fuori in tutta la sua atipicità la vena compositiva di Jagger-Richards, oltre che la geniale poliedricità strumentale di Brian Jones.
Quest’atipicità viene confermata, anzi esaltata in "Between The Buttons", soprattutto dall’eclettismo della struttura dei brani e degli arrangiamenti.
Senza dubbio fu un lavoro ‘sperimentale’ per quei tempi. La copertina, misteriosa e ‘ventosa’ di Gered Mankowitz, ritrae degli Stones stanchi ed arruffati alla fine di una lunga seduta di registrazione notturna, e bene introduce le atmosfere introverse dell’album. Il suono saturo e distorto delle chitarre di Keith Richards e Brian Jones in Connection e Miss Amanda Jones, suonava sfrontatamente secco ed inusuale per quegli anni, anche se gli esperimenti chitarristici erano già iniziati attraverso il sound ‘roboante’ di Have You Seen Your Mother ….!
My Obsession, Complicated, All Sold Out vivono dei tamburi e charleston di Charlie Watts, dei suoi bizzarri ed ipnotici giochi percussivi. Insieme all’uso corale e primitivo delle voci essi affermano prepotentemente una tribale africanità.
Ancora una volta Brian Jones si rivela maestro di cerimonie di un’estrema ricchezza cromatica (già sbocciata in Aftermath): è lui che suona la marimba in Yesterday’s Papers, l’accordion on Back Street Girl, il recorder in All Sold Out, l’organo da chiesa in She Smiled Sweetly e Complicated, il folle piano swingante di Cool Calm & Collected ed in genere le tastiere.
Please Go Home è un straordinario brano a tinte ‘dark’ sottolineato da frequenze elettroniche e pesanti effetti ‘echo’.
Le indimenticabili ballate Back Street Girl, Who’s Been Sleeping Here, She Smiled Sweetly mostrano un Jagger dalle stupefacenti ed sino ad allora inedite qualità interpretative, toni sofferti e febbrili, affascinanti chiaroscuri dylan-iani.
Sbalorditivo è Cool Calm & Collected con quel crescendo strumentale concitato nel finale, dove piano armonica e banjo impazziscono.
Ed ancora l’oscura All Sold Out, selvaggia nella parte centrale, la dinamica Miss Amanda Jones con uno degli incisi più belli mai scritti dagli Stones, la vibrante Connection, la macchietta-vaudeville Something Happened To Me Yesterday.
Ma i brani più inquietanti ed ipnotici del 33 giri sono: la sessuomane My Obsession, la tribale Complicated e Yesterday’s Papers che annuncia in apertura disco i ‘venti di cambiamento’: “ ...chi desidera il giornale di ieri? Chi vuole la ragazza di ieri? Nessuno al mondo” canta Jagger.
Nel successivo psichedelico “Their Satanic Majestic Of Request” queste premesse sarebbero state rispettate e la musica degli Stones avrebbe subito un mutamento ancor più radicale. Anche se Andrew Loog Oldham, artefice del loro successo, non ci sarebbe più stato.
Wally Boffoli

La virata Pop-psichedelica Rolling Stones del disco "Between The Buttons" (registrato fra ottobre e novembre del 1966) segue la stessa tendenza modernizzando i suoni (distorsioni, manipolazioni ed effetti di studio come echo, flanging, phasing e una immagine stereofonica molto separata) e avventurandosi anche su terreni inesplorati. La delicata e splendida Backstreet Girl e' addirittura un omaggio alla Chanson Francaise, la gotica She Smiled Sweetly comprime un chiesastico organo Hammond e la voce di Mick, mai così desolato, la conclusiva scherzosa Something Happened To Me Yesterday oltre ad essere l'esordio di Keith Richards alla voce solista è un salto nel buio nel vaudeville cabarettistico sulle orme di Winchester Cathedral (New Vaudeville Band). Risultati eclatanti dunque, ma questo l'album rimane tra i meno apprezzati e ricordati della loro storia, anche se all'epoca vendette benissimo sull'onda dell'infallibilità del quintetto all'apice della popolarità.
Andrea Angelini


