sabato 28 agosto 2010

BRIAN WILSON REIMAGINES GERSHWIN / Talkin' with BRIAN WILSON


Brian Wilson é uno dei più grandi compositori del XX secolo: ha fatto della musica pop una forma d'arte, insieme a Paul McCartney, Burt Bacharach e pochi altri. Basterebbero tre brani scritti da lui quando era il genio compositivo dei Beach Boys per garantirgli l'immortalità: GOD ONLY KNOWS, GOOD VIBRATIONS, HEROES AND VILLAINS. 

venerdì 27 agosto 2010

Teenage Attack rock&roll festival: 8a Edizione, 5 / 6 Agosto 2010, Pisticci - by Vincenzo Martino

Pubblico volentieri la cronaca di Vincenzo Martino dell'8a edizione di Teenage Attack, un festival rock&roll che ormai da alcuni anni un gruppo di appassionati di rock (garage in primis) organizzano in Basilicata, Pisticci per la precisione. In questo articolo leggerete probabilmente di bands che non conoscete formate da ragazzi che suonano prima di tutto con passione: chissà che presto qualcuna di loro non si faccia spazio in quel grande circo (direbbero gli Stones) che é il rock&roll; perciò prendete nota (W.B.)


Il primo festival rock’nroll della Basilicata ovvero il Teenage Attack è giunto ormai all’ottava edizione: anche quest’anno il tutto si è svolto nella suggestiva location della villa comunale di Pisticci. In questa edizione abbiamo avuto il piacere di ospitare una serie di bands locali provenienti dalla Basilicata e dalla Puglia: come sempre (o quasi) l’evento si è svolto in 2 serate; la prima denominata 'punkrock night', la seconda ‘sixties night’.
I primi a salire sul palco nella prima serata sono i pisticcesi Lepi In Prazni che tradotto significa 'teste vuote’: hanno saputo tenere bene il palco suonando un’ottimo punk‘n’roll ‘77 e spaziando prima con diversi pezzi originali fino ad arrivare a covers degli Zeros, GG Allin etc….
Si rimane a Pisticci proseguendo con i Routines, formazione nascente che propone dell’ottimo punk-wave. Facciamo un salto in Puglia: degne di nota sono le Nomuzak che arrivano da Bari ed esordiscono deliziando i nostri timpani con del grezzo garage/punk molto primitivo che mi ha ricordato gruppi come Pandoras, Brood ma anche altri gruppetti minori presenti nella storica serie ‘girls in the garages’.
A concludere la prima serata saranno i Random da Matera col loro punk-rock selvaggio: non mi hanno convinto troppo, in giro comunque ho sentito pareri positivi (degustibus).

La seconda serata si apre con i May I Explode? naturalmente di Pisticci, sempre validi nel proporre il loro indie-rock alternativo con influenze elettroniche; poi da Rionero (Potenza) arrivano i Celestialshock con del rock-indie-pop : bravi ma nulla di speciale.
Si prosegue indisturbati con i Barsexuals da Lucera (foggia), formazione di garage-blues/punk dal sound grezzo (forse troppo) e spudoratamente Gories-style .
Finalmente ecco il mio gruppo pisticcese preferito: gli Shadows Of Reflection che ci hanno deliziato con le loro gemme oscure di garage/folk-rock, esibendosi magistralmente con una sfilza di validi pezzi originali per poi passare a qualche cover ben fatta di bands come Dovers, Love e molti altri.
Il cerchio si chiude con i Peanuts: arrivano da Ferrandina (Matera) e sono una Pink Floyd cover-band, ma attenzione i P.Floyd del primo periodo per cui hanno proposto solo cover Barrett-iane ed anche molto bene .
Non conoscevo questo gruppo e secondo il mio modesto parere sono veramente degni di nota: quindi se vi capita di leggere il loro nome in giro andate a vederli.

