venerdì 15 aprile 2011

MEAT PUPPETS, "Lollipop" (2011, Megaforce/Goodfellas)

Chi ha almeno una quarantina di primavere sulle spalle e sempre avuto a cuore le sorti del punk rock si ricorderà certamente delle primissime sulfuree incisioni delle ‘bambole di carne’ per la seminale etichetta SST Records, all’albeggiare degli anni ’80: sin dallo storico e.p . in vinile d’esordio “In A Car” (1981, SST Records) contenente cinque brani i Meat Puppets dei fratelli Curt e Cris Kirkwood (Curt lead vocal , chitarrista e compositore , Cris bassista), provenienti da Paradise Valley, Arizona proponevano un mix stravolto e personalissimo di punk hardcore ed ‘American Roots’ come folk, country e psichedelica. Nella reissue 1999 (Rykodisc) del primo omonimo album del 1982 ad esempio erano già comprese covers serialmente stravolte di Neil Young (I Am a Child), Grateful Dead (Franklin’s Tower) e Stooges (I Got a right) che la dicono lunga su quello che era il loro dna artistico sin da quegli anni. In pregevolissimi album seguenti (13 in tutto in 29 anni, tra il 1982 ed il 2011 più due live) come “Up On The Sun”, “Huevos”, “Mirage” i fratelli Kirkwood distillavano gradualmente e senza interruzioni una dissacrante vena compositiva, algida ed a volte ostica risultante ‘alchemica’ di tutti gli elementi sopracitati.
Il momento in cui conoscono una maggior fama ‘fuggevole’ coincide paradossalmente con la loro partecipazione al “MTV Unplugged In The New York” dei Nirvana dell’amico Kurt Cobain, nel 1993, nel corso del quale eseguono tre loro brani . Inevitabile che i furori hardcore punk del debutto si stemperassero negli anni o che trovassero dei dosaggi sempre diversi e questo mentre i Meat Puppets continuavano a realizzare albums geniali, densi di soluzioni ritmiche e crossover musicali inediti, come “Forbidden Places “ (1991) e “Too High Too Die” del 1994. Si sciolgono nel 2000 per tornare sulla scena nel 2007 e realizzare altri due albums sino a questo recentissimo “Lollipop” uscito l’11 Aprile 2011.
Lollipop vede ancora una volta Curt Kirkwood sfornare generosamente delle songs ormai completamente addomesticate, classiche e moderatamente eclettiche (12 per la precisione) ormai pregne sino al midollo di quell’ Americana (country e folk in primis) già citata all’inizio: Lantern, Amazing, Baby Don’t, The Spider And The Spaceship (sarcastica favola country & western finale con gran spolvero di chitarre acustiche) ne rimangono esempi eloquenti. Questi brani , ormai arresisi ad una chiara ‘restaurazione melodica’ e molto lontani dalle oblique eccellenze degli albums degli anni ‘80 e ’90 rinnovano comunque il piccolo miracolo di ricordare pochissimo le vene compositive di altre bands o songwriters: uniche eccezioni Damn Thing, che a qualcuno (come a me) riporterà forse alla mente i REM di "Reckoning" e South Central Rain e l’iniziale Incomplete che pare curiosamente uscita dal cappello a cilindro dell’Elvis Costello più pop, anche nell’approccio vocale di Curt. Se si vanno poi ad ascoltare episodi come la spagnoleggiante Way That It Are o l’orientaleggiante Hour Of The Idiot si possono apprezzare sino in fondo l’ondivago mantra vocale di Curt Kirkwood e le sue acide (e sempre molto intriganti) epifanie chitarristiche, ora più che mai al servizio di strutture compositive ben precise. Certo qualche caduta clamorosa c’è come l’ eccessivamente mainstream Shave It o la semi-insipida Vile salvata in zona cesarini solo dalle spiritate movenze wah-wah della chitarra di Kirkwood. Se dovessi ricorrere ai tanto odiati voti di fine (o inizio) recensione un 6 e mezzo a "Lollipop" non glielo toglierebbe nessuno, sperando i fratelli Kirkwood ritrovino la voglia di osare.
Wally Boffoli
MeatPuppetsMySpace

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