lunedì 4 aprile 2011

TRIP HOP: "From Bristol, U.K. with pain and rage"

Mentre sui media impazza il revival degli anni '80 noi di Distorsioni andiamo a riscoprire gli anni '90. Dopo lo Shoegaze raccontato da Roberto Melfi ecco quello che forse è il filone più distintivo di quel decennio: il TRIP HOP. Per conoscerlo dobbiamo prima fare un salto indietro nel tempo, ai Sound System, discoteche mobili formate da un camioncino e un megaimpianto stereo, nate in Giamaica negli anni '50 e diffuse in Inghilterra a partire da metà anni '70. A fine anni '80 a St. Pauls, quartiere di Bristol, agisce The Wild Bunch, collettivo composto da Robert Del Naja (alias 3D), Grant Hart (Daddy G), Andrew Vowles (Mushroom), Nellee Hooper, Milo Dj. Mark Stewart, ex cantante del leggendario Pop Group incoraggia il rapper Tricky Kid (Adrian Thaws) adesibirsi con loro. In seguito Del Naja, Hart e Wowles decidono di formare un vero gruppo musicale, che chiamano i Massive Attack. Il primo album, “Blue Lines” esce nel 1991. I tre suonano campionatori e tastiere, le parti vocali sono affidate a Tricky, Shara Nelson e Horace Andy, cantante reggae non molto noto. L'apertura è Safe from harm, canzone basata sul giro di basso diStratus di Billy Cobham, dove la vocalità soul di Shara Nelson si alterna col rap sussurrato di Tricky. Una drum machine secchissima introduce One love, cantata da Horace Andy, punteggiata di tastiere minimali e campionamenti di fiati marziali che ricordano Coil e Laibach. La title track, un po' più veloce, alterna i rap di 3D e Daddy G su arabeschi di tastiere malinconiche e basso sincopato. Be thankful for what you've got è la cover di una splendida canzone di William De Vaughn cantata da Tony Bryan, Unfinished Simpathy è il singolo, di nuovo affidato a Shara, collegato ad un bel video di Michel Gondry, girato con un unico piano sequenza (cioè senza stacchi di montaggio).
I maniaci delle catalogazioni trovano difficile etichettare questo album. Ci sono il rap, il reggae, il soul, influenze di new wave e jazz; poiché la base sono i campionamenti e la battuta bassa dell'hip hop ma l'attitudine è psichedelica viene coniato il neologismo trip hop. Il disco viene quasi ignorato dalla stampa italiana, seguace del diktat di MTV che impone solo rap e metal. Risentito oggi appare come un vero monumento. Sorte diversa per il successivo “Protection” (1994). Apre l'omonimo singolo, di nuovo accompagnato da uno splendido video di Michel Gondry, un unico dolly (movimento della macchina da presa in verticale) che indaga nella vita di un palazzo. Cantato da Tracey Thorne, è una ballata malinconica, giocata tra gli intrecci di un piano classicheggiante con chitarre e sequencer molto effettati, che accentua la fusione di generi tipica del gruppo. Segue Karmacoma, ritmo ondeggiante di percussioni industriali, il rap cantilenante di Tricky e inserti arabeggianti. Per questo brano i Massive Attack chiesero a Dario Argento di dirigere il video, ma il re dell'horror nostrano era già sul set quindi ripiegarono su Brian Glazer, che gira un bel video basato su citazioni da Kubrick, Lynch, i Cohen etc. Three, cantata dalle voce esotica di Nicolette è l'unico brano in 4/4 senza accenti, ma con le percussioni registrate in sottofondo e armonie orientali. Nicolette canta anche Sly, ballata soul con gli archi sintetici in evidenza, ispirata dalle colonne sonore dei film di James Bond. Horace Andy interpreta Spying glass, il brano più vicino al primo album con la sua fusione di dub e soul e una strana cover di Light my Fire. Better things ed Eurochild sono brani validi ma troppo ricalcati sui due singoli, mentre Weather Storm e Heatmiser, con arrangiamento di archi e piano di Craig Armstrong mi convincono meno, troppo vicine alla famigerata New age.