Al termine delle due serate Donty, Arthur Green e Caveman 78 ci hanno fatto ballare con del buon garage, beat, soul fino a notte fonda.
Anche quest’anno dopo mille difficoltà siamo riusciti a metter su un’altra edizione del nostro caro festival sperando di aver comunicato ai presenti un po’ di ‘good vibrations’.
Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo anno: nell’attesa divulgate sempre e comunque il verbo rock’n’roll. Lunga vita al Teenage Attack.

(nella foto a destra The Shadows Of Reflection)


VINCENZO MARTINO
http://www.myspace.com/teenageattackfestival
http://www.youtube.com/watch?v=XFcBXgcqS9Y

Cult Records / KRISTYL : Kristyl (stampa privata - 1975) by Paolo Casiraghi

Paolo Casiraghi con questa nuova recensione continua a segnalarci in questa rubrica dischi 'perduti', dimenticati: tanto più meritoria é la sua opera certosina di archeologia che spero intensifichi nel tempo. (W.B.)

Nell'immmenso panorama (oserei dire quasi un pozzo senza fine) delle band cristiane degli anni '70, denso di stampe private ad opera di sconosciuti adoratori del Signore svettano numerosi capolavori quali Fraction, Shadrack, All Saved freak band, Azitis e il monumentale album omonimo dei Kristyl, band di Louisville, Kentucky.
Stampato originariamente in 200 copie su vinile sottilissimo ed economico, rappresenta forse il punto piu' alto dell'intero movimento; sconosciuti per anni sono stati riscoperti (e ristampati) sia su vinile alla fine degli anni'80 e su cd (probabilmente bootleg) negli anni '90.
Ma veniamo ai contenuti....il genere e' un rock cristiano melodico con sfumature psichedeliche (nonostante i testi siano chiaramente contrari all'uso di droghe) con due chitarre cristalline ma con ottimi effetti , buono e pulito il cantato.
Canzoni come Deceptions of the mind , Morning Glory e soprattutto l'incredibile Valley of the life , con il suo incedere chitarristico epico e maestoso rappresentano il puro esempio di rock americano della meta' degli anni '70 con evidenti richiami al sound californiano della fine degli anni '60.
In definitiva un disco rarissimo ma una meta obbligata per coloro che adorano il genere: come Relatively Clean Rivers per esempio potrebbero tranquillamente far parte della collezione degli amanti del rock rurale alla Grateful Dead (Workingman's Dead era) e del Neil Young elettrico di Everybody knows this is nowhere.
Incredibile la copertina , tipo demo tape , con un serpente disegnato a mano che abbraccia la Terra.
Raro cimelio , un passaggio obbligato per molti di voi sebbene le liriche religiose potrebbero risultare ostiche a lungo andare: ...well, non pensateci , loro addirittura pensavano che il loro album avrebbe potuto cambiare il mondo.
Forse avevano ragione.
Ho ancora i brividi. Da recuperare assolutamente....

PAOLO CASIRAGHI

http://psychemusic.org/JESUSrock.html#anchor_192
http://theancientstar-song.blogspot.com/2007/08/kristyl.html

giovedì 26 agosto 2010

LEIGHTON KOIZUMI : Graveddiger V, The Morlocks ... la leggenda continua -- by Wally Boffoli

Alla vigilia del concerto torinese dei Morlocks e subito dopo l'uscita ufficiale del loro nuovo lavoro PLAY CHESS ho tracciato (sperando farvi cosa gradita) la tormentata storia di LEIGHTON KOIZUMI, una vera e propria leggenda della scena garage-punk internazionale attraverso le vicende dei GRAVEDIGGER V, dei MORLOCKS, la loro discografia ed un'intervista del 1987 (W.B)


