domenica 9 ottobre 2011

AA.VV.: “Dig Cave Dig, A Tribute To The Music of Nick Cave” (Release Date: 1 Aprile 2011, Beautiful Eskimo)

Mi chiedo spesso a cosa servano certi dischi. E non trovo risposta. Mi capita sempre più spesso. E quindi, delle due una, o sono io che mi faccio troppe domande o il mondo è invaso da dischi inutili. Spero per voi valga la prima. Una delle ultime volte che mi sono interrogato sul perché la gente sacrifichi inutilmente la propria vita è stata quando ho messo nel lettore questo tributo a Nick Cave pubblicato in Australia. Avrei fatto meglio a ficcarmi nel letto, tanto più che era amabilmente occupato.

Undici band sconosciute che si cimentano con le Sacre Scritture dell’ apostolo Cave cercando di leggerle al meglio ritenendole, non a torto, perfette. Si va dai Birthday Party fino ai Grinderman di Depth Charge Ethel passando per il Cave “maturo” di dischi come "The Good Son", "Let love in", "The boatman ‘s call", "No more shall we part" e "Dig, Lazarus, Dig". Manca il pianoforte di Nick Cave, il più delle volte sostituito con una chitarra che vorrebbe suonare come Jerry Cantrell (Into my arms dei Fumes), come Dylan (Fifteen Feet of pure white snow dei Luke Legs), come Leonard Cohen (Where the wild roses grow di Little Wolf) o come Matthew Sweet (Are you the one that I ‘ve been waiting for? di Van Walker) e invece sembra il libretto dei canti parrocchiali. Quando giunge infine il momento di leggere l’ Apocalisse (Junkyard e Jennifer ‘s Veil) arrivano gli Ouch My Face e i Dacios che, per rendere tutto più credibile ai fedeli presenti, fanno finta di essere possedute dal demonio. Ci si guarda in faccia aspettando cali lo Spirito Santo. E intanto il sacrestano comincia a sistemare le panche di quelli che siamo usciti fuori a fumarci una sigaretta, come il Cave affranto in copertina.
Franco Lys Dimauro

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