Ho deciso di pubblicare questo articolo di Felice Marotta perché ho trovato alcuni concetti e stati d'animo in esso espressi straordinariamente moderni, come la 'solitudine' ed il 'ripiegamento' dell'uomo su se stesso: estrapolarli dal diciannovesimo secolo e trapiantarli quasi 'naturalmente' nel nuovo millennio vi pare una cosa tanto maldestra ed inopportuna? Probabilmente é lo stesso Dostoevskij ad essere autore/filosofo morbosamente 'moderno! Ascolto abbinato consigliato: "Grinderman 2" (Wally)
"Memorie dal sottosuolo" ("Записки из подполья") di Fedor Mihailovic Dostoevskij é una esplorazione della natura umana, dei suoi sottosuoli e delle sue zone d'ombra. Dico subito che è un libro che ferisce. Mickey Mouse And The Goodbye Man
Le "Memorie dal sottosuolo" sono le memorie dell' 'uomo superfluo'. Musil definì questo stesso uomo "Uomo senza qualità"("Der Mann ohne Eigenschaften") . Chi è allora l'uomo senza qualità?
E' un uomo che vive di troppa consapevolezza di sè, che si rifugia nella immensa ricchezza del proprio io, che non riesce per questa sua naturale propensione, a dare conseguenze pratiche alla propria vita attuale. In Musil la coscienza è lo spazio in cui si realizzano le infinite possibilità, lo spazio delle vuote e progressive costruzioni.
Quella di Ulrich (protagonista del "Der Mann ohne Eigenschaften") è una coscienza inquieta, sempre in tensione tra un ideale di esattezza (che diventa metafisica) e la consapevolezza invece che il reale avrà sempre margini di indeterminazione, per effetto di quella proprietà che Nietzsche definì 'inesauribilità del reale'. Evil
La costruzione di intrecci di possibilità è un eccesso di consapevolezza, una costruzione vertiginosamente intelligente di un mondo non-attuale e per questo motivo, una costruzione non-fisica, un fallimento della vita pratica.
Super Heathen Child
Mentre in Musil il fallimento esistenziale è un fallimento che resta però sospeso, un fallimento che non si esplicita perchè rimane irrisolto in quella stessa tensione che cerca (non riuscendoci) di esprimere l'inesauribilità del reale, in Dostoevskij il giudizio etico negativo sull'incapacità di vivere una vita pratica è invece espresso nettamente: Worm Tamer
("Un essere che si abitua a tutto: ecco, penso sia la migliore definizione che si possa dare dell'uomo. Forse io mi credo un uomo intelligente proprio e solo per questa ragione, che in tutta la vita non m'è mai riuscito di portare a termine nulla")
L'uomo superfluo, il protagonista del romanzo dostoevskiano, vive con sofferenza la consapevolezza della propria incapacità di agire ("la consapevolezza è per l'uomo una delle più grandi disgrazie") Star Charmer.
Per questo, la solitudine diviene il rifugio in cui vivere senza disturbi la ricchezza della propria intelligenza, maturando desideri di riscatto, egoismi, pulsioni inconscie, in un ripiegamento continuo nel proprio io che però resta incapace di farsi atto:
("Non solo cattivo, ma proprio nulla sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né furfante, né onesto, né eroe, né insetto. E ora vegeto nel mio cantuccio, punzecchiandomi con la maligna e perfettamente vana consolazione che l'uomo intelligente non può diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa soltanto lo sciocco. Kitchenette
Sissignori, l'uomo intelligente del diciannovesimo secolo deve ed è moralmente obbligato a essere una creatura essenzialmente priva di carattere; mentre l'uomo di carattere, l'uomo d'azione, deve essere una creatura essenzialmente limitata. Questa è la mia quarantennale convinzione. Ora ho quarant'anni, e quarant'anni sono tutta una vita; sono la più decrepita vecchiezza. Vivere più di quarant'anni è indecente, volgare, immorale! Chi vive oltre i quarant'anni? Rispondete sinceramente, onestamente. Ve lo dirò io chi: gli sciocchi e i mascalzoni. Bellringer Blues
Lo dirò in faccia a tutti i vecchi, a tutti quei vecchi venerandi, a tutti quei vegliardi profumati e dalle chiome d'argento! Lo dirò in faccia a tutto il mondo! Ho il diritto di dirlo, perché io stesso camperò fino a sessant'anni. Fino a settant'anni, vivrò! Fino a ottant'anni, vivrò!")
Mentre in Musil si intravvede una via d'uscita in una sorta di futura comunione spirituale con l'altro (Agathe), in Dostoevskij non vi sarà pacificazione, la salvezza può esserci solo nell'altro (Liza), ma l'uomo superfluo distruggerà per egoismo e meschinità l'unica possibilità di redenzione che gli rimane, per la stessa incapacità di conciliare l'esistenza di un mondo-altro con quella del proprio mondo interiore.
Dico che il romanzo dostoevskiano è un testo che ferisce, perchè non lascia alcuna via d'uscita e di salvezza a chi si rifugia, con egoismo ed eccesso di consapevolezza, nell'autocontemplazione del proprio io e della propria intelligenza, rinunciando a far vivere pienamente il proprio agire nel mondo.
Felice Marotta e Wally Boffoli
Memorie dal sottosuolo
Memorie sal sottosuolo (adattamento e regia di Gabriele Lavia)
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