La straordinaria avventura di Leighton Koizumi inizia a San Diego nel 1983 con il chitarrista Ted Friedman ed i The Gravedigger V, in pieno garage-revival californiano, mentre a New York cominciano a farsi largo Chesterfield Kings e Fuzztones. A differenza di altre bands californiane come i Tell Tale Hearts e gli Untold Fables i G.5 pur eseguendo molte covers non condividevano sino in fondo l’estetica dell’imitazione pedissequa delle garage bands dei sixties: nella brevissima vita della band Leighton fece subito terreno bruciato intorno a sé con il selvaggio screamin’-style che imperversava nelle sue interpretazioni, per non parlare del campionario di echoes, feedbacks e fuzz della chitarra solista di Ted Friedman. Gli inizi erano stati quasi disastrosi, i loro shows lasciavano molto a desiderare: Shelly Ganz degli Unclaimed che assistette alla loro prima esibizione durante un party disse che era la prima band che riusciva a sbagliare gli accordi di Wild Thing; eppure ne avevano passato di tempo ad esercitarsi su quel classico come su Gloria.
Con l’aiuto di Ron Rimsite, artefice della fanzine garage 99th Floor progredirono in poco tempo sino ad attirare l’attenzione del guru della scena garage californiana Greg Shaw che produsse nel 1984 per la Voxx il loro primo album All Black And Hairy, divenuto negli anni un’icona per gli appassionati del punk-garage di ogni nazionalità.
All Black And Hairy conteneva alcune covers come il brano omonimo del leggendario Screaming Lord Sutch, una delle influenze di Leighton , Night of the Phantom(Larry and the Blue notes) ma anche dei brani scritti di loro pugno come Stoneage Stomp, She’s a Cure, She’s gone.
Nel 1987, sempre per la Voxx e prodotto da Greg Shaw uscì The Mirror Cracked, una compilation di prove in studio e live che Leighton rinnegò totalmente affermando che era stata una trovata di Greg Shaw per incassare denaro sfruttando la loro immagine.
Quando esce il loro primo ed unico album in studio i Graveddiger V non esistono più e The Morlocks sono già realtà: incidono nel 1985 Emerge per la newyorkese Midnight Records di Jordan Tarlow (ex Outta-Place) che sarà ristampato nel 2008 da Area Pirata, suonando su una strumentazione dei Tell-Tale Hearts semidistrutta durante un loro concerto a San Francisco due giorni prima.
Emerge mostra una band indirizzata verso sonorità garage più intricate, infuocate quasi per nulla revivalistiche: le dissolute In The Cellar, 24 Hours Every Day, Born Loser, sino all’originale One Way Ticket hanno in carico un vocalist già abbondantemente sguaiato, che due anni dopo dichiarerà senza peli sulla lingua in un’intervista ad un noto rock-magazine italiano
'...il garage per i Morlocks non é quello di Los Angeles: lì è divenuto un gigantesco fashion show di gente in camicie paisley e beatle-boots; la mia band é profondamente influenzata dagli Stooges, Mc5, dal Detroit sound e dalla violenza chitarristica; i Morlocks credono nel chaos, nel rumore, nella violenza. La stessa cover di I Got A Right degli Stooges che eseguiamo sta a testimoniare che il nostro sound é noise fondato su una concezione di rock censurabile, duro e null’altro! I Gravedigger V invece erano fans degli Who e delle sixties bads texane, Stoics and Elevators '.
Ron Rimsite scriverà nel numero 7 (85-86) di 99th Floor che i Morlocks erano la più grande band garage del mondo, che in quei mesi aveva assistito in alcuni clubs di Los Angeles ai loro shows selvaggi ed incredibili: aveva sentito ragazzi eccitati dire che erano la più grande band live dopo gli Stooges.
Dopo l’incisione di Emerge i Morlocks si trasferiscono a San Francisco: San Diego era troppo piccola ed opprimente ed il loro sound non era compreso; a San Francisco la gente era molto più open-minded e il garage privo di compromessi dei Morlocks poteva estrinsecarsi senza problemi.
La dimensione live è la più consona ad esprimere tutte le potenzialità di un performer così carismatico e così Submerged Live registrato a Berkeley nel 1986 ma stampato dalla Epitaph di Brett Gurewitz nel 1988 è il primo di una serie di live albums: registrato molto bene, contenente alcune covers diventate dei classici delle performances infuocate dei Morlocks: il r&b cadenzato Get out my life Woman(A.Toussaint), la dura Leavin’here (Holland/Dozier/Holland), Your body not your soul(Cuby & the Blizzards); ma ci sono anche gli originali Different World, lenta ed oscura e My Friend the Bird il brano più rappresentativo dell’inquietante, sottile ispirazione dark-garage dei Morlocks.
