Sotto la misteriosa sigla di Dirty Beaches si nasconde il progetto solista di Alex Zang Hungtai, nativo di Taiwan ma presto traslocato oltre oceano, a Montreal in Canada per l'esattezza, e giunto con questo "Badlands", titolo pare ispirato dal grande Jim Jarmush, al suo terzo disco da solista. Alex si colloca con questo suo lavoro direttamente nel filone lo-fi, il disco infatti è deliberatamente registrato in bassa qualità, con sonorità che rimandano addirittura al rock dei fifties, e con non troppo nascoste simpatie per i grandi maledetti del cinema odierno, Tarantino, Lynch e Kim Ki Duk.
Lo stesso rocker-emigrante spiega che questo suo disco parla continuamente di temi quali l'esilio ed in generale di quello che si prova stando lontano da casa o dovendo immaginarsi di averne una propria. Quello che accade appena la puntina scende sul disco (scusate l'immaginazione da vecchio vinil-dipendente) è che sembra di avere sbagliato disco e di aver messo su il primo leggendario esordio dei Suicide: Speedway king ti arriva addosso con quello stesso impeto, suoni cupissimi in lontananza e la voce malata e disperata di Zang, quasi una reincarnazione di Alan Vega, davvero un intro shoccante. A ruota Horses e Sweet 17, sulla stessa falsariga dell'apertura, anche se qui vengono fuori le influenze rockabilly del nostro, Tav Falco ed i suoi Panthern Burns ma anche i Cramps degli esordi.
A hundred highways è uno dei pezzi forti del disco, sei minuti di strati di chitarre sovrapposte tutte rigorosamente in lo-fi style, basse ed alte frequenze si rincorrono, un brano davvero particolarissimo ed originale; a seguire True blue, ballad melodica alla Presley del tempo che fu, lo stesso si può dire dell'elegante Lord knows best, due songs che dimostrano che la voce di Alex sa essere cruda ma dolce e sognante al tempo stesso. La chiusura di questo mini-album, solo 27 minuti di durata, è riservata a due tediosi e inutili strumentali che abbassano un poco il giudizio complessivo su questa interessante terzo lavoro di Mr. Dirty Beaches, un cd da incubo notturno, la colonna sonora perfetta per un road movie come "The Hitcher", da ascoltare in una lunga autostrada deserta nel buio della notte.Restiamo sintonizzati sui prossimi lavori di Zhang certi che le sorprese non mancheranno considerato l'eclettismo di un personaggio simile: per ora accogliamo con soddisfazione questo "Badlands", uno delle opere quantomeno più originali anche se non trascendentali ascoltate nel 2011. Da segnalare Dirty Beaches on stage in Italia ad agosto per un mini-tour di 4 date, il mio suggerimento già lo conoscete.
Ricardo Martillos
DIRTY BEACHES su MYSPACE
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