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i primi due album. Qui abbiamo niente più che un disco di pop elettronico. Le canzoni sono carine e l'alternanza di più voci maschili e femminili assicura varietà. Ma non c'è più quella messe di strumenti che arricchiva “In case we die”, tromboni, fisarmoniche, fiati e corde esotiche. Qui sintetizzatori e drum machine la fanno da padrone. Solo l'iniziale Desert island azzarda un ritmo in levare, I know deep down accenna un ritmo disco, in That beep e Denial style il fantasma di Prince fa capolino, con qualche coretto zappiano, unica concessione alla follia del passato. Si mantiene un clima di spensieratezza, che in questi tempi cupi fa piacere sentire, il disco scorre gradevole, specie se non si ha voglia di musica cerebrale, ma la sregolatezza e il pizzico di genio degli esordi si fanno rimpiangere.
Alfredo Sgarlato
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