sabato 11 dicembre 2010

ITALIAN ROCK CONNECTION - LE ORME: “Ad Gloriam” (CAR JB / Black Widow, 2010)

Ci sono album storici che nel tempo sono diventati oggetti di culto, sia per la loro importanza artistica, che per la loro rarità.
Fortunatamente, ogni tanto qualche etichetta coraggiosa ristampa dei reperti che, diversamente, verrebbero dimenticati o relegati al folle mercato dei collezionisti più maniacali. L'Italia non fa certo eccezione in questo campo, tanto che l'album in questione è stato per decenni il sogno impossibile di molti appassionati, ma ora finalmente "Ad gloriam", primo LP a 33 giri de Le Orme, si trova nei negozi specializzati sia in CD che in vinile (quest'ultimo perfettamente fedele all'originale, compresa la meravigliosa copertina apribile).
Si tratta comunque di un disco di vitale importanza, non solo nel panorama italiano ma direi anche europeo: infatti, in quella lontana Estate del 1968 (periodo in cui uscì) decretò lo storico passaggio dalle atmosfere più tipiche del BEAT ai colori sgargianti della psichedelia, che già preannunciavano la felice stagione successiva: quella del progressive italiano dei primi anni 70, di cui le stesse Orme furono protagoniste (insieme a molti altri gruppi, in un movimento molto variegato e composito).
Tuttavia Le Orme come formazione veneziana esistevano già dal 1966, ma dal nucleo originario fondato da Aldo Tagliapietra e Nino Smeraldi, ben presto si staccarono alcuni elementi: il batterista Marino Rebeschini, ad esempio, lasciò il posto a Michi Dei Rossi, ed insieme a lui arrivò in formazione anche il tastierista Tony Pagliuca (entrambi provenienti da un altra formazione veneziana chiamata Hopopi). Quindi dopo alcuni singoli la formazione che si avventurò nell'impresa del primo album era la seguente: Aldo Tagliapietra, voce e chitarra; Claudio Galieti, basso; Nino Smeraldi, chitarra; Tony Pagliuca, tastiere; Michi Dei Rossi, batteria.
L'album è già fin dalle prime note un campionario di sensazioni lisergiche, intessuto di quella psichedelia tipicamente europea che riporta alla mente i Beatles (periodo 67/68) o i primissimi Traffic, ma con uno spirito Pop genuinamente mediterraneo e solare che lo contraddistingue; inoltre non contiene nessuna cover ma solo brani scritti dal magnifico duo Smeraldi-Tagliapietra (potrebbero essere considerati i Lennon-Mc Cartney di casa nostra?).
Alcuni episodi sono maestosi e corali, come la stessa Ad gloriam che dà il titolo all'album, altri più meditativi e tenui, come Fiore di Giglio, in cui la voce recitante di una bambina è sorretta da un flauto che crea suggestioni favolistiche; oppure la visionaria Fumo dove le voci vengono alterate e stravolte, mentre la chitarra si contorce in arabeschi e la tastiera di Pagliuca vola quasi ai livelli del primo Keith Emerson (sicuramente anche i Nice erano tra le muse ispiratrici della formazione veneziana). Tutti gli episodi vengono intervallati da collage rumoristici e sprazzi di sperimentazione, persino i brani più POP quali la famosa Senti l'estate che torna presentata con successo alla manifestazione canora Un disco per l'estate del 1968.
L'etichetta di allora, la CAR JB di Carlo Alberto Rossi, tuttavia non spinse molto l'album (anche perchè il mercato era nettamente dominato dai singoli a 45 giri) così che non raggiunse neppure un migliaio di copie vendute e restò sempre di difficile reperibilità, al contrario dei singoli che invece ebbero una discreta promozione.
Quindi di questo primo e straordinario album de Le Orme pochi furono i fortunati possessori, ed ancor meno del seguente "L'aurora" sempre inciso per la CAR JB (più che altro una antologia di singoli, a parte poche eccezioni); quindi ritrovare oggi negli scaffali dei negozi queste piccole perle del panorama italiano è sicuramente un piacere: lo raccomando a tutti i cultori e gli appassionati del suono a cavallo tra i 60 e i 70, anche per la splendida copertina, creata da un giovane Luciano Tallarini che in seguito divenne grafico importantissimo nella discografia Nayba nazionale.
Come molti sapranno, dopo questi esordi, Le Orme muteranno formazione (rimanendo in tre soltanto) e di conseguenza anche casa discografica (la Philips) con cui raggiungeranno un successo più diffuso e popolare: da lì in poi la loro strada continuerà in salita fino ai giorni nostri.

Salvatore D’Urso

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Le Orme, Milano 1968 (1968)

Senti l’estate che torna
Fiori di Giglio
Dovunque andrai 1970

5 commenti:

URSUS ha detto...

Una piccola annotazione curiosa :
L'ultima foto in basso appartiene ad una figurina della serie PANINI,dall'album CANTANTI del 1968 (ai tempi ne uscirono diverse edizioni fino ai primi anni 70),questo per dire quanto fosse popolare la musica giovanile in quel periodo che giustamente era definita musica POP (mentre oggi a questo termine si da un significato molto diverso).

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

bellissimo Salvatore!
Sei un inguaribile nostalgico, come me !
wally

URSUS ha detto...

Un po' di nostalgia c'è sempre,ovviamente...ma credo che rivedere la nostra storia musicale in modo corretto e senza pregiudizi (tuttora certa "critica" che si ritiene specializzata ne mostra parecchi)sia UTILE anche per i più giovani.
Secondo me se vogliamo rinnovare la musica che ancora,dopo oltre 50 anni,ci fa vibrare
la dobbiamo conoscere BENE e fregarcene delle banalità e dei luoghi comuni che ci propinano i mass-media,perciò la rete è un mezzo importantissimo e questo blog lo sta a dimostrare.

Anonimo ha detto...

certo, sono d'accordo naturalmente Salvatore ...

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

certo, son d'accordo Salvatore