Il loro nuovo album, colonna sonora del film “Blue Valentine” è uscito il 1° Febbraio 2011 per la Lakeshore Records: Grizzly Bear sono americani, giovanissimi, ed ecco alcuni aggettivi che All Music ha usato per cercare di etichettare la loro musica: cerebral, complex, elaborate, sophisticated, ambitious, dramatic.
Vediamo di capirci di più: ecco cosa ne scrive la nostra Monica Mazzoli.
Grizzly Bear, gruppo indie rock newyorkese, formatosi nel 2004, è dedito a un mix folk/lo-fi: un connubio tra armonie vocali, chitarre folkeggianti, ghirigori elettronici atemporali elaborati al computer. Il gruppo, arguto sperimentatore di una fantasia sonora utopica, è sempre alla ricerca di nuovi emisferi compositivi. Una vera e propria attitudine esplorativa, chiamata in causa dallo stesso gruppo, in particolare dal bassista del gruppo Christopher Taylor, fulgido inventore della più che mai ambiziosa espressione ‘creating landscapes’: l’arte di immaginare paesaggi attraverso il sognante linguaggio delle note. La magica avventura musicale dei Grizzly Bear inizia sette anni fa nell’ accogliente cameretta del ‘diabolico’ Ed Droste. Con l’animo del bambino curioso, spensierato, per diletto e per gioco Droste comincia a sperimentare con i 'giocattoli' del suono nello scantinato di casa per lasciare a bocca aperta gli amici increduli del potere incantevole della musica.
Fin da subito il disco riscuote grande successo tra la combriccola di compagni di Droste, ma ben presto sarà la grande mela intera a gridare al miracolo. Nell’impervio percorso verso il successo si unisce a Droste il valoroso compagno di avventura, Christopher Bear (batterista, cantante), partecipe durante la fase di arrangiamento pre-pubblicazione del disco “Horn of Plenty”(2004). Lo scherzo di un pomeriggio diventa così un album prodotto dalla casa discografica Kanine Records. “Horn of Plenty” (Don't Ask) ottiene immediatamente un favorevole riscontro da parte del pubblico indie. Si fa dunque impellente la necessità di andare in tour, per l’occasione la line-up viene impreziosita da due nuovi componenti: Daniel Rossen (cantante,chitarrista, compositore), Christopher Taylor (cantante, bassista, clarinettista).
Dopo sei mesi di tour itinerante, rifugiatosi nella casa di infanzia di Droste in Massachuttes, il gruppo inizia a lavorare sul fatidico secondo album “Yellow House” (Knife) (2006, Warp). Il nuovo parto, frutto della eccentrica produzione di Taylor, seguito sempre nel 2006 da "Sorry For The Delay" (Audraglint) pur non traducendosi in un successo di pubblico, è ben apprezzato dalla stampa specializzata. Non potrebbe essere altrimenti: i Grizzly Bear sono nel posto giusto al momento giusto, nel periodo di stanca del british revival new wave di moda a New York (The Strokes,The Bravery, Interpol): entrano furtivamente in scena quasi in modo surreale, straniante, imbracciando chitarre acustiche, tremendamente anti-alternative-rock, sognano atmosfere sixties-pop psichedeliche ed intonano in un attimo di lucida follia leggiadri vocalismi. I tours con i Tv on the Radio (2006), Feist (2007), Radiohead (2008) e la pubblicazione del terzo disco "Veckatimest"(2009, Warp) (Two Weeks, While You Wait For The Others), gloriosa evoluzione melodica verso il pop orchestrale, permettono ai Grizzly Bear di entrare a pieno titolo nel paradiso terrestre delle armonie.
Monica Mazzoli
1 commento:
Ricardo Martillos says:
Brava Monica! Giusto far conoscere questo gruppo a tante persone, tra i migliori del genere....... boh chissà quale sarà!
Mi sono rimesso ad ascoltarli dopo qualche mese che non lo facevo, davvero non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo e diverso in loro..
Posta un commento