autore di tutte le canzoni, è calda, ha toni alla Morrissey, e dona ai brani il giusto tocco autunnale, gli arrangiamenti sono sobri e mai invadenti, debitori di certa new wave anni Ottanta; la sezione ritmica dà nervatura e forza, ma sempre con misura, mentre chitarra e tastiere, e in due casi il violino, sottolineano il mood scuro e amaro dei testi.
I dieci brani che scorrono sul lettore costituiscono un flusso sonoro piuttosto compatto, senza che vi siano sensibili differenze fra essi e senza che vi sia una canzone che spicchi decisamente sulle altre: questo può essere considerato un limite, ma anche un pregio per chi alla fine dei quaranta minuti del disco si sarà appassionato alla loro musica, e fatto coinvolgere dalle atmosfere romantiche del gruppo. Fra le canzoni si fanno comunque preferire le malinconiche, al limite dell’infelicità, Biergarten e North On Canvas, la più dinamica Dance With Me, e Strenght In A Smile che si fa notare per un arrangiamento che ricorda i Calexico. In conclusione un’opera riuscita, che apre più che buone prospettive per la band romana ed un disco che per attitudine ed atmosfera metteremo accanto ai Lambchop, ai Tindersticks e magari anche a Jens Lekman. All’album hanno partecipato fra gli altri Liam McKahey dei Cousteau e Nicola Manzan del Teatro degli Orrori e Bologna Violenta al violino.
Ignazio Gulotta
City Final
Nessun commento:
Posta un commento