Tra le ultime produzioni della svizzera Voodoo Rhythm , King Hokum di C.W.Stoneking's é davvero cartina al tornasole della proverbiale estetica, in questo caso primitive-blues della label di Rev.Beat Man.
Non a caso lo slogan dell'etichetta é ' We make a junkie out of everybody'.
C.W.Stoneking's, americano svezzato in Australia dagli aborigeni ha suonato per molto tempo blues per le strade di Melbourne prima di forgiare il suo pathos che, ascoltando i polverosi solchi di King Hokum, si capisce pesca a piene mani nel profondo gotico (come sottolineano le info V.R.) blues rurale del sud americano degli anni '20 e '30.
Sembra impossibile nel nuovo millennio ascoltare qualcuno (bianco per giunta!) cantare come Robert Johnson o Leadbelly senza orpelli, accompagnandosi con una chitarra spoglia e cruda: flash di duro lavoro nei campi di cotone, invocazioni diaboliche e toni da predicatore del Vecchio Testamento.
E così i toni indolenti e gracchianti da vecchio grammofono di Way out in the world, Bad luck everywhere you go, Rich man's blues, Dodo blues resuscitano brandelli di blues ancestrale, lo stesso che con i suoi toni faringitici Tom Waits ci sputa in faccia da anni a sbronze avvenute, lo stesso che si può ascoltare anche nei dischi dell'americana Fat Possum.
Un arrapantissimo ritorno alle blues-roots mai troppo benedette, in adorabile solitudine quello di Stoneking’s; in alcuni episodi il nostro si fa accompagnare dalla Primitive Horn Orchestra con steel guitar, jug trombone e clarinetto come in Don’t go dancin’, Dodo blues, On a Christmas day, Handyman blues rievocando antiche funeral-marchs e le primissime forme di jazz; in You took my thing and put it in your place invece ingaggia un più che allusivo duetto erotico con una pimpante donnina.
Se amate la purezza incontaminata dei padri 'icone' forgiatori del blues d'inizio XX° secolo questo
disco vi farà vibrare.
In caso contrario é probabile vi parrà un'inutile anacronistica masturbazione musicale!
http://www.voodoorhythm.com/
Non a caso lo slogan dell'etichetta é ' We make a junkie out of everybody'.
C.W.Stoneking's, americano svezzato in Australia dagli aborigeni ha suonato per molto tempo blues per le strade di Melbourne prima di forgiare il suo pathos che, ascoltando i polverosi solchi di King Hokum, si capisce pesca a piene mani nel profondo gotico (come sottolineano le info V.R.) blues rurale del sud americano degli anni '20 e '30.
Sembra impossibile nel nuovo millennio ascoltare qualcuno (bianco per giunta!) cantare come Robert Johnson o Leadbelly senza orpelli, accompagnandosi con una chitarra spoglia e cruda: flash di duro lavoro nei campi di cotone, invocazioni diaboliche e toni da predicatore del Vecchio Testamento.
E così i toni indolenti e gracchianti da vecchio grammofono di Way out in the world, Bad luck everywhere you go, Rich man's blues, Dodo blues resuscitano brandelli di blues ancestrale, lo stesso che con i suoi toni faringitici Tom Waits ci sputa in faccia da anni a sbronze avvenute, lo stesso che si può ascoltare anche nei dischi dell'americana Fat Possum.
Un arrapantissimo ritorno alle blues-roots mai troppo benedette, in adorabile solitudine quello di Stoneking’s; in alcuni episodi il nostro si fa accompagnare dalla Primitive Horn Orchestra con steel guitar, jug trombone e clarinetto come in Don’t go dancin’, Dodo blues, On a Christmas day, Handyman blues rievocando antiche funeral-marchs e le primissime forme di jazz; in You took my thing and put it in your place invece ingaggia un più che allusivo duetto erotico con una pimpante donnina.
Se amate la purezza incontaminata dei padri 'icone' forgiatori del blues d'inizio XX° secolo questo
disco vi farà vibrare.
In caso contrario é probabile vi parrà un'inutile anacronistica masturbazione musicale!
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1 commento:
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