Questo disco ha un ottimo successo di pubblico e critica ed apre la strada al trip hop come movimento magari non di massa ma conosciuto. Madonna chiede ai Massive Attack di lavorare con lei ad un singolo, ma loro rifiutano per non perdere la finale dei Mondiali di calcio. Nel frattempo Tricky ha composto molto materiale e nel 1995 pubblica il debutto solista “Maxinquaye” (storpiatura del nome della madre suicida quando lui aveva quattro anni). Il disco inizia con due brani, Overcome e Ponderosa, emblematici dei canoni formali del genere: suoni ovattati, percussioni profonde e piene di eco e le voci salmodianti e acerbe di Tricky e Martina Topley Bird. Black steel omaggia il punk, Hell is round the corner è basata su un campione di Ike's rap di Isaac Hayes con tanto di fruscio del vinile. Abbaon fat track racconta un orgia lesbo. Il successivo “Nearly God”, titolo che descrive la sensazione che prova chi, a detta di Tricky, fuma tanta marijuana quanto lui, è un disco molto più radicale del precedente Maxinquaye . I suoni sono scuri e scarni, come in Poems . Come cantanti oltre a Martina partecipano Neneh Cherry (Together Now), Bjork (Yoga), Alison Moyet e Terry Hall (ex Specials). Tra i tecnici di studio che hanno lavorato coi Massive Attack c'è Geoff Barlow, proveniente dalla vicina Portishead. Poiché tutti chiamano Geoff e la sua amica cantante Beth Gibbons “quelli di Portishead” ecco trovato il nome per un nuovo gruppo. Nel 1994 i Portishead debuttano con “Dummy”, l'altro seminale disco che segna le coordinate del trip hop. Misteroons, introdotta dal theremin, ci porta nel pieno di un film gotico. Sour times e Glory box, basata sullo stesso campione di Isaac Hayes usato da Tricky: sono ballate dolenti, scure torch-songs sintetiche con le quali Beth Gibbons sconfigge le resistenze emozionali più strenue strappando calde lacrime. It could be sweet è ipnotica e minimale, Roads. è il brano più intimista.. Quella che comincia ad essere chiamata “la sacra trimurti di Bristol” conquista adesso pubblico e stampa. Tra gli appassionati del genere ci sono quelli come me, che cresciuti con generi contaminati come new wave e psichedelia erano stati allontanati dalle novità musicali dallo sdoganamento del Metal imposto da MTV. Sono di Bristol anche Simon Russel e Jim Johnston, che Geoff Barlow ribattezza Monk & Canatella. Il loro primo disco “Care in the community” (1996) è molto riuscito e diventa un piccolo culto. Darkus Twisted profuma di progressive rock. I can water my plants è una di quelle ballate da locale fumoso che faranno la fortuna degli Arab Strap. This time is different osa l'inosabile campionando Frank Zappa, con risultato gustoso. La bella voce di Jim ha qualcosa di Peter Gabriel. Purtroppo l'etichetta Cup Of Tea che li pubblicava fallisce, il secondo lavoro “Do community service” (2000), con un disegno di Bansky in copertina, passa inosservato e quindi lo scioglimento. Dopo il 1996 la Trimurti prende strade diverse. Tricky pubblica puntualmente dischi che sono più o meno riusciti (come "Pre Millenium Tension") ma hanno perso la magia dei primi due. I Massive Attack fanno aspettare fino al 1998 quando esce “Mezzanine”, un disco dove appaiono chitarre e batterie reali. Andrew Wowles non gradisce la svolta e lascia. Il singolo Teardrop, cantato da Liz Fraser ha però un successo planetario. Gli snob dicono che i veri Massive sono solo quelli del primo album, ma Mezzanine è molto valido. Nel 2003 uscirà il noiosissimo “1000th window”, di fatto un disco solo di Del Naja, mentre ci vuole il 2010 per “Heligoland”, in cui ai ben noti in queste lande Horace Andy, Shara Nelson e Martina Topley Bird si aggiungono Hope Sandoval, Tunde Adebimpe (TV on the radio), Damon Albarn, Guy Garvey (Elbow).
