lunedì 13 giugno 2011

DAN SARTAIN: “Legacy of Hospitality” (2011, ONE LITTLE INDIAN, Goodfellas)

Chi conosce bene Dan Sartain si tufferà su questa sua ultima release con il gusto che ogni fan ha per i take alternativi, per le versioni inedite dei grandi classici, per le b-sides e per i memorabilia in generale. Per chi non avesse familiarità con questo bizzarro e malinconico giocoliere del rock'nroll, che qualche anno fa si autodefiniva “nato nel fuoco e battezzato nelle lacrime di Johnny Cash”, “Legacy of Hospitality” è un bignami perfetto, in grado di riassumere l'intero universo sonoro di una carriera.
Una spremuta sanguigna di rock'n'roll, rockabilly e garage e una spruzzata di blues, shakerati (non mescolati) da una produzione ruvida e disomogenea – che non scade mai nell'eccesso inascoltabile di certe produzioni lo-fi – sono gli ingredienti di questo cocktail caldissimo, che sa a tratti di deserto a tratti di birra e a tratti di benzina. Sartain gioca con le cover, come ha sempre fatto, riproponendo una nuova versione di Telegram Sam dei T-Rex, meno didascalica di quella contenuta nel suo “Sartain Family Legacy”, per quanto le differenze siano abbastanza trascurabili.
Fra le chicche troviamo anche It's So Easy to Fall in Love, rivestita di sonorità western, con una batteria letteralmente “al galoppo” per una cavalcata brevissima dai lontani echi bluegrass. La tracklist si destreggia fra il best of di una carriera che ha visto un'evoluzione singolare (dalle nervose venature punk degli inizi a un garage scuro, abrasivo e inzuppato di blues) e gli inserimenti di inediti ripescati da momenti diversi della carriera di questo artista eclettico e difficile da classificare. Tutto il gusto vintage di Sartain emerge nella splendida Mister Moonlight, una ballata fuori dal tempo costruita completamente su un accordion straziante eppure semplicissimo.
Ci troviamo di fronte a un artista considerato comunemente poco “accessibile”, eppure le sonorità che impasta dall'inizio della sua carriera e gli stilemi sui quali basa la composizione dei brani pescano in generi che è praticamente impossibile ignorare e vanno a toccare con infallibile immediatezza le corde ataviche dell'istinto che hanno fatto grandi i suoi innumerevoli maestri. Decisamente degna di nota, fra i 21 brani di questo inusuale compendio, la ballabilissima e inedita Perverted Justice, che vira sul surf con suono e produzione piuttosto puliti. Il menestrello del rockabilly che ha conquistato Jack White fa il punto della situazione con un album corposo, in uscita con DVD abbinato: decisamente da non perdere!
Angela Fiore
Telegram Sam
Replacment Man

Dan Sartain

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