La gente ha tanti modi di ascoltare musica oggi, quasi tutti distratti: mentre guida, mentre fa jogging con la cuffietta, mentre parla con amici ad una festa.
Diventa sempre più difficile, perché non c'é mai tempo, sedersi tranquillamente senza agenti esterni che disturbino e dedicarsi ad un ascolto attento e partecipe.
Questo invece é l'unico modo di approcciarsi a "People We Know", sesto lavoro/cd di The Doorways, duo barese dedito da molti anni ad confezionare prodotti artistici in piena autonomia, 'artigianali' ma non per questo non intensi e coinvolgenti.
The Doorways sono Gianni Porta, compositore di liriche e musica e Gino Giangregorio, chitarrista coinvolto anche nello storico progetto pugliese La Via Del Blues: anche in People We Know sono coadiuvati, come nei precedenti cd, da alcuni musicisti del giro musicale barese e pugliese.
Il modo migliore di godersi questi brani dicevo é la concentrazione: essi sono basati sulla crepuscolare ed intimistica vena di songwriter di Gianni Porta; i costanti riferimenti musicali al folk e al country, da sempre i generi prediletti dal duo, in realtà puntano a valorizzare le sue sentite interpretazioni, la sua voce in odor di carisma (registrata credo volutamente in primo piano rispetto gli strumenti) che mai nel corso degli anni ha cercato di nascondere l'enorme influenza mutuata da Bob Dylan, ma io aggiungerei anche (decisamente) Eric Andersen.
Non stiamo però parlando di un'artista 'clone' di Dylan, quanto di una personale poetica maturata interiorizzando gli insegnamenti di uno dei più grandi menestrelli 'folk-rock' viventi.
Gino e Gianni in People We Know sono particolarmente attenti a creare (forse più delle precedenti prove) atmosfere assorte e sospese, zone d'ombra emozionali, generate più dalla sottrazione strumentale che dall'accumulo: Gino Giangregorio é abilissimo (la classe non é acqua e la tecnica mutuata in tanti anni si sente!) a fornire un supporto essenziale, mai invadente, con rifiniture di mandolino, slide guitar, dobro davvero di grande gusto ed efficaci che accarezzano la voce 'cartavetro' dolente di Gianni, la sua armonica minimale, capace con poche note di disegnare scenari 'devastati' ed introspettivi dell'anima.
Prezioso l'apporto di Renzo Bagorda (pedal steel guitar, forse il migliore strumentista country pugliese e non) in New Town, di Dino Panza (Via del Blues anche lui) alla vibrante armonica blues in Love To See You Smile (l'episodio più mosso della raccolta), di Sergio Langella al piano che 'colora' con sfumature jazzate davvero cool Nowhere Hotel, un brano che la dice lunga sulla versatilità musicale dei Doorways.
I brani più efficaci di People We Know rimangono quelli, a mio avviso, dove i due agiscono in perfetta e magnifica solitudine, orfani di ritmi, capaci di toccare le corde più profonde e nascoste dell'ascoltatore: Holes In The Wall (...life's nothing but holes in the wall), The Wind (...the night is long, walking alone, i still don't know a place), February Nightmare; scampoli di 'loneliness', di ispirata 'tiredness' esistenziale, flash di quotidianità dilatati sul vetrino del microscopio, 'deserted cities of the heart' molto vicini al mood paludoso del Dylan di "Oh Mercy" (1989) il disco prodotto da Daniel Lanois.
The Hour Is Late (for E.) e Help Me Crossing The Bridge rappresentano i picchi 'atmosferici' ed ispirativi di People We Know: ancora splendida 'solitudine' esecutiva ed interpretativa
( ... dark is coming, faces are fading in my heart), ridotta all'osso, straordinaria capacità di commuovere con la propria commozione; lo scarno, splendido finale di The Hour Is Late, con il gentile dobro/mandolino di Gino e le rade, toccanti note dell'harp di Gianni, tutto non é mai altrettanto accorato nel resto del cd ...tears must be cried, come i Cowboy Junkies ... nell'epilogo della Younghiana Powderfinger!
Un lavoro dallo spessore internazionale, che trascende le mere etichette.
Thanks ... Doorways!
Wally Boffoli
The Doorways
TheDoorwaysFacebook
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