I Portishead pubblicano nel 1997 il secondo CD, che malgrado alcuni brani validi come All Mine, con un bel video diretto dallo stesso Barlow o Humming o Cowboys risulta complessivamente meno riuscito del precedente, piuttosto monotono e meno affascinante. Poi lanciano la sfida ai My Bloody Valentine per il terzo disco più atteso nella storia del rock, perdendola nel 2008 quando esce finalmente "Third", disco molto bello ma molto lontano dal trip hop originale. Nel frattempo era uscito "Live at Roseland N.Y.C.", che riprende i brani più belli dai primi due album, eseguiti con band e orchestra, un disco veramente stupendo, e Beth Gibbons ha pubblicato in coppia con Rustin Man (Paul Webb, ex Talk Talk) il bellissimo "Out of Season". Il trip si sposta anche fuori da Bristol e arriva anche in America con “Entroducing” (1996) di DJ Shadow. Che sia americano ha conseguenze ovvie anche sul suono: non c'è quello spleen così tipicamente inglese, c'è molto più accento sul ritmo che è piuttosto funky, come in Organ donor . Soprattutto ci sono campionamenti vocali ma non vere tracce cantate, vedi The number song o la jazzata What does your soul like cosa che pregiudica un maggior impatto sul pubblico. Adesso nasce una marea di gruppi. I più noti sono senz'altro i Moorcheeba, Sky Edwards e i fratelli Godfrey, più melodici (si parlò di “trip pop”). Alpha, Mono, Mandalay, Hooverphonic, Sneaker Pimps, sono tutte band che hanno inciso uno o due album di buon livello e poi sono scomparse. Tutti gruppi generalmente più melodici e con meno contaminazioni di stili e un mood pur sempre malinconico ma non ossessivo quanto nei dischi di Tricky o Portishead. Per la critica dell'epoca la palma del migliore delle uscite extra Bristol va a “Smoker's delight” (1995) di George Evelyn aka Nightmares on wax.
Con questo disco lo stile muta già. I ritmi sono meno profondi, spesso il beat è sui piatti, come in Pipes honour , a volte registrati su tempi molto veloci come sarà nella Jungle. Night interlude è un omaggio a Quincy Jones. Con questi gruppi e soprattutto con nuovi nomi come il duo di Washington Thievery Corporation o i DJ viennesi Kruder & Dorfmeister che conosciutisi ad una festa decidono di formare un duo, data l'incredibile somiglianza con Simon e Garfunkel, autori del magnifico "The K&D sessions" (1998), (Jazz master la mia preferita), si parla ora di “downtempo beat”, ritmi lenti, minor enfasi sui suoni più gravi, maggiore con atmosfere pop e lounge. Col nuovo millennio ancora una mutazione, le percussioni quasi spariscono, i suoni si fanno ovattati e pseudoetnici. Si parla di “Chill out”, musica per rilassarsi dopo una notte in discoteca, e vengono pubblicate decine di compilation ispirate da locali alla moda di Parigi o Ibiza. Musica piacevolissima, perfetta per un vernissage o un aperitivo sul lungo mare ma lontana mille miglia dalla profondità e dall'esasperato esistenzialismo del trip-hop proveniente da Bristol.

Alfredo Sgarlato

TripHop

Trip Hop Discografia essenziale:

Tricky: Maxinquaye (1995)
Tricky: Nearly God (1996)
Tricky: Pre Millenium Tension (1996)
Portishead: Dummy (1994)
Portishead: Portishead (1997)
Portishead: PNYC (1998)
Portishead: Third (2008)
Massive Attack: Blue Lines (1991)
Massive Attack: Protection (1994)
Massive Attack: Mezzanine (1998)
Massive Attack: Heligoland (2010)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tracey Thorne, cantante degli Everything but the girl, band anni 80 la cui voce ai tempi, ritrovarla nei Massive, fu per me come l'inizio di una nuova era:il panorama musicale era cambiato in toto. Album da me amatissimo Mezzanine, capolavoro+ Unfinished Simpathy altro singolo capolavoro. Dei Portishead che dire amore a prima vista. grande musica!
Grace

Unknown ha detto...

Articolo interessantissimo, chapeau!
Sapresti consigliarmi anche qualche libro per approfondire?