venerdì 30 settembre 2011

ASTOLFO SULLA LUNA: “Moti browniani” (2 luglio 2011, Autoproduzione)

Non si trovano grandi informazioni in rete a proposito del progetto battezzato Astolfo sulla Luna, per cui diventa anche difficile ricostruire se ci si trovi di fronte a una forma che potremmo definire, tanto per inventarcene una, di Cantautorato del III Millennio o a una vera e propria band. Non si trovano neanche in giro i nomi di coloro che vi hanno partecipato, e che si firmano semplicemente come: Lei, Divagazioni in delay, sfoghi letterali e sottofondi synthetici, Lui, Catenelle a caso su piatti ben precisi,
L’altra, Reazioni calcolate ad overdrive costante. In compenso si trova in rete con grande facilità, condiviso legalmente in diversi siti di musica gratuita o ascoltabile direttamente in streaming su molti di essi, il loro primo prodotto discografico (ma è ancora giusto il termine discografico, se si parla di files digitali?). Il loro primo prodotto discografico (o digitale), dicevamo, si intitola “Moti Browniani”. Per chi non lo sapesse si tratta di moti disordinati di minuscole particelle impazzite. Ed è proprio questo effetto che gli Astolfo sulla Luna cercano di ricreare con il loro sound. Dalle poche note biografiche reperite, ma soprattutto dall'ascolto dei brani, deduciamo di trovarci di fronte a un power-trio, retto dalla classica line-up chitarra/basso/batteria, che solo per brevi tratti aggiunge nel proprio sound degli effetti sonori di sintetizzatori, che generano ronzii e borborigmi.
L'impatto sonoro è peculiarmente affidato a linee di basso molto evidenti, su cui si intreccia una chitarra che non fa mai dei veri e propri riff (come ad esempio nel metal), o ritmiche piene (come nel punk), ma imbastisce linee melodiche spigolose e destrutturate, debitrici di certo post-rock, che, nei (rarissimi) momenti più rarefatti, sfociano in arpeggi di chiara scuola new wave, godibili e brillanti, che di colpo riportano la calma in situazioni globalmente rabbiose.
I testi non sono mai veramente cantati, ma piuttosto tra il recitato e l'urlato, da una voce femminile ma quantomai mascolina, che a tratti può arrivare persino a evocare certe interpretazioni di Carmelo Bene (EbBene sì...). I contenuti delle liriche, in compenso, sono decisamente dotti, come del resto si può intuire dal nome della band e dal titolo dell'album, e mescolano citazioni artistiche di ogni tipo, da Orwell a Lynch, con un linguaggio spesso molto crudo, a tratti violento. Concludendo, cinque sole tracce, per una durata complessiva inferiore ai 20 minuti, che sicuramente meritano il vostro ascolto e sapranno catturare la vostra attenzione.
Alberto Sgarlato

Astolfo Sulla Luna

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