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sabato 18 giugno 2011
MOVIES - Lo Spazio chiuso: Il Cinema di ROMAN POLANSKI
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venerdì 17 giugno 2011
SWANS: "La Risalita dagli Inferi" 1983 - 2010
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I TRENI ALL'ALBA: “2011 A.D. (L'Apocalisse della porta accanto)” (2011, Inri)
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PANDA BEAR “Tomboy” (2011, Paw Tracks)
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giovedì 16 giugno 2011
Introduzione al POST ROCK
Simon Reynolds ed il Post Rock
Dopo shoegaze e trip hop il terzo filone peculiare degli anni '90, pur se non prolificissimo è il cosiddetto Post Rock. La definizione è stata coniata da Simon Reynolds (il guru della stampa musicale inglese) in una recensione (su The Wire del maggio 94) al libro
“Rock and the pop narcotic”, che vede nel grunge la quintessenza del rock. Reynolds vedeva nel grunge invece il peggio della musica attuale, la somma di quella che potremmo definire una linea di destra rock, cioè i gruppi che fanno dei propri limiti una bandiera sino all' involontaria autoparodia, cioè punk, hard rock e metal.
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ATARI TEENAGE RIOT: "Is This Hyperreal" (2011, Dim Mak)
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mercoledì 15 giugno 2011
CONTROSENSO: "La strada é di tutti (la verità é di tutti) (2011, Autoprodotto)
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ESMEN: "Tutto è bene quel che finisce" (2011, Greenfog Records)
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ROCK ARCHEOLOGY - THE HUMAN INSTINCT : "Kiwi psych heads"
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martedì 14 giugno 2011
THE GREENHORNES: "****" ("4 Stars")(2010, Third Man Records)
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IL CARICO DEI SUONI SOSPESI: “Condizione Alienata” (2011, Autoprodotto)
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lunedì 13 giugno 2011
JAZZ-ROCK - "A Story - Fourth Part" - l'Italia: Perigeo, Area, Arti e Mestieri
Il 13 GIUGNO 1979 moriva per un maledetto morbo tropicale l'immenso DEMETRIO STRATOS degli immensi AREA, come ci ha ricordato 'caramente' il compagno nostro collaboratore RICARDO MARTILLOS: ma oggi c'è stata anche una grande vittoria, e Demetrio ne sarebbe stato molto felice. Riproponiamo, come piccolo contributo di DISTORSIONI, un articolo di LUCA SANNA sul jazz-rock contenente un sentito omaggio a DEMETRIO STRATOS e AREA (wally boffoli)
ANDREW'S CORNER - VAMPIRE RODENTS: "Lullaby Land" (1994, Re-Constriction)
Continua con Vampire Rodents band e "Lullaby Land" disco, davvero 'sorprendenti', difficilmente ricollegabili ad altre esperienze soniche e d'avanguardia, la personale retrospettiva del nostro Andrea Fornasari sugli artisti e sui dischi più corrosivi degli anni '80 e '90, soprattutto americani (wally boffoli)
Intanto precisiamo subito una cosa: il titolo è fuorviante. Qui di ninnenanne non ce ne sono. Sfido chiunque nel riuscire a dormire con un simile sottofondo. La band era composta principalmente da due elementi, due professori universitari: i Vampire Rodents erano un progetto aperto, vi partecipavano vari musicisti e cantanti. Alla fine il duo compone il puzzle, stendendo un tappeto sonoro estremamente vasto e variegato. Si passa dalla musica classica contemporanea, all'avanguardia industriale, ad accelerati riff hardcore e campionamenti improvvisamente tagliati da stacchetti stile Rip Rig+Panic, per poi affondare nell'heavy più estremo.
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JAMES LEG: “Solitary Pleausure” (2011, Alive Records, Goodfellas)
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GREVE: “Greve EP” (2011, IndieBox)
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DAN SARTAIN: “Legacy of Hospitality” (2011, ONE LITTLE INDIAN, Goodfellas)
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domenica 12 giugno 2011
LIVE REPORT - "James Chance and The Contortions" - Torino, @Spazio 211, 16 marzo 2011
Monica, l'autrice di questo live report sul recente show torinese di James Chance & the Contortions, nel 1978, quando uscì "No New York", il caustico manifesto della No Wave newyorkese prodotto da Brian Eno, credo fosse piccina assai: lei stessa nell'articolo che leggerete ammette candidamente di conoscere pochissimo ciò che successe artisticamente in quegli anni nella Grande Mela. Nondimeno le ho affidato, dandole fiducia (ricambiata con tanta buona volontà) e puntando sulla sua istintività, questo live report, contaminato (confesso!) in qualche punto dal sottoscritto, cercando tra l'altro di alleviare anche in minima parte il cocente dolore di non aver assistito in prima persona a uno dei recenti show italiani di James Chance.
ROYAL TRUX: "Drugstore Cowboys", 1988 - 2002
Mi piace pensare alla musica dei Royal Trux come ad un frullatore dentro al quale vengono prima triturati e poi amalgamati i più svariati nomi dal summit storico-enciclopedico del rock e non solo. Riesco anche a intravvederli nel bel mezzo del loro processo creativo: un enorme sacco contenente centinaia di foglietti di carta con su scritti altrettanti riferimenti musicali (nomi, quando non addirittura titoli di canzoni), e da lì vengono pescate a sorte le coordinate per l’ispirazione del prossimo pezzo. Certo, visto con questo criterio il gruppo sembrerebbe affidare tutto alla casualità, mentre ogni album della band possiede una peculiarità concettuale a sé.
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