Una vera notte ‘power pop’, quella che ha visto allo United Club di Torino due formazioni con alle spalle esperienze e storie diverse ma in quel contesto tra di loro complementari, Teenarama e Paul Collins Beat. Gruppo torinese relativamente recente il primo, concentrato nel riproporre i classici del genere ma non dimentico di una storia diversa e sostanziosa come quella dei Sick Rose, la band piu’ rappresentativa del neo garage italiano anni ‘80 ora riformata e della quale sono il progetto collaterale. E’ esponente ‘storico’ del genere, invece, Paul Collins, che con la versione attuale dei The Beat, composta da un altro musicista americano e due spagnoli, ripropone il suo stile inconfondibile ancora oggi, ad anni di distanza da quel 1979 che ne aveva visto l’esordio dopo lo scioglimento dei Nerves.
Il sound delle chitarre domina la notte dello United, già a partire dalle due dei Teenarama che, assieme a una vivace sezione ritmica più ‘power’ che ‘pop’ e alle prestazioni vocali su e giù dal palco (e dalla batteria) del frontman Luca Re, offrono un’interpretazione di brani come I want ya (dei Knack) e Good Times (degli Easybeats) che risentono, positivamente, del suono potente della formazione ‘madre’: suono peraltro anch’esso ora virato sul power pop, come si è potuto sentire nei due originali tratti dalla nuova prossima uscita discografica dei Sick Rose, "No need for speed", prevista nell’ottobre prossimo (per l’etichetta Area Pirata) accompagnata da un video.
La transizione tra il 'nuovo' e ‘la storia’ avviene durante l’ultimo pezzo della band torinese, con Paul Collins invitato a cantare Walking out on love, dal primo LP dei Beat e quindi, poco dopo, ancora sul palco ma assieme alla nuova line-up della sua, di band, per offrire la propria interpretazione del concetto di ‘live’ nel power pop: suonare di fila 25 pezzi in una sequenza imparata a memoria, diluendoli e staccandoli tra di loro il meno possibile se non ogni tanto per gigioneggiare con il pubblico (fotografandolo, facendolo cantare in qualche ritornello - 'Hey dj, play that song for me, over and over …' - invitando alcune graziose spettatrici a ballare sul palco). I 90 minuti complessivi che ne vengono fuori sono il concentrato della storia sua personale, passando attraverso i Nerves, i primi album di The Beat e, inevitabilmente, soffermandosi un po’ di più su “The King of Power Pop”, l’ultima produzione. Tutto presentato con un suono scintillante, pulito e affilato di chitarre, nelle mani di Collins stesso per la ritmica e di Manolo "The Tele Kid" Espinosa per riff e assoli, praticamente senza il supporto dell’effettistica ma invece con quello dei ritmi scattanti e secchi della batteria di Chris Bongers e dei fraseggi discreti e portanti di Juancho Lopez, bassista dalle poliedriche attività in campo musicale. La voce dell’ironico King con gli anni si e’ arrochita, assumendo tonalità di colore e inflessioni che conferiscono al cantato maturità e un po’ di aggressività: ma ci pensano poi ovviamente i cori, con le loro armonizzazioni accattivanti, a recuperare il tratto vocale caratteristico del repertorio.
Chi pensa che il termine pop sia sempre sinonimo di sdolcinatura, avrebbe comunque avuto occasione per ricredersi ascoltando tanto l’esecuzione di Hanging on the telephone, Rock’n’roll girl e Walking out on love (questa volta con ospite Luca Re), pezzi dei primi periodi, tanto quella di Don’t blame your trouble on me e della cover di The letter, dei Box Tops di Alex Chilton, tratte invece tutte e due dall’ultimo disco. Forse perchè ‘power’, forse perchè nelle mani e nelle voci (e soprattutto nelle teste) di musicisti con esperienza e maturità, questo ‘pop’ si è ripresentato bene e tonico nella nottata dello United, apparentemente passato indenne tra le ere geologiche che si sono susseguite anche nella musica.
Claudio Decastelli
Fotografie di Rossana Morriello
Paul Collins Beat 'live' 2011:
Don't wait up for me/Let me into your life
Doin'it for the ladies
Look but don't touch
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