giovedì 24 novembre 2011

INTERVISTE - Heinali & Matt Finney: "Ain’t no night" (2011, Paradigms Recordings)

Heinali & Matt Finney costituiscono una collaborazione davvero unica. La loro musica è una fusione molto evocativa di ambient-drone, shoegaze e spoken-word. Heinali è un compositore che vive in Ucraina, Matt Finney un poeta che vive in Alabama. Hanno realizzato insieme quattro album: “Town Line” (2010), “Lemonade EP” (2010), “Conjoined” (2010), "Ain’t no night" (2011) (# Consigliati da DISTORSIONI) riscuotendo un unanime consenso da parte della critica. Considero questi lavori tra le cose più interessanti degli ultimi anni.

Intervista 
Felice Marotta (DISTORSIONI) Salve ragazzi e complimenti per la vostra musica! Non inizierò l’intervista con la solita domanda su come sia possibile comporre musica a 10.000 Km di distanza. Inizierò l’intervista con una considerazione che mi è venuta in mente ascoltando la vostra musica: la musica di Heinali sui testi di Matt Finney è (con le giuste proporzioni) quasi come se Tarkovskij avesse fatto un film su un romanzo di Bukowski. E’ una sensazione giusta o un’iperbole?
Heinali Grazie! Tarkovskij probabilmente non si sarebbe mai interessato a Bukowski. Non credo che avessero nulla in comune, né nei loro interessi, né nel loro linguaggio artistico. I nostri campi invece si incrociano drammaticamente ed abbiamo tanti interessi in comune. Soprattutto con Bukowski, principalmente.

Io credo che la forza della vostra musica derivi da una tensione riconciliata. Da un lato vi è una carica di nichilismo che è basato su un dolore reale mentre dall’altro vi è quasi il tentativo di rendere spirituale questo dolore, sublimandolo. E’ una interpretazione corretta?
Heinali Spirituale è una parola strana. Voglio dire che per me, l’unico modo per convivere con questo dolore è renderlo estetico. Non ho praticamente altra scelta se voglio mantenermi vivo, nel vero senso della parola.

Ascoltando attentamente i testi di "Ain’t no night", colpisce profondamente l’assenza di qualsiasi speranza o prospettiva. Il male è quasi un peccato originale la cui responsabilità ricade sui padri (si veda Tinderbox). Rievocare il massacro di Sand Creek significa non dimenticare che l’America si è fondata sulla violenza e sulla sopraffazione. Non esiste alcuna speranza o possibilità di redenzione. Ma non pensate che possa esistere un riscatto, almeno per i figli?
Matt Quella violenza e quella sopraffazione doveva infiltrarsi ed è da loro che l’abbiamo imparata. Non siamo ancora pronti a guardarci allo specchio. E’ facile attribuire a tuo padre e tua madre tutti gli errori e le cose orribili che ti sono capitate, ma a che serve farlo se diventi esattamente come loro? So che alcune cose non meritano il perdono ed la penso così anch’io, ma noi siamo senza dubbio la generazione che si piscia ancora nei pantaloni, che piagnucola, stronzi ingrati, che non meritano nulla di meglio.


In tutto questo sono rimasto impressionato dal termine “cecità” che compare sia in Ain’t no night che in Hallelujah. E’ forse il modo di cancellare il mondo di fuori? Se nel mondo di fuori non c’è speranza, può esserci invece speranza in un microcosmo o nel mondo interiore?
Matt E’ così perché sono Matt Finney, perché sono incazzato e non sono in grado di gestire il mondo attorno a me. Il che non significa che non credo in nulla. Ho alcune persone a cui mi aggrappo come se fossero le uniche cose che mi impediscono di annegare.

Guardando la copertina di "Ain’t no night" mi è venuto in mente un bellissimo romanzo di un grande scrittore americano: “L’ultimo vero bacio” di James Crumley, per quel miscuglio di whisky, miserie umane e squallide storie, sebbene piene di umorismo. Come avete costruito “Ain’t no night”?
Heinali “Ain't No Night” è stato realizzato grezzo. Non volevamo rendere piacevoli le cose brutte. Parliamo di argomenti sgradevoli e forse l’album suona sgradevole, ma non volevamo ricoprirlo con delle sovrapposizioni che lo avrebbero reso una esperienza piacevole all’ascolto, un disco che avrebbe portato bellezza nella tua vita o un qualcosa da suonare mentre si contemplano le stelle. Il che non significa che io abbia abbandonato il tradizionale approccio tonale, per andare avanti con il solo rumore per tutto il tempo. Poiché “Ain't No Night” non riguarda solo l’esperienza orribile in sé, ma riguarda il conviverci dopo, riguarda il modo con cui questa esperienza ti forma ed il modo in cui ti forma.

Riprendo la considerazione che ho fatto all’inizio riguardo l’idea di una tensione riconciliata. Mi riferivo a Tarkovskij e alla sua ricerca di spiritualità. Sto pensando anche ad Arvo Part. Quanta della vostra musica è legata alla spiritualità nel senso più ampio?
Heinali Vorrei davvero ascoltare la definizione di spiritualità. Non credo che stiamo cercando di diventare martiri o qualcosa del genere. Senza dubbio non stiamo cercando di rendere la nostra esperienza spirituale. Poiché non lo è. Siamo solo cercando di parlare di cose che riteniamo debbano essere portate all’attenzione, cose che ci preoccupano. Siamo abbastanza realisti. E cerchiamo di non prenderci troppo sul serio. Anche noi amiamo l'estetica surreale e spirituale, ma non è nulla di più di un semplice modulo, non lasciarti ingannare.

La vostra musica è certamente una musica emozionale. Ed è anche una musica cinematica. Credo che esista una relazione forte tra le forme cinematiche e quelle emozionali nella vostra musica. Avete percezione di questo? Che ne pensate?
Heinali Grazie! Credo che la musica sia sempre stata visiva per me. Ho sempre avuto interesse più per le immagini e le atmosfere che la musica crea, rispetto alla forma musicale in sé. Qualche volta tu “senti” l’immagine, “senti” un dettaglio, un oggetto che scorgi e traduci in musica. Ho avuto anche esperienze negative tuttavia, sono concentrato più sulle atmosfere rispetto ad una qualsiasi altra cosa e a volte questa situazione influenza le composizioni molto seriamente, non consentendomi di svilupparle ulteriormente.

Ho letto i vostri blog riguardo alcuni progetti paralleli che approcciano l’arte in un modo più esteso. Per esempio "Art Soloma group" di Heinali o la vostra collaborazione alla mostra d’arte visuale di Olia Pishchanska. Cosa occorre affinché un esperienza emozionale e cinematica diventi anche una esperienza estetica?
Heinali La musica è una esperienza estetica per definizione, no? Se ti riferisci ad installazioni d’arte, video proiezioni, etc., quando un altro mezzo è presente, la musica deve poter dialogare con esso e talvolta questo determina delle limitazioni, diciamo, sul lato emotivo della musica; e sì, questo accade, ed è una situazione ancora abbastanza nuova per me, che non so ancora esattamente come gestire.

Per finire, parliamo delle vostre influenze
Matt Influenze: persone malvagie, donne sexy nude, fantasmi, enigmi, sfocature, l'innocente, il colpevole. Ed ancora donne sexy nude.

Prossimi progetti futuri?
Matt Speriamo che il bere ci porti ad una morte prematura.

Grazie ragazzi! Speriamo di incontrarci presto a Roma
Felice Marotta

Paradigms Recordings




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