Anche il terzo album è dal vivo, tra 1986 ed il 1988 in San Diego, Los Angeles e Berkeley con esiti alterni ed esce per un’etichetta croata, la Listen Loudest nel 1991: Wake Me When I’m Dead, titolo oscuro ed emblematico mette in mostra una bella sfilza di brani ‘deep sixties’ da violentare; You Mistreat Me(Outsiders) Born Loser (Murphy & the Mob), Cry in the Night(Q 65), Double Decker Bus(Count V), By my Side (Elois), Superstupid (Funkadelic) ...sì perché Leighton non si cruccia di dichiarare
amo il funk e la sua carica sessuale, sesso e violenza! Ma prediligo ascoltare il rock australiano: Radio Birdman, New Christs, New Race…senza dimenticare i Motorhead ma soprattutto i Rolling Stones, la mia band preferita in assoluto’. Ed aggiunge sfacciatamente ’ …i Morlocks sono molto diversi dai Graveddiger 5: quelli erano ragazzi stupidi ansiosi solo di avere i loro stivaletti alla Beatles, i Morlocks rappresentano la parte violenta del rock&roll. Per questo io non amo i Tell-Tale Hearts…che senso ha cercare di essere i nuovi Pretty Things? Questa mentalità, questo modo di suonare è infantile, noioso! '.
Wake Me When i’m Dead contiene anche un brano firmato da Leighton ed altri autori, You Must Not Be Seen As I Am, singolo uscito insieme a She’s My Fix nel 1987, brano complesso e torturato che dimostra quanto fosse elastica ed onnivora la concezione del garage da parte di Leighton e c.; ed inaspettatamente una versione apocalittica di Nile Song dei Pink Floyd (More soundtrack).
I motivi per cui i Morlocks non tornarono in studio in quegli anni, incidendo però molti live furono i problemi che ebbero con le droghe: sempre in quell’intervista del 1987 Leighton affermò che ne avevano provate di ogni tipo toccando il fondo, ma che finalmente se ne erano (più o meno) liberati. Scompare dalla scena garage per molto tempo mentre gira la voce che era stato ucciso dall’aids durante gli anni ‘90 : invece riappare in forma a San Diego agli inizi del nuovo millennio, portando avanti per breve tempo un nuovo progetto, i Featherwood Junction con i quali suonerà molto dal vivo. Nel 1997 la fiamma della leggenda Morlocks era stata ravvivata dalla pubblicazione della Voxx di un loro live del 1985 a San Francisco: Uglier Than you’ll Ever Be!
In realtà si deve lavorare parecchio di immaginazione sulla validità dello show perché la registrazione lascia molto a desiderare: oltre gli ormai classici My Friend The Bird, Get Out My Woman, Leavin’ Here, appaiono delle rivisitazioni selvagge di The K, I Need You (Kinks), Outside Looking In (Bad Roads’ Too Bad), When The Night Falls (Eyes), I Got Nightmare (Q 65).
Nel 2004 Leighton, dietro sollecitazione dei suoi incalliti fans italiani fa la sua apparizione proprio qui da noi accasandosi con l’Ammonia Records ed i tre ottimi punk-garagers Tito and the Brainsuckers: con loro come backing band torna in studio dopo la bellezza di 17 anni dimostrando di non aver perso assolutamente smalto ed energia; When The Night Falls e le successive apparizioni live italiane rappresentano la sua magnifica resurrezione reimponendo Leighton Koizumi all’attenzione di addetti ai lavori e fans indefessi. Tredici i brani, tutti sixties-covers rivisitate dal nostro con rinnovata carica animale e suonate da Tito e c. davvero con una grinta unica. Spiccano per energia superiore Milkcow Blues (Chocolate Watch Band), No Friend Of Mine (The Sparkles), Born Loser (Murpy and the Mob) ma soprattutto una No Fun carica e deviata che non ha nulla da invidiare ad Iggy. Notevoli anche le lente Signed D.C. (Love) e When The Night Falls con un lungo e psichedelico solo finale di Tito Lee.
Quattro anni dopo (2008) la rinnovata formazione dei Morlocks entra in studio con due chitarristi validissimi, Lenny Pop e Bobby Bones: con loro ed una sezione ritmica da urlo (Marky:drums e Nic Jodoin: bass) Leighton Koizumi aggiunge un ennesimo mattone alla sua leggenda incidendo per l’eccellente etichetta garage italiana Go Down Records Easy Listening For the Underachiever, che per dinamicità e feeling è qualche gradino al di sopra di When The Night Falls. In Dirty Red, Sex Panther, Cat (on a hot thin groove) dimostra davvero di essere rimasto l’ultimo performer dell’oltraggio prodotto dal rock contemporaneo: il suo repertorio ormai collaudato e sempre contagioso di urla strozzate e singulti volgari con cui strapazza le performances fanno buona compagnia (se non surclassandolo a volte) a quello dell’altro redivivo delle scene Iggy Pop. Eccezionali anche le due versioni (studio-live) di You Burn Me Out, con un riff micidiale che farebbe stramazzare al suolo un elefante, e l’interpretazione perversa di Leighton dell’immortale Teenage Head (Flamin’ Groovies).
Arriviamo così ai giorni nostri ed al nuovissimo disco in studio dei Morlocks Play Chess, presentato ufficialmente agli addetti ai lavori e pubblico il 25 Agosto 2010: Play Chess mostra un volto inedito di Koizumi, ma vi rimandiamo a questo punto alla recensione estesa apparsa
su Music Box.

