sabato 28 ottobre 2006

Recensioni / Italiani; ARMANDO ADONINO : Immagini ( A&R 2006)


Negli ultimi 20 anni e passa il cantautore barese ARMANDO ADONINO ha contribuito a nobilitare con le sue canzoni il concetto di ‘ artista di strada ‘ .
Esse, scaturite con gentile minimalismo naif, senza forzatura alcuna, dalle sue numerose traversie esistenziali dimostrano come proprio grazie ad esse un’artista possa partorire e stigmatizzare una purezza lirica cantautorale assolutamente scevra da quegli aristocratici intellettualismi che oggi vanno tanto di moda, con testi a volte fatalistici (E’ un circo la vita, Uomo solo) a volte amari ( Clown, Ballata nel tempo) , altre attraversati da nobili aneliti di riscatto (Robin Hood , Nuovi orizzonti) .
In Innamorato di te ed Io che volevo è l’amore idealizzato invece ad essere protagonista .
Quelle di IMMAGINI sono canzoni nate e cresciute per le strade di quella ‘town without a pity‘ che Bari è da sempre , un grande ‘paese’ del sud decisamente malvagio verso chi ha il difetto di non essere un mercante !
Come in una bella favola l’etichetta nascente A & R ed il Tom Tom Studio di Rosario De Gaetano ed Angelo Pantaleo, note figure della scena musicale barese, hanno deciso di restituire alle canzoni peregrine di Armando Adonino quella dignità artistica ed espressiva che meritano da sempre .
IMMAGINI, il primo positivo parto dell’A & R ha più di un merito: prima di tutto produzione e mixaggio essenziali che valorizzano lo stile vocale scarno ed il dinamico chitarrismo acustico d’estrazione folk-blues di Armando ( uno Ian Anderson d’annata docet…ed anche un certo Nick Drake, ma lui non lo sa ! ), poi gli apporti strumentali discreti ma funzionali di alcuni amici musicisti (Roberto Piccirilli, Pasquale Boffoli, Piero Di Bari, lo stesso produttore Rosario De Gaetano…) , ma soprattutto l’aver riattualizzato e nobilitato il repertorio di colui che tranquillamente si può considerare il padre spirituale storico dei novelli cantautori baresi.

PASQUALE BOFFOLI

Contatti: degaetano@iazzoproject.com
tomtomstudio@fastwebnet.it

mercoledì 25 ottobre 2006

Live / Esteri; NICK CAVE 'Solo Performance', Music Village, Parco Novi Sad, Modena 7 Luglio 2005


La dicitura “Solo Performance” attribuita al minitour italiano di NICK CAVE ha dato adito a qualche equivoco: in realtà Re inchiostro si è presentato a Modena, nell’affollato padiglione del Music Village con una formazione ridotta dei Bad Seeds comprendente i fedeli gregari Martyn P.Casey al basso, Warren Ellis al violino e strings varie, Jim Sclavonous alla batteria. La formula adottata dall’artista australiano in questa occasione ha avuto il grande pregio di porre maggiormente in risalto quegli incredibili chiaroscuri e magistrali sbalzi di umore che costituiscono ormai da tempo la collaudatissima materia palpitante della sua arte.
Il Cave del 2005 visto a Modena è performer ormai maturo, poliedrico e carismatico al di là di qualsiasi scala di valori, sia quando, seduto al pianoforte, si è concentrato nelle soffuse nebbie mistiche di timeless ballads ripescate oculatamente dai suoi lavori degli ultimi venti anni - People Ain’t No Good, Nobody’s Baby Now, Lucy, Loom Of The Land, Into My Arms, The Ship Song, God In The House, classiche ormai come può esserla una piéce pianistica di Chopin - sia quando, confortato magistralmente da Warren Ellis - invasato violinista posseduto da “romantica” passionalità e gestualità spiritata - ha strapazzato la tastiera percuotendola ossessivamente ed abbandonandola a scatti ripetuti per inscenare tumultuose versioni teatrali delle storiche apocalittiche Tupelo e The Mercy Seat, torturando in lungo e largo le assi estreme del palcoscenico in preda ai suoi fatidici sconvolti deliri espressivi, sfiorando o stringendo le mille mani protese verso di lui.
Al di là di questa ortodossa dicotomia la spiazzante positiva impressione in alcuni episodi è stata di un metodico ribaltamento del mood primigenio, esperimento probabilmente ispiratore della formula a quattro: brani originariamente abrasivi come Red Right Hand, Stagger Lee ed addirittura in alcune fasi The Mercy Seat trasfigurati in sontuosi inediti arrangiamenti pianistici, sono risultati (orfani della grattuggiante e gracchiante chitarra di Blixa Bargeld ) mirabilmente interiorizzati; al contrario il combo di Cave dal vivo ha tirato fuori da brani come The Weeping Song, Henry Lee, Hiding All Away (dall’ultimo Abattoir Blues) un’energia che in studio appariva soltanto potenziale.
A Modena Nick ci è apparso comunque uomo ed artista estremamente comunicativo, positivo, ed a suo modo pacificato con se stesso, capace già dopo i primi tre-quattro brani di schiodare dalle sedie tre quarti dell’audience invitandola/obbligandola (come resistere ad un invito tanto seducente?) a raggiungerlo sotto il palco per un contatto fisico molto più diretto.
E ad alternarsi sono sorrisi , estemporanee ed esilaranti battute individuali con la band (a causa di piccoli fraintendimenti sul repertorio) e il pubblico (soprattutto con un certo Antonio, cui finalmente dedicherà una chilometrica liberatoria Tupelo, ossessivamente richiesta dall’inizio dello show). Verso la fine dello spettacolo non si dimentica certo di moglie e figli sottolineando, non senza un pizzico di ironia, il suo status di marito e padre: a lei dedica Babe, You Turn Me On (un po’ melensa ?), uno dei brani forse meno riusciti di The Lyre Of Orpheus… ma si fa perdonare subito dopo con una feroce Jack The Ripper.
Richiamato a gran voce concede due lunghi bis ad un pubblico che copre trasversalmente una fascia dai diciassette-diciotto anni ai cinquanta e passa… Cos’altro dire: che è meraviglioso incrociare per caso (?) lo sguardo di una diciottenne e sorridersi, scoprendo che state cantando conoscendo entrambi a memoria i versi di Nobody’s Baby Now mentre Nick Cave ne sta eseguendo una stupenda versione…

