mercoledì 13 luglio 2011

LIVE REPORT: Tuxedomoon - 8 luglio 2011, Villa Ada, Roma

Tuxedomoon: l'estetica ed i legami con l'Italia
La fascinazione assolutamente unica e avanguardistica di San Francisco è incarnata e resa insuperabile da alcune band d’elite che fecero scuola e che ne alimentarono il mito, riuscendo a proporre una musica straniata e sperimentale sdoganata dai canoni del rock, aperta alla ricerca, colta e nevrotica e comunque sempre assolutamente esclusiva e originale. I Tuxedomoon sono tra queste senza ombra di dubbio. Oramai legati da oltre un decennio all’Italia, dopo la permanenza prolungata per oltre un mese a Cagli nel 2001, in occasione della preparazione del loro disco “Cabin in the Sky” (Crammed) effettivamente uscito nel 2004.
Anche Villa Ada è un appuntamento che si rinnova e che crea un legame esclusivo e simbiotico con questo gruppo leggendario che non smette di regalare emozioni. Infatti le parole chiave della serata sono state: atmosfera, emozioni, ispirazione e amicizia che queste persone speciali, ancor prima che membri di una band, riescono a creare tra loro, con la gente, negli spazi che animano e in cui si muovono. Attivi dal lontano 1977 i polistrumentisti fondatori Steven Brown e Blaine Reininger, affiancati dal fedele basso di Peter “Principle” Dachert, sono supportati da Luc Van Lieshout alla tromba, flicorno e armonica e Bruce Geduldig declamato e filmati. Cinque persone, anzi quattro escludendo il mimo, che riescono a suonare almeno una quindicina di strumenti attraverso un complicato gioco di cambi che affascina almeno quanto il gioco scenografico e visivo proiettato sullo schermo.
Background multidisciplinare che srotola cinefilia, teatro, linguaggio del corpo, orchestrazione da camera ed elettronica all’insegna di una raffinatezza e di un magnetismo senza eguali. Un collage sensoriale che ha l’ardire di unire con estro e armonia impensabile il suono analogico di strumenti classici come la tromba, il clarinetto, il sax, il violino, l’armonica e il pianoforte con incursioni di moog e tastiera che sono pure pennellate artistiche di finitura. Musica atavica che ingloba in una dimensione di fluttuazione osmotica lasciando intravedere lucidamente sprazzi di futuribile.
I Tuxedomoon hanno trovato un suono per ogni emozione, hanno abbracciato la meraviglia e lo smarrimento della versatilità per tessere una convergenza sensoriale romantica e introspettiva che sa di contemplazione, di decadenza, di rarefatto raccoglimento. Sono intenti in un cammino di coerenza che ne imprime una direzione di crescita e di evoluzione mai contaminato da operazioni nostalgiche o scontate puntualizzazioni interpretabili come sfoggio di autoreferenza. Sono schizzati e intellettuali senza mezzi termini. Attingono da un oscuro magazzino tesori nascosti e intoccabili della storia ma ne danno ogni volta nuove interpretazioni con la classe di grandi attori e scenografi, capaci di far scorrere l’anima del mondo e tutte le sue contraddizioni in poche istantanee, nella forza di un monologo delirante e lucido.

Il concerto dell'8 Luglio a Roma
La scaletta del concerto romano dell’8 Luglio a Villa Ada è in parte ispirata al box celebrativo, composto da doppio CD e DVD "Unhearted" uscito nei primi giorni di luglio (2011 Crammed Discs), che ripercorre alcune vere e proprie chicche tra demo e spezzoni video estrapolati in un trentennio di esibizioni live. Courante Marocaine rispetto alla versione del disco “Suite en Sous-Sol” (1982 Expanded) vede il connubio tra violino e sax con tocchi di tromba a scapito delle tastiere. Allemande Bleue è un folk blues delirante che ci svela doti canore di Reininger vagamente simili a quelle di Captain Beefheart.
Violino tzigano che esplora confini territoriali e antropologici, legandosi a sonorità etniche più che a estraneazioni avanguardistiche. Lo si nota anche in Nazca (“Half Mute”, 1980) e nell'unico pezzo tratto da "Desire" (1981 Ralph) Litebulb Overkill (in origine sull'e.p. "No Tears"), in cui la vivacissima creatività si serve dell'elettronica colta per soffermarsi su phatos e visionarietà, che non toglie mai nulla alla carica di passionalità trasmessa.
Ripresa ad effetto dalla memorabile raccolta "Subterranean modern" (1980 Ralph): l'irresistibile Everything you want. Di grande suggestione anche Tritone (Musica Diablo) (“Half Mute”) che lega un violino minimalista e stridente con tastiere lugubri e tocchi ipnotici di basso e tromba, sul grande schermo furoreggia l'inferno musicale di Hieronymus Bosch che si anima a ritmo di musica delle sue roboanti, visionarie scene surreali. Una Fifth Column (sempre da “Half Mute”) che fa prevalere un pianoforte percosso ed una tromba struggente e la delicata commistione di basso e chitarra elettrica in Waterfront Seat con sussurri lamentosi di fiati, sempre estrapolata dalla compilation della Ralph.
Time to lose, spazia su cambi di ritmi e schizofrenie tutt'altro che dissonanti mentre veniamo catturati dai cambi di maschera di Geduldig proiettati in tempo reale sullo schermo. Più vicini al free jazz Still Small Voice e al funky jazz Joeboy the electronic ghost. Colori soffusi e piacevoli tocchi di sax per Muchos Colores che insieme al bellissimo incedere dei tocchi fusion jazz di Dizzy, ammaliati da originali tocchi elettronici, rende omaggio all'album del trentennale "Vapour Trails" (2007 Crammed). Poliedrici, non scontati, aperti alle più disparate contaminazioni ma mai riconducibili dentro coordinate precostituite, distanti, freddi, minimalisti e retrò, baroccheggianti, melodici e noisers. I Tuxedomoon sono semplicemente inconfondibili e senza tempo, artisti a tutto tondo e portavoce eleganti e genialoidi dell'ibrido mutante e mutevole della natura umana. Due ore di concerto e tre uscite sul palco con una folla d'elite in delirio accalcata sotto al palco in un lungo e caloroso applauso che li ha salutati per interi minuti di commossa gratitudine.
Romina Baldoni

Si ringrazia Mario Gessa per avere gentilmente messo le sue foto a disposizione di Distorsioni

Everything you want (video di Romina Baldoni)
Dizzy
Waterfront Sea
Tritone (Musica Diablo)
Time to lose
Joeboy the electronic ghost

2 commenti:

alfredo ha detto...

alfredo s.: bellissimo articolo ma mi tocca fare una correzione: nitebulb overkill è tratta dall'ep no tears, poi aggiunto alla ristampa in cd di desire

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

grazie Alfredo per la precisazione