WALLY BOFFOLI

http://www.youtube.com/watch?v=mOCQCM7UIlg&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=r88lquSqOJs&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=aV65njH7WTY
http://www.youtube.com/watch?v=yxprSAfC6Fo&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=WHLXhQMu3ds
http://www.myspace.com/themorlocks
http://web.tiscalinet.it/wrongway/leighton/index.htm
http://www.ammoniarecords.it/ita/discografia/Leighton/Leighton_when.htm

Gravedigger V discography:
All Black And Hairy; LP (Voxx, 1984)
The Mirror Cracked; LP (Voxx, 1987)
All Black And Hairy / The Mirror Cracked; two-fer CD (Voxx/Bomp, 1994)

Morlocks Discography
Singles:
She's My Fix/You Must Not Be Seen As I Am 7" (Earache, 1989)
Under The Wheel/Hurricane A' Coming 7" (Iloki, 1991)
I Don't Do Funerals Anymore/Nightmares 7" (Dirty Water, 2008)
Albums:
Emerge LP (Midnight, 1985) (Rist. da Area Pirata, 2008)
Submerged Alive LP (Epitaph, 1988)
Wake Me When I'm Dead LP (Listen Loudest, 1991,Croatia)
Uglier Than You'll Ever Be! CD (Voxx, 1997)
Easy Listening For The Underachiever CD, LP (Go Down Records, 2008)
Play Chess (Popantipop, 2010)

