martedì 16 novembre 2010

MOVIES: "Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza", di Edgar Reitz (intro)

Bisogna prendersi del tempo per vedere l’opera cinematografica “Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza”, di Edgar Reitz. E’ un film che si sviluppa in 13 episodi (13 film) per un totale di 25 ore e 32 minuti e, sebbene la trama sia di suo già appassionante, necessita comunque di appropriata riflessione per ogni episodio conclusosi. Riflessione che proveremo a fare insieme proponendo una lettura critica di ognuna delle 13 parti.
Movies vi proporrà Heimat 2 a varie riprese, iniziando da questa introduzione sulle sue tematiche essenziali.
Creato per la televisione, é andato in onda, nel 2005 e nel 2007, su Rai 3, in notturna, nella rassegna "Fuori orario - Cose (mai) viste" curata da Enrico Ghezzi. E' passato anche su Sky Cult.


Heimat 2: Per tutti quelli che amano i sixties

Heimat in tedesco significa 'patria', 'casa' e con questa serie di episodi continua un progetto cinematografico iniziato da Reitz di ricerca e documentazione che inerisce allo spaccato sociale tedesco del 1900. Una prima serie di episodi, intitolato Heimat 1, si dipana attraverso la saga di tre generazioni raccontate dagli albori del secolo al 1959. In un successivo terzo volume, non rinunciando alla formula della saga, il regista racconta gli anni della caduta del muro di Berlino. La seconda serie, quella a cui ci stiamo interessando, si sviluppa nei 10 anni sixteen. A tergo della bella confezione in DVD della Dolme Home Video, l’opera viene così sintetizzata: “Un vasto romanzo per immagini della generazione tedesca degli anni ’60, piena di sogni e utopie. Un variopinto gruppo di ventenni innamorati della vita, della musica e dell’arte alla ricerca di una “seconda patria” dove realizzare le proprie aspirazioni. Un terreno incerto dove il lavoro, le amicizie e gli amori si intrecciano alle speranze, alle sconfitte e al desiderio assoluto di libertà”. Si … ma non basta questa descrizione. C’è da dire molto altro.

Si … prendetevi il tempo necessario. Non rinunciatevi. Se leggete questa magazine nutrite la passione per quel periodo magico che è il decennio sixties e mai come questa volta e come in questo 'ipermetraggio' ho trovato una trasposizione cinematografica così intelligente, esauriente e puntigliosa da rispettare il pathos che richiede un’opera di fantasia e il presupposto documentaristico che vuole avere il regista rivolgendo le sue telecamere nella Germania della contestazione e del fermento sociale e artistico del decennio in esame. Trasposizione intelligente, certamente … ma non ruffiana! Non occhieggia a nessuno, Reitz, nel mentre che dipana la trama dove i personaggi si distinguono più per la loro diversa forza piuttosto che per i sogni e gli ideali. Non c’è veramente un lieto fine.
Non c’è un personaggio o una categoria che vinca. Piuttosto ci sono personaggi che si bruciano e altri che crescono e maturano in un presupposto storico importante e assolutamente ben tratteggiato ma che resta ancora materia collante di una società che segue un suo corso, influenzando e facendosi influenzare dall’uomo abbandonato alle sue tristezze o alla sua intraprendenza. E’ in questo quadro che può essere vista la scelta di Reitz di dedicare ad ogni episodio un approfondimento particolare a uno dei personaggi che attraversano la saga.

Il film inizia con una panoramica della società tedesca rurale e cittadina nel 1960 e introducendo il personaggio principale, Hermann Simon, che altri non è che l’alter ego del suo autore, già comparso peraltro nella prima serie di Heimat. Ma presto i personaggi che gireranno intorno al protagonista diventeranno tantissimi: Il sensibilissimo cileno Juan, la problematica Helga, la complessa Clarissa, donna dei sogni e degli incubi di Hermann, il disperato e sfortunato Ansgar.

Il film non è adatto a chiunque. Non ha effetti speciali eclatanti ma utilizza piccoli grandi stratagemmi visivi e farcisce la storia di enciclopedici riferimenti che spaziano dalla musica sperimentale al cinema di Truffaut e Antonioni, dalle citazioni di filosofi come Spinoza o Hoederlin agli avvenimenti storici e sportivi. E’ un film adatto per chi ama e ama leggere i libri con a fianco una enciclopedia, andare a fondo al significato di un dipinto, cogliere i suoni e cercare la logica della sequenza dei detti suoni in un pezzo musicale. E’ un film consigliato a chi voglia approfondire la propria cultura senza rinunciare a farsi struggere dalla “Sehnsucht”, nostalgia, parola che spesso appare nei primi episodi e che inevitabilmente s’inculca nell’animo dell’appassionato spettatore.
(to be continued ...)

Marcello Rizza

Heimat 2 - Cronaca di una giovinezza (Steve Erquiaga - Nocturne in E Minor, Op. 72, No. 1, by Fryderyk Chopin)

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