C’è sempre da essere un tantino diffidenti riguardo ai ritorni, specie quando arrivano prepotentemente dagli anni settanta: una scena di ieri che si riavvicina per vivere oggi sensazioni e concretezze di un inaspettato risorgimento musicale. Eppure il “terzo” album di Jenny Sorrenti “Prog Explosion” con il recuperato e riformulato logo Saint Just – ora integrato con Again - e che arriva solamente dopo “37 anni” dallo splendore de “La casa del lago” non delude, non fa una piega per chi ha abitato quella generazione anche se non siamo più abituati a queste “favole astratte”, probabilmente qualche interrogativo dalle giovani barricate soniche attuali, ma questa è tutta un’altra storia. Sette piste suonate live in studio con la nuova formazione che comprende, oltre alla Sorrenti, voce e tastiere, Marcello Vento alle pelli, Ernesto Vitolo tastiere, Vittorio Pepe al basso ed Elio Cassarà alle chitarre elettriche, e tutto ritorna alla freschezza dei tempi, o meglio un disco che si riprende i suoi tempi sorprendendo i cultori del genere a piedi ma subito pronti ad inforcare nuovamente le ali del grande volo prog made in Italy. Pubblicato in tiratura limitata numerata e solo su vinile (adorabile), il disco è una planata su lands che recuperano lievemente gli esordi folk-prog dell’artista napoletana, ma già dal titolo – con quell’Explosion da presagio – la svolta verso un suono molto più marcato, dalle tinte rock che vanno immediatamente ricercate nel macramè vocale della Sorrenti e delle corde elettriche di Cassarà in Il Cercatore; instabilità che allunga il braccio anche in tutto il bordo filo che scorre dentro un percorso spinale energetico, che tra Hammond, effetti e ritmi tensivi fanno di Depressione Cosciente, Ai Bordi e Giganti, tracce sensibili, vibranti, la voglia e la parte del leone buono che non ruggisce, ma che mostra la potenza del morso se ce ne fosse mai bisogno. E per completare quest’ottica musicale di rilievo due strumentali a rifinitura decò che fanno da calmante alla febbre di cui sopra, Fuga Da Ogni Gabbia, Ad Occhi Aperti, e il gioiello che come in ogni parure di lusso troneggia in alto e al centro e qui invece messo a chiusura come un’ametista timidona, la title track Prog Explosion che ospita uno straordinario sperimentalismo lirico di un ancor più straordinario Francesco Di Giacomo del Banco, che oltre a sigillare il timing del disco, riapre virtualmente le trasmissioni emotive di questa formazione ritrovata, la quale senza l’ombra di una retorica, riporta quella poetica avanguardistica che poi non è altro che la madre non riconosciuta di tanto underground contemporaneo. E per favore non chiamiamoli reduci, si apprezzerebbe di più prognauti di un ritorno al futuro.
Max Sannella
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