Leighton Koizumi (with Tito & The Brainsuckers): When The Night Falls (Ammonia Records, 2004)

martedì 24 agosto 2010

Ascolti anomali di un cantautore : Neil Young by Ruben

Noi di Music Box abbiamo aspettato anche troppo per omaggiare in qualche maniera l'immarcescibile Neil Young, una delle nostre guide spirituali, artista a tutto tondo dall'ispirazione inesauribile anche se discontinua, campione del rock acustico ed elegiaco come di quello elettrico e sonico. Rimediamo parlando sinteticamente, grazie all'amico cantautore Ruben, di tre dischi di Neil Young degli anni '90 cui siamo molto legati, tre piccole gemme della sua sterminata discografia che parte dagli anni '60 giungendo ai giorni nostri.
Inauguriamo la pubblicazione in calce ad ogni articolo di un direct link a You Tube che vi introduca subito nel mood dell'opera trattata. Buona lettura e buon ascolto (W.B.)




NEIL YOUNG & THE CRAZY HORSE : SLEEP WITH ANGELS (1994-Reprise)

La dolcezza dell’iniziale My Heart e la successiva, tutto sommato nella norma, Prime Of Life non traggano in inganno: le note iniziali di Driveby, cupa ed avvolgente, ci portano dritti ad uno dei dischi “recenti” più riusciti del Nostro. Memorabile il riff sulfureo di Sleeps With Angels, composta per la morte di Kurt Cobain quando ormai il disco era già finito, ma che estrinsecamente finisce per definire il mood oscuro di questo lavoro. Western Hero e Train Of Love sono ballate gemelle nell’apparato musicale. Ma è la chilometrica Change Your Mind a stamparsi in modo indelebile nei nostri cuori: un nuovo grande classico del Canadese insieme al Cavallo Pazzo (così bisognerebbe sempre registrare il rock! Live in studio, “e a culo tutto il resto”!). In Blue Eden ed Old Black la benemerita sei corde di Mastro Neil Young trova nuove profondità.
Incantano le atmosferiche Safeway Cart e Trans Am. Piece of Crap è una salutare frustata.
Chiude l'elegiaca A Dream That Can Last, ricollegandosi nelle atmosfere al primo brano.
Ma quando mai mi capita di parlare di un disco e di citare tutti i brani? Vorrà dire pur qualcosa ...

http://www.youtube.com/watch?v=LvPsYgHmraI
http://www.myspace.com/neilyoung

NEIL YOUNG : HARVEST MOON (1992-Reprise)

Strombazzato come il seguito di Harvest (il disco che ha consegnato il loner canadese alla Storia), è un lavoro pervaso da atmosfere notturne e delicate (Harvest viene solitamente definito come “solare”, ed è molto più abrasivo di quello che potrebbe sembrare…).
Contiene tutta una serie di brani che sono diventati dei nuovi classici younghiani, da Unknown Legend a Harvest Moon, da From Hank To Hendrix alla conclusiva, meravigliosa, Natural Beauty (l’ho suonata chissà quante volte…).
Da ricordare anche Dreaming Man, una piccola perla.
Riascoltando oggi il disco mi ha infastidito un po’ l'ampio riverbero utilizzato a man bassa su voce ed altro; magari un ambiente più raccolto avrebbe giovato, e conferito maggiore intimità a canzoni che la danno e la esigono.

http://www.youtube.com/watch?v=ZaIegJDyoaQ



NEIL YOUNG & THE CRAZY HORSE: RAGGED GLORY (1990-Reprise)

Potrei cavarmela con uno “Yeah”, e avrei detto tutto.
Dopo il variegato Freedom, il Canadese richiama i fedelissimi Crazy Horse – che io amo alla follia – e incide questo monumentale album, dove la mitica Old Black e la sua sostituta occasionale (sempre una Les Paul Standard del ’53) si producono in lampi, tuoni e meraviglie.
Memorabile Fucking Up, ripresa spesso live dai Pearl Jam, ma è difficile in un disco come questo indicare un brano piuttosto che un altro. Giusto per curiosità, la conclusiva Mother Nature, che ricalca nella melodia il tradizionale The Water Is Wide, ripreso da Dylan ed infiniti altri.
Seguirà un tour straordinario per intensità e coinvolgimento nelle esecuzioni, documentato nell’imperdibile cd e vhs Weld.
A causa del volume feroce sul palco, Neil diverrà affetto da tinnitus, che gli consiglierà suoni meno invasivi.
Ma il Cavallo Pazzo è sempre dietro l’angolo: scalpita, smanioso di cavalcare e cavalcare…