Between The Buttons e la critica

Per amor di cronaca dobbiamo dire che la stampa musicale e la critica non sono mai stati teneri nei confronti di B.T.B. (ed ancor più con il successivo Satanic!): l’hanno sempre considerato una prova minore dei R.Stones.
Leggiamo cosa scrive Roy Carr, del New Musical Express, nel suo completissimo volume sugli Stones (Sonzogno, Ottobre 1980):
"Between The Buttons dimostra chiaramente che gli Stones avevano esaurito tutta la loro ispirazione positiva, il loro entusiasmo, la loro direzione. La sua realizzazione fu la prima occasione in cui gli Stones si recarono in studio emergendone con un prodotto finito. E’ un peccato che si tratti di un fallimento!
Molta della responsabilità de
l ‘buco’ dell’album fu attribuita al loro produttore di sempre Andrew Loog Olham, che per eccesso di autocritica, li spingeva sempre verso nuove direzioni.
E’ un album a dir poco eccentrico, sotto la cui superficie serpeggiano correnti autocoscienti di sesso, droga, alcool ed altre eccessive stramberie inglesi. Eccezione fatta per la valse-musette Back Street Girl e la sobbalzante Connection, quest’album suona più come un pugno di scarti da operetta dei Kinks, che un’autentica selezione degli Stones”
.


Per nulla migliore l’opinione di Philippe Constantin, che in Les Rolling Stones (Rock Genius, Collection Histoire du Rock n. 3, Nouvelles Editions Polaires, 1972) dice:
C’è una mancanza di sicurezza in questo disco, un’esitazione ed un’indecisione che non si ritroveranno in seguito. Perché questo disco è l’apogeo di quelle due forze centrifughe che furono Oldham e Brian Jones. Oldham non amava il blues la musica nera per lui aveva fatto il suo tempo.
Errore fatale che rese la rottura con gli Stones inevitabile.
Tuttavia i suoi sforzi per aprire gli Stones a quella che lui credeva essere la musica del domani, i supporti psichedelici ed altro andarono in porto"
.

Per fortuna all’epoca ci fu anche qualche addetto ai lavori che la vedeva in un altro modo; J. Marks Highwater, fotografo-giornalista-regista di Los Angeles, così si esprime nel suo "Mick Jagger" (Arcana Editrice, 1974):
“Between The Buttons apre il 1967 con la più singolare e brillante collezione di pezzi creata da Jagger-Richard. Con Something Happened To Me Yesterday Mick fa la sua accurata impersonificazione di Bob Dylan e finisce con una parodia sul tradizionale ballo del sabato (…
if you’re on a bike, wear white!).
Molti degli altri pezzi del 33 sono esperimenti di una strumentazione di grande successo: lo straordinario ‘
om-pah’ con il basso in Complicated, gli archi in Yesterday’s Papers, ragtime-piano e sitar in Cool Calm & Collected

3 commenti:

aldo ha detto...

Il mio disco favorito degli Stones!
Il secondo ad includire solo pezzi originali e per me un disco speciale nella sua versione britanica originale che come si dice qui dimostra una grande creativitá...sempre si sono usate parole come eclettico, differente, atipico etc per descriverlo e come si fa notare non sempre in senso positivo...
Sará proprio quella atipicitá che fin dalla prima volta lo ha reso un disco straordinario.
quello che da fastidio é come si ripetino, "tramandino" certe critiche come se fossero la veritá assoluta!
Quante volte ho letto in inglese o italiano che era il peggior disco degli Stones o giú di lí...molto probabilmente scritto da persone che non l'hanno mai sentito.
Oggigiorno ancor piú facil da fare: copia e incolla e a posto!

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

grazie per il tuo commento Aldo, infatti credo noi come magazine ci siamo differenziati da tutti gli altri COATTI ...
fatti sentire
wally

Anonimo ha detto...

Davvero, uno dei migliori degli Stones, senza dubbio. Molto più ricercato, meno grezzo, che strizza l'occhio a certo Baroque Pop, al Beat psichedelico, e ai Kinks. A me piace moltissimo anche il successivo e tanto criticato Their Satanic Majesties Request, dove i nostri si immergeranno totalmente nel Freakbeat psichedelico tanto in voga all epoca. Comunque, assieme a Let It Bleed e a quello che per me rimane il loro insuperato capolavoro (Exile on Main St.), resta uno degli apici della discografia di Jagger e co. Stefano.