lunedì 22 agosto 2011

LONDON’S BURNING: i tumulti, 6 –10 agosto 2011

Il titolo di uno dei più accesi inni punk dei primi e più politicizzati Clash é stato scelto non a caso dalla nostra corrispondente da Londra MYRIAM BARDINO, per questo articolo in cui, dietro mia sollecitazione, analizza impietosamente i recentissimi tumulti giovanili anglosassoni, ora che sembra si siano spenti. L'impressione é che la 'rivolta bianca' che Joe Strummer e c. descrivevano e si auspicavano in quella song così come in White Riot, Police on my Back, Police and Thieves e tante altre, si sia fatalmente avverata a Londra ed altre metropoli inglesi in questo agosto 2011. Sono passati quasi 35 anni dai giorni di fuoco descritti in quelle song, ma si é riproposta (deterrente micidiale!), peggiorata nel frattempo moltissimo, la stessa rischiosissima situazione sociale e giovanile. (wally boffoli)


I fatti
I giorni più caldi dell’estate inglese sono sicuramente stati quelli tra il 6 e il 10 agosto. Cinque giorni di scontri violenti che hanno messo a fuoco e fiamme interi quartieri del Regno Unito. Stranamente, gli scontri sono stati limitati a quartieri precisi di Londra e altre città dell’Inghilterra mentre in altre aree la vita continuava il suo corso come se nulla fosse: uomini d’affari firmavano contratti milionari, i turisti visitavano i musei e lo shopping era incessante a Oxford Street (se non per una chiusura anticipata del Lunedì perché si temeva un’estensione degli scontri). Le cause che hanno fatto scaturire questa violenza sono molteplici e i veri danni sono stati fatti nella società inglese in decenni e non solo in quattro giorni.
Giovedì 4 agosto: durante un arresto nel quartiere di Tottenham viene ucciso dalla polizia Mark Duggan, apparentemente disarmato. Un’ennesima sbavatura della polizia, questa volta letale. Tottenham è uno di quei quartieri disagiati di Londra dove se sei giovane e abiti in case popolari, sei un potenziale target della polizia per perquisizioni corporali ingiustificate. Il governo Cameron ha recentemente annunciato tagli alla pubblica sicurezza che rendono la polizia più nervosa e in cerca di facili risultati per giustificare la loro presenza. Solo dal 1998 al giorno d’oggi sono morte 333 persone in custodia della polizia inglese e nessuno è mai stato accusato. Si deve anche tenere anche conto che gli scontri sono successi in distretti dove il livello di disoccupazione è allarmante. Nel distretto di Haringey, di cui fa parte il quartiere di Tottenham, dove gli scontri sono iniziati, c’è un solo posto di lavoro per ogni 54 disoccupati. A più ampio raggio, nel Regno Unito, nel secondo trimestre del 2011 sono state licenziate per esubero di personale 154.000 persone. E vi è stato un calo di 22.000 posti di lavoro contro un aumento di 38.000 richieste di disoccupazione. Il governo ha anche annunciato un futuro fatto ancora più di restrizioni economiche e sociali. Nel frattempo gli affitti delle case popolari aumentano, come aumentano i tagli ai centri sociali. Solo nel quartiere di Tottenham quest’estate hanno chiuso tredici centri sociali per i giovani e al rientro scolastico in molte scuole pubbliche vi saranno più del 70% di tagli alle sovvenzioni. Oltre alle tensioni con la polizia, la disoccupazione e i tagli sociali si deve anche considerare che la Gran Bretagna è un paese nel quale il 10% della popolazione detiene ricchezze per 100 volte più dei poveri e dove per anni un’economia vacillante è stata coperta da un sistema di credito sempre più ampio. E sempre dal lato del divario tra ricchi e poveri, nel 2007, nelle aree più ricche dell’Inghilterra per ogni cento morti sotto i 65 anni, nelle aree più povere ne morivano 200. Un’ ineguaglianza che non si riscontrava dal 1921.
Tra i poveri, la categoria che soffre maggiormente dell’aumento della disoccupazione, delle tensioni crescenti contro la polizia, della povertà sempre più dilagante e dei tagli sociali è quella dei giovani. Giovani che crescono in famiglie sempre più assenti. Già nel 2007 la Gran Bretagna era al 21esimo posto nella graduatoria Unicef dell’indice del benessere giovanile (l’Italia al 8 posto). E non era soltanto considerata la povertà, l’alta percentuale di gravidanza, problemi d’alcool e di fumo ma anche altri fattori come un sistema educativo sempre più sovraccarico con classi tra le più affollate del mondo (una media di 26 alunni per classe). Quindi i giovani come categoria a rischio, gli stessi che sono stati all’origine degli scontri. Il 75% delle persone coinvolte in questi atti vandalici aveva meno di 25 anni di cui un terzo minorenni.

