Un flash sull'immenso e variegato panorama indie americano degli inizi nuovo millennio.
Il nostro giovane collaboratore Antonio Vergari, appassionato della materia, fà che questo disco non cada nell'oblio, complice il ritmo serratissimo (fatto positivo o no ? lascio a voi l'ardua risposta) del panorama internazionale di questi ultimi anni .
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ANIMAL COLLECTIVE, due musicisti che vengono dalla pancia della terra e profetizzano in sottofondo che in realtà lì ci siamo ancora tutti; sono Avey Tare e Panda Bear ( cioè David Porter e Noah Lennox), gente di New York che sta insieme dal 2000 e che con SUNG TONGS di album ne ha fatti 5.
Un disco che è lungo, con 11 pezzi lunghetti pure loro e in mezzo una cosetta stupefacente da meno di un minuto.
Le canzoni più corte (Leaf House, Who Could Win A Rabbit, Sweet Road) sono un piccolo avviso per la gente che riesce a credere che dalla pazzia si guarisca, che le visioni abbiano una durata sempre inferiore ai tre minuti, che pensa dopo l’ascolto che magari non ha buttato tutti i soldi in un disco che ha tutti gli altri pezzi lunghi e sbrodolosi.
In realtà sono argute, elettro-folk, ballabili e gutturali. Come tutto il resto.
Quello che rimane in certi istanti è sul romantico ottocentesco (= nostalgico) (i quasi 13 minuti di Visiting Friends, Mouth Wooed Her), in altri sempre folk primitivo retto da percussioni e un brodo di rumori e battiti elettronici da post rock e liquidi in ebollizione lenta (Kids On Holyday, Good Loving Outside, Whaddit I Done) .
We Tiger meriterebbe di essere ballata fino a perdere il corretto movimento delle giunture.
College è il dolcetto da sorpresa finale di 57 secondi.
I precedenti impegni che avevano preso si erano concretizzati in scene più movimentate e sulla fine del mondo musicale per come lo conosciamo e una rinascita in un tutt’uno di suoni che è la realtà per come dovrebbe apparire sin dalla fine, cioè dall’inizio.
Per me non sono affatto gli eretici della loro religione, la colpa è nostra e la dimostrazione è la copertina, una delle più belle di quell’anno, il 2004.
ANTONIO VERGARI
http://www.myspace.com/animalcollectivetheband
http://fat-cat.co.uk/fatcat/artistInfo.php?id=53
ANIMAL COLLECTIVE, due musicisti che vengono dalla pancia della terra e profetizzano in sottofondo che in realtà lì ci siamo ancora tutti; sono Avey Tare e Panda Bear ( cioè David Porter e Noah Lennox), gente di New York che sta insieme dal 2000 e che con SUNG TONGS di album ne ha fatti 5.
Un disco che è lungo, con 11 pezzi lunghetti pure loro e in mezzo una cosetta stupefacente da meno di un minuto.
Le canzoni più corte (Leaf House, Who Could Win A Rabbit, Sweet Road) sono un piccolo avviso per la gente che riesce a credere che dalla pazzia si guarisca, che le visioni abbiano una durata sempre inferiore ai tre minuti, che pensa dopo l’ascolto che magari non ha buttato tutti i soldi in un disco che ha tutti gli altri pezzi lunghi e sbrodolosi.
In realtà sono argute, elettro-folk, ballabili e gutturali. Come tutto il resto.
Quello che rimane in certi istanti è sul romantico ottocentesco (= nostalgico) (i quasi 13 minuti di Visiting Friends, Mouth Wooed Her), in altri sempre folk primitivo retto da percussioni e un brodo di rumori e battiti elettronici da post rock e liquidi in ebollizione lenta (Kids On Holyday, Good Loving Outside, Whaddit I Done) .
We Tiger meriterebbe di essere ballata fino a perdere il corretto movimento delle giunture.
College è il dolcetto da sorpresa finale di 57 secondi.
I precedenti impegni che avevano preso si erano concretizzati in scene più movimentate e sulla fine del mondo musicale per come lo conosciamo e una rinascita in un tutt’uno di suoni che è la realtà per come dovrebbe apparire sin dalla fine, cioè dall’inizio.
Per me non sono affatto gli eretici della loro religione, la colpa è nostra e la dimostrazione è la copertina, una delle più belle di quell’anno, il 2004.
ANTONIO VERGARI
http://www.myspace.com/animalcollectivetheband
http://fat-cat.co.uk/fatcat/artistInfo.php?id=53
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