Dopo il debutto, un mini. Come ai tempi dei Dead Kennedys. Come allora, come da sempre nella carriera di Jello Biafra, sono gli Stati Uniti a essere scherniti, la sua ideologia delle guerre da esportazione, il suo benessere vero o presunto, comunque ostentato, costruito sulle macerie del terzo mondo e vergato a tergo dei trattati ambientalisti che azzardano a salvare un mondo al collasso, la sua ostinata fede nel dollaro e nel tubo catodico, la sua corsa alla conquista del pianeta prima e dello spazio attorno al mondo poi a venir rappresentati simbolicamente sin dalla copertina, stavolta come sangue che cola da un guanto di lattice.
Un indice che punta alla luna e noi doppiamente idioti che stavolta che dovremmo osservare il dito, guardiamo a un satellite che è già stato colonizzato. Jello continua a fare le boccacce come un Johnny Rotten divorato dalla meningite e gli infermieri di Guantanamo spingono il lettino lungo i corridoi di un feroce hardcore punk metallico e nevrotico come ai tempi del mostro Frankenchrist, tingendosi di soluzioni free e noise sulla conclusiva cover dei Deviants (con tanto di citazione doorsiana da When the music’ s over) che chiude il disco, celebrando l’ ennesimo ingresso del gladiatore Biafra nell’arena del circo punk. Ancora una volta ben tornato, Joker.
Franco “Lys” Dimauro
Alternative Tentacles
Dot com Monte carlo
Metamorphis Exploration On Deviation Street
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