http://www.youtube.com/watch?v=PFxeQQZp8lg&NR=1

RUBEN
http://www.facebook.com/profile.php?id=1096404579&ref=search

lunedì 23 agosto 2010

THE JAM AT THE BBC 1977-1981 (Universal International - 2002) by Wally Boffoli

Il recentissimo concerto di Paul Weller al Traffic Festival di Torino (live-report MB di Claudio Decastelli) ha riportato per un'ennesima volta l'attenzione di fan (mods e no) e addetti ai lavori sull'enorme operato artistico del musicista anglosassone negli ultimi (quasi) trentacinque anni, a partire dagli splendidi Jam in odore punk, attraverso gli stilosi Style Council, il Paul Weller Movement sino alla carriera solista costellata di splendide opere. Weller non dimentica mai di rievocare i gloriosi Jam nei suoi spettacoli; anche a Torino il 19 luglio ha eseguito Pretty Green e Start dall'album "Sound Affects" del 1980. 

Anche per questo mi piace riproporre un mio articolo scritto e pubblicato nel 2002 dal web-magazine Music Boom sul doppio cd (triplo con il bonus cd) "THE JAM AT THE BBC 1977-1981" (2002) eccellente compendio live, curato dal proverbiale marpione John Peel, dell'intera mirabolante parabola creativa ed artistica del trio inglese, leader amatissimi del movimento mod internazionale negli anni '70-'80.
Nel malaugurato caso qualcuno non avesse alcun documento sonoro dei Jam io lo indirizzerei senza esitare su questa opera pubblicata otto anni fa. (W.B.)


E' risaputa la voracità di John Peel, santone, talent-scout e personaggio chiave della scena rock britannica degli ultimi decenni nell'assicurarsi in anteprima chicche e prestazioni dei più importanti artisti e bands: le numerose sessions da lui organizzate per la BBC stanno vedendo la luce poco alla volta, quasi alla chetichella, ma rappresentano sempre una sorta di fedele e preziosa cartina al tornasole delle capacità nude e crude interpretative e compositive di tanti artisti.
Potete immaginare quindi come John sia riuscito a catturare più che efficacemente in studio l'energia live dei JAM di Paul Weller, una delle più influenti bands anglosassoni a cavallo tra i '70 e gli '80, in queste BBC Sessions uscite 2002 prima dell'estate.
Vi riporto alcuni stralci delle sleeve notes di Adrian Thrills contenute nel booklet interno: perché sono convinto sia fondamentale per penetrare la temperie di quelle registrazioni storiche.
'...La prima John Peel Session dei Jam fu registrata nello storico studio della BBC Maida Vale (che aveva ospitato in passato le sessions di Beatles,Kinks, David Bowie e T.Rex) nell'aprile del '77 e trasmessa nei primissimi giorni del maggio prima della pubblicazione del loro primo album In The City, sempre nel maggio '77. In pochissimo tempo disponibile le session immortalarono delle primitive, energetiche versioni di tre brani di In The City, Art School, I've Changed My Address e l'omonimo In The City più il nuovo brano The Modern World. Tutto era approssimativo ed istintivo, ma per una band che stava nascendo le sessions erano un'esperienza importante.'

Ed aggiunge lo stesso Weller: 'I brani erano suonati dal vivo. Potevi aggiungere giusto forse un pò di feedback e overdub-guitar prima di registrare le voci. Eravamo alla mercé degli engineers perché in quei giorni non ne sapevamo abbastanza di tecniche di registrazione, ma essi lavoravano bene. Eravamo ingenui ma ne beneficiava l'urgenza espressiva. Oggi molte bands sembrano conoscere molte cose dei metodi di incisione. Sanno come inserire una sezione di archi ed effetti speciali, ma non riescono a catturare la crudezza'.

