giovedì 20 gennaio 2011

NICK CAVE: "The Boatman’s Call" (1997, Mute/Reprise)

Grinderman, la nuova creatura di Nick Cave e Warren Ellis continua a catalizzare attenzione e sensi, anche i miei, con fascino contorto e malvagioi: ma mi é bastato riascoltare per un attimo (Are You) The One That I've Been Waiting For? per rimanere nuovamente intrappolato nel mood decadente e 'maledetto' di "The Boatman's Call", nei pianismi evanescenti, nei 'rimpianti' esistenziali avvolgenti. A distanza di anni ci sono brani che pare ti appartengano molto più profondamente; li osservo/ascolto, ormai inerme, seviziare con serialità border-line le poche difese ormai rimaste: Idiot Prayer, Where Do We Go Now But Nowhere?, Lime Tree Arbour, Green Eyes, Black Hair violano ormai senza scampo un'emozionalità labile ed onnivora.
Quando "The Boatman's Call" vide la luce stentavo a credere si trattasse dello stesso Nick Cave di dischi solisti come "From Here To Eternity", "The Firstborn Is Dead", "Your Funeral My Trial" per non parlare dei Birthday Party: lo stacco estetico ed esistenziale col passato delineatosi in "Let Love In" e poi attenuatosi in "Murder Ballads" giunge qui al suo zenith: Cave è ripiegato su se stesso, ha bisogno di concentrazione spirituale e la cerca in un misticismo estremamente introiettato. Le liriche sono dense di riferimenti alla Bibbia ed alla potenza sublimante dell'amore, come la meravigliosa (Are You) The One That I've Been Waiting For, un brano destinato ad attraversare indenne decenni a venire, senza perdere un grammo del suo fascino triste ed avvolgente.

Are You The One That I've Been Waiting For?:
"Ti ho sentita arrivare, ragazza, mentre ti facevi vicina sapevo che mi avresti trovato, perché ti volevo qui. Sei tu il mio destino? E' in questo modo che apparirai? Avvolta in un mantello con le lacrime agli occhi? Sei tu quella che stavo aspettando? Sono solo piccole lacrime, cara, lasciale scorrere ed appoggia la testa sulla mia spalla, fuori dalla finestra il mondo é sceso in guerra. Dentro le vene sento il richiamo del cuore pulsarmi, sei tu quella che stavo aspettando?"


La sua rilettura della religiosità s'incrocia/scontra costantemente con psicologismi accentuati, tipici di una personalità tormentata e complessa; il dualismo sacro-profano é più che mai al centro del suo immaginario.

Into My Arms:
"Non credo in un Dio interventista ma se ci credessi mi inginocchierei e chiederei a Lui di non toccarti neanche un capello, di lasciarti come sei e se proprio Lui volesse dirigerti allora ti dirigesse tra le mie braccia. Tra le mie braccia O Signore. Credo nell'amore e so che anche tu ci credi, e so che esiste una strada lungo la quale possiamo camminare, io e te. Perciò lasciate bruciare le vostre candele e rendete il suo viaggio luminoso e puro affinché lei possa fare ritorno, sempre e per sempre. Tra le mie braccia, O Signore, tra le mie braccia"

People Ain't No Good
"La gente non è affatto buona. Ci siamo sposati sotto dei ciliegi, sotto i rami in fiore abbiamo fatto il nostro giuramento. Tutti i fiori scendevano giù in strane traiettorie, lungo le strade ed attraverso i campi da gioco. La gente non é affatto buona. Non é che i loro cuori siano cattivi, possono confortarti, qualcuno ci prova pure. Ti curano quando sei malato, ti seppelliscono quando muori. Non é che i loro cuori siano cattivi, ti starebbero vicino se potessero, ma sono solo stronzate, baby. La gente non é affatto buona"

Il disco è un trionfo di ballate lente, liriche, tristi, nostalgiche, improntate al pianismo toccante di Nick e vestite di una strumentazione essenziale di stampo classicheggiante: Warren Ellis dà vita a struggenti cromatismi di viola/violino, il suo apporto lievita sensibilmente.
"The Boatman's Call" é un toccasana per chi avesse voglia di introspezione e di dialogo con la propria anima violentata e repressa quotidianamente: questa é la strada maestra indicata da Cave in brani come There Is A Kingdom, Brompton Oratory, West Country Girl, Where Do We Go Now But Nowhere?, Idiot Prayer, Far From Me.
Non illudetevi, non vi libererete tanto facilmente dalla maledizione di "The Boatman's Call"; sarà per sempre il "Berlin" di Nick Cave, ne possiede lo stesso ineffabile fascino oscuro e malato. E' l'addio tenebroso di Cave al XX secolo, un sigillo tormentato e privo di spiragli. Mi congedo regalandovi un outtake di "The Boatman's Call": I Do Dear I Do.
Wally Boffoli

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