composta da “Moloch” (Hitler chiuso nel bunker), “Taurus” (la morte di Lenin) e “Il Sole” (Hiroito rinuncia ad essere venerato come dio). Mentre questi tre splendidi film si basavano su fatti reali, qui Sokurov affronta un tema letterario col suo stile inconfondibile basato su un uso pittorico del colore, un uso particolare dei movimenti di macchina da presa (ricordiamo un altro dei suoi capolavori, “Arca Russa”, girato in un'unica sequenza) ed uno humour beffardo e sottile. Qualcuno inevitabilmente si è lagnato del fatto che il Leone d'oro non sia andato a Polanski o a Friedkin, soprattutto i populisti che al cinema vorrebbero vedere solo commedie o gli inviati dei media governativi convinti che l'unico criterio delle giurie sia l'antiamericanismo. Ma compito di una giuria è anche scoprire nuovi talenti o consacrare artisti non ancora apprezzati quanto è dovuto. Così finalmente Sokurov, superficialmente designato come nuovo Tarkovskij, forse perché i suoi primi film erano piuttosto ermetici (i due però erano effettivamente molto amici), avrà un minimo di notorietà in più. Il presidente della giuria Aronofsky ha annunciato che questo premio è stato assegnato all'unanimità, così come il premio speciale a “Terraferma” di Emanuele Crialese.
Questo film ha conquistato la stampa straniera, mentre ha lasciato qualche perplessità in quella italiana, forse ancora innamorata del precedente “Respiro”, un capolavoro che mi ha ricordato il Rossellini “mistico”, quello di “Viaggio in Italia” ed “Europa '51”. Leone d'argento alla miglior regia a Cai Shangjun, il cui “People mountain people sea”, opera seconda, è stato presentato a sorpresa per evitare la censura a cui è stato sottoposto in Cina, malgrado cinque revisione coatte della sceneggiatura.
Cinese anche la migliore attrice, Deannie Yip, interpete di “Taojie” di Ann Hui, regista molto premiata all'estero e sconosciuta da noi, il cui film è stato considerato tra i migliori del festival. Miglior attore, altro premio previsto, a Michael Fassbender, per “Shame” di Steve Mc Queen, film che ha diviso la critica e preso molti premi minori come il FIPRESCI (premio della stampa straniera). Fassbender, che è anche Jung nel film di Cronenberg, interpreta un erotomane alle prese con la sorellina psicopatica (Carey Mulligan, da tenere d'occhio anche lei). Premio Mastroianni per gli attori debuttanti a Shota Sometani e Fumi Nikaido, protagonisti di “Himizu” di Sion Sono, regista adorato in rete ma sconosciuto ai più, autore di film surreali con personaggi adolescenti che sarà omaggiato da una retrospettiva la festival di Torino in novembre. Va in Giappone anche il premio per il miglior film della sezione Orizzonti, a “Kotoko” del grande Shin'ya Tsukamoto, il regista che a Venezia firma più autografi, l'autore dello stracult “Tetsuo- l'uomo di acciaio”, che in questo film lascia l'horror per il dramma psicologico, come nel suo capolavoro “A snake of june”.
Miglior sceneggiatura “Alpis” di Yorgos Lanthimos, che dopo il premio l'anno scorso ad “Attenberg” di Atina Tsangari conferma la salute del cinema greco malgrado la crisi che investe il paese. Miglior contributo tecnico alla fotografia di “Wutheringh Hights” di Andrea Arnold, miglior opera prima “La-bas” di Guido Lombardi, uno dei molti film che trattano di immigrazione.
Questa la giuria ufficiale; poi ad un festival che si rispetti un premio non si nega a nessuno, quindi citiamo i più simpatici tra i premi collaterali. Iniziamo con quello che tv e giornali, distrattoni, hanno dimenticato: premio speciale tra i documentari a “Black block”, film che documenta i pestaggi avvenuti a Genova al G8 2001 da parte della polizia verso manifestanti stranieri pacifici, premiato insieme a “Pugni chiusi” che documenta l'occupazione dell'Asinara da parte di un gruppo di cassintegrati. Premio Brian consegnato dall'UAAR (unione atei agnostici razionalisti) a “Le idi di marzo” di George Clooney. Leone queer per il miglior film a tematiche LGBT (lesbian-gay-bisex-transgender) a “Wilde Salomè” di Al Pacino, Leoncino d'oro degli studenti a “Carnage” di Polanski, qualche premio è andato anche a “Killer Joe” di Friedkin, qualche altro centinaio di premi li tralasciamo sennò si fa notte. In breve, ottimi film, premi ben dati, ora speriamo che questi film ce li facciano vedere, visto che alcuni dei premiati negli anni scorsi, come il già citato “Attenberg” o “Ballata triste de trompeta” di Alex de la Iglesia da noi non sono mai usciti.
Alfredo Sgarlato
Terraferma trailer
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