London's Burning
Clash: Police and Thieves
Clash: White Riot
Clash: Police on my Back

Le cause
I giovani sempre più lasciati a se stessi crescono in giungle urbane senza punti di riferimento se non le gangs che incitano al traffico di droga, alla violenza ed i media che incitano dalla loro parte a un consumerismo sfrenato, dove l’immagine, l’apparire e il possesso di ricchezza è tutto. Non si è accettati sono accettate per quello che si è ma per quello che si vale, come ci ricorda anche L’Oreal: “Perché io valgo”. Anche il governo non dà un’immagine migliore: i profitti sono sempre più privatizzati e i rischi e costi socializzati. Con una prospettiva di futuro assente e una voglia di valere, anche se per poco, molti giovani cresciuti da soli, senza nessun valore, in queste giungle di cemento, alla prima opportunità di sentirsi vivi e far parte della società che li ha sempre scartati e rifiutati, sono impazziti come delle belve tenute in gabbia. Non hanno nulla da perdere, non potranno mai permettersi nulla, non hanno possibilità di lavorare e hanno l’impressione che ogni possibile via di scampo sia loro negata. Diceva un vecchio testo di David Bowie 'Possiamo vincerli per sempre. Poi potremo essere eroi solo per un giorno, Non siamo nulla e niente ci aiuterà' Si sono scagliati come schegge impazzite contro la società, contro quello che sta vicino a loro per appropriarsi di quello che possono, prima di farsi prendere dalla polizia.
La violenza scappa di mano: le prime molotov sono state lanciate, il fuoco non è controllato e incendia interi palazzi. Tramite i social networks le gangs chiamano a ribellarsi con loro altri giovani, si sentono invincibili. Il passaparola attraverso il messenger blackberry è immediato, il fenomeno si amplifica, altre gangs vedono quello di cui sono stati capaci i loro vicini e vogliono anche loro provare a far parte della società consumista anche se solo per qualche ora. Una rabbia mirata sì ad appropriarsi di simboli giovanili come elettronica ed abbigliamento vario, ma anche una rabbia cieca, pronta a colpire chiunque sia a portata di mano. La polizia che ha a che fare con atti vandalici in diversi quartieri delle città inglesi, è stata presa alla sprovvista. Ci sono stati allora degli scontri anche con i cittadini che sono scesi in strada a difendere i loro beni, con i primi morti, cinque in totale. Si lascia spazio alle milizie urbane razziste che cercano di puntare il dito sugli emigrati, ma questa non è una lotta di razze, è una lotta di classe.
Di quelle classi che i vari governi britannici hanno tanto voluto far sparire durante gli anni, dando facile accesso ai crediti, costruendo lussuosi centri commerciali nei quartiere più disagiati, creando una ricchezza apparente per far dormire tranquilli gli abitanti. Ma ora non c’è accesso per nulla, senza lavoro non puoi avere credito. Senza credito, non puoi far parte della società e quindi ti ci scagli contro. Nel frattempo il governo inizia ad accorgersi dell’escalation della violenza e dispiega più forze dell’ordine. Sono stati mandati per le strade sedicimila poliziotti, stranamente lo stesso numero che dovrebbe essere licenziato con i nuovi tagli. Le violenze sono state messe a tacere, con un bilancio di cinque morti, 3.100 persone arrestate e dei danni per più di 200 milioni di euro.
Uno degli elementi inquietanti scaturiti è la reazione di tutti i concittadini inglesi che condannavano la violenza senza minimamente chiedersi quali ne fossero le cause. 'Sono dei vandali e devono essere sterminati'. Tutti pronti a giudicare senza in realtà capire che con il loro voto, con il loro silenzio, hanno permesso che nel 2011 si siano verificati questi gravi disagi giovanili nel sesto paese più ricco al mondo. Alcuni dei benpensanti in quei giorni hanno anche augurato l’intervento dei militari per dichiarare la legge marziale. Adesso i morti saranno pianti e i danni non assicurati saranno coperti dalla polizia, che per far fronte a tali somme farà aumentare le tasse di tutti i cittadini e non solo del 10% per i più ricchi. Delle 3.100 persone arrestate, finora 1.000 sono finite nelle già sovraffollate prigioni inglesi. I processi, visto il loro improvviso aumento, sono fatti sempre più fatti alla rinfusa da avvocati sottopagati con un sovraccarico di lavoro esorbitante.
Il governo Cameron promette sanzioni molto dure conto i giovani che hanno sconvolto l’Inghilterra - non solo Londra, anche Manchester, Liverpool, Birmingham ... - per questi cinque giorni, e una polizia ancora più severa secondo il modello “Zero Tolerance” di New York introdotto a fine anni ‘80. Il primo ministro minaccia anche di far chiudere i Social Network, ritenuti i principali passaparola delle rivolte.
Ancora si tace su come risolvere i problemi che hanno causato questa rivolta, su come aiutare i giovani a trovare dignità e lavoro, su come agire nel campo dell’educazione e del sociale perché questi tumulti siano eliminati. Non sono le priorità di Cameron in questo momento. Nel frattempo gli affari hanno ripreso come prima e il divario tra ricchi e poveri si allarga sempre più. Il mostro della povertà e del malessere sociale che abbiamo generato è stato solo assopito e messo a tacere, ma per quanto?
Myriam Bardino


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