PASQUALE BOFFOLI

www.nickcaveandthebadseeds.com

martedì 24 ottobre 2006

Recensioni / Esteri ; ROY & THE DEVIL'S MOTORCYCLE : Because of women ( Voodoo Rhythm - 2006 )


L’etichetta svizzera di Reverend Beat-Man, la Voodoo Rhythm records, è divenuta negli ultimi anni, e cioè i primissimi del nuovo millennio, una label di culto internazionale attenendosi strettamente al verbo garage, blues-trash e primitive rock’n’roll.
Ma già dagli anni ’90 con bands e produzioni estreme ed a volte bizzarre come Dead Brothers, Monsters, aveva dimostrato di essere interessata unicamente al lato più oscuro e meno ortodosso del rock, ed in alcuni casi ad incesti contro natura tra generi molto diversi, polka, zydeco, punk, cabaret, come nel caso dei Watzloves, coerentemente con la ragione sociale che si era data ed alcuni sottoragioni: ‘Records sto ruin any party…..He’s monsters voice'.
E’ diventata poi nel nuovo millennio una sorta di amorevole ed accogliente ovile europeo ma cosmopolita.Devo dire che con questa produzione recentissima, Because Of Women degli svizzeriMotor Roy & The Devil’s Motorcycle, tre chitarristi (3 Brothers) più un batterista, Oliver, la Voodoo Rhythm si è davvero superata. Il sound prodotto dalle tre chitarre e da Oliver travalicano l’abusato concetto di trash-blues che si rivela limitativo nel loro caso.
Da un lato si ricollegano a certo ‘decostruttivismo‘ blues di mitiche bands come Chrome Cranks, Bassholes e Cheater Slicks; come in brani oppiacei I Had A Dream, l’acustico-folkeggiante Winding Up (con tanto di onde che si rifrangono e grida di gabbiani) e l’informale Dust Ball Flashback iniettano nella matrice nera del blues alcolizzati ed onirici umori esistenziali di bianchi alla deriva, di vite allo sbando, mutandone per fatale inerzia e trasfigurandone le trame originarie.Un mood che ricorda molto gli abbandoni drogati degli Spaceman 3.
Ma, a differenza dei nomi succitati, Roy & The Devil’s Motorcycle rinunciano ad urgenza ritmica e deflagrazioni soniche per dar vita ad una psichedelica blues decelerata ed inquietante in cui sono gli obliqui e visionari téte-a-téte delle tre chitarre e la voce trasandata ed occasionale a farla da padrone .
Autentici monumenti al ‘cuore nero’ di questo blues posseduto da un incredibile nichilismo bianco sono Dark Sunday Evening ( qui i 13th Floor Elevators sembrano essersi dati appuntamento con i Joy Division ), la cover di Junior Kimbrough, Don’t Leave me (strascicata ed alcolizzata) e quella di Elmore James, It Hurst Me Too, che come Johnny Be Good iniziano canoniche per poi inerpicarsi perfidamente su stravolti ed imprevedibili sentieri sonori .Omaggi alla tradizione quindi , anche se devastati da una seriale dedizione alla profanazione ed ad un’innata trascendenza sonica.
Sono comunque episodi come Illumated Cowboy, spiritata ed inclassificabile, che non offre il fianco ad alcuna etichetta musicale ‘umanoide’, e poi Dark Sunday Evening, e la tormentata e densa When We Were Young che senza ombra di dubbio mettono a fuoco la visionarietà straripante e potente di una band rimasta troppo a lungo nell’oscurità di un piccolo villaggio delle montagne svizzere, oggetto di un rito per pochi adepti.

PASQUALE BOFFOLI www.voodoorhythm.com

Official Web Site
www.roydmc.ch

Audio Extra
ascolta "Dark Sunday evening"