Le successive due Peel Sessions alla BBC del '77 e del '79 contenute nei due dischetti accompagnano precedendole o seguendole di pochissimo le pubblicazioni dei loro album successivi, "This Is The Modern World", meno punk e già più influenzato dalla cultura mod (dice Thrills), ed il concettuoso maturo Setting Sons : ad alimentare impietosamente la nostra nostalgia songs impetuose ed indimenticabili come London Girl, Carnaby Street, All Around The World, Eton Rifles, Thick As Thieves, Saturday's Kids, emblemi lapidari di una passione/epopea mod letteralmente edificata da Paul Weller/Bruce Foxton/Rick Buckler e che alla fine del 1979 aveva fatto dei Jam un'istituzione nazionale.
Ben rappresentato invece nei dieci brani 'live' (giugno '78) al Paris Theatre in Regent Street per la serie 'In Concert' sempre della BBC, il terzo album dei Jam, All Mod Cons con Billy Hunt e 'A' Bomb In Wardour Street insieme a molti brani da Modern World.
L'ultima studio-session è dell'ottobre 1981, per Radio 1's B15 con i Jam in pieno trip funky-soul: ecco i fiati di Absolute Beginners ma anche i lirici riverberi di Tales From The RiverBank e Funeral Pyre; una chicca di questa session é la versione, come al solito cazzuta ed adrenalinica di un classico Atlantic di Arthur Conley, Sweet Soul Music (prima di allora i Jam avevano violentato altri standard r&b come gli Who prima di loro e come tradizione mod voleva ... In The Midnight Hour, HeatWave).
Ma questo momento particolare dell'evoluzione artistica dei Jam é fotografato al meglio dal secondo 'In concert' per la BBC, all'Hippodrome Theatre in Golden Green (Dicembre 1981): nel marzo '82 esce il sesto album in studio, The Gift. E' anche il periodo del massimo impegno 'politico' dei tre con concerti-beneficenza per la Campagna per il Disarmo Nucleare e per Rock Against Racism : all'Hippodrome Theatre eseguono molti brani dell'imminente The Gift, ed ecco il detroit-sound di A Town Called Malice, Precious, The Gift...ma anche Pretty Green (arricchita a meraviglia dai fiati) e la beatlesiana Start! dall'album Sound Affects.
Fermo restando l'enorme valore storico delle John Peel Sessions a mio parere, la vera chicca di questo "The Jam At The BBC" é il terzo bonus disc a tiratura limitata, registrato live sempre per la serie BBC 'In concert' al Rainbow Theatre il 4 dicembre 1979: perché riproduce fedelmente l'atmosfera incandescente e sudata tipica delle performances dei tre; l'album Setting Sons era uscito un paio di mesi prima e i Jam erano al massimo della loro energia creativa ed esecutiva, lo dimostrano questi 18 brani che pescano generosamente nel repertorio del precedente All Mod Cons, vero manifesto della mod-culture con il sorprendente e sospeso Mr. Clean, capolavoro chiaroscurale, To Be Someone,l'epica Down In Tube Station At Midnight,All Mod cons, It's Too Bad, la conclusiva Kinks-cover David Watts...e nell'imminente, epocale album "Setting Sons" con versioni intensissime e fulminanti di Eton Rifles, Private Hell, Burning Sky, Smithers-Jones...ma c'é anche la delicata The Butterfly Collector, When You're Young, Girl On The Phone, Away From The Numbers.
Un pezzo di storia rock, della nostra storia e preziosa memoria rock che ritorna....non fatevelo sfuggire!
wally boffoli
http://www.paulweller.com/thejam.php
http://www.thejamfan.net/welcome.htm