inizia la sua avventura musicale nei territori del punk e hardcore per poi virare decisamente per un suono molto più morbido e melodico. Registra a nome Girls il disco di esordio, “Album” (2009), altro titolo ad effetto, ottenendo clamorosi risultati di pubblico e di critica, con paragoni altisonanti: da alcuni sono addirittura accostati ai Beach Boys leggendari di "Pet Sounds", solite esagerazioni tipiche di Rolling Stone, Pitchwork e Spin. Il disco, che la leggenda vuole sia stato registrato sotto l'effetto di una quantità record di pillole, pur molto gradevole all'ascolto non brilla certo per originalità, i nostri due spaziano da una psichedelia molto flower power, con Brian Wilson sugli scudi a distorsioni via Jesus and Mary Chain; su tutto la splendida voce di Owens, accostato di volta in volta a Elvis Costello, Buddy Holly e Paul Mc Cartney. Dopo questo sorprendente debutto, Owens ha pronte pare qualcosa come 70 songs: di mezzo ci mette pure un ep, “Broken dreams club” (2010) che conferma le buone impressioni del precedente pur non brillando allo stesso modo.
C'era quindi molto fermento per la famosa opera seconda e Chet e Christopher deludono in parte le spasmodiche attese: due anni dopo il debutto arriva questo “Father, Son, Holy Ghost”, un disco che conferma Girls a buoni livelli ma niente di più. Honey Bunny, probabile singolo apre in maniera alquanto easy il disco, a seguire la splendida Alex, che va a cogliere fiori nel magico giardino dei vecchi House of Love, poi una scossa elettrica con Die, sonorità incalzanti, con una bella chitarra distorta e un finale slow da applausi. Tre brani del disco superano i sei minuti di durata, troppo aggiungo; Vomit, scelta come video apripista ha un un bel refrain ed un breve solo chitarristico, Just a song e Forgiveness, due malinconiche ballads, non sono invece niente di memorabile, i pezzi si si dilatano oltremisura senza arrivare da nessuna parte. Da citare a memoria pure Magic, anche se di magico c'è ben poco, Love life, zuccherosa oltremisura ed il finalino di Jamie Marie che chiudono un disco da ascoltare un paio di volte e da riporre nel cassetto. Non condivido tutta questa attenzione mediatica per questo gruppo: "Father, son, holy ghost" lo ridimensiona e non poco, del resto Girls suonano a modo loro un Brit Pop sound che aveva forse un senso in epoca new wave e post punk ma che adesso appare una mera imitazione, senza peraltro il pregio della genialità, decisamente mancante ai due californiani!
Ricardo Martillos
GIRLS on TRUE PANTHER RECORDS
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