domenica 17 luglio 2011

SKINNY PUPPY : "Too dark park" (1990, Nettwerk) - "The Process" (1996, American)

Skinny Puppy in the '80 and '90: Electronic Body Music, Industrial, Cyber Dark

Un incubo destabilizzante di elettronica infetta, contaminata da perversioni sonore inclini ad un nichilismo totale, alle sperimentazioni più folli e bizzarre che non conoscono confini, costantemente proiettate verso una visione cruda, pessimista e malata di una realtà rappresentata come un malato terminale che sconta le sue ultime ore di vita nell'angoscia, nel delirio, negli spasmi e nelle convulsioni. Un grido di allarme verso l'indifferenza totale della gente che non si accorge delle piaghe malsane che come voragini inghiottono giorno per giorno il mondo.
Con grande tenacia gli Skinny Puppy hanno ribadito negli anni, con la loro proposta musicale, un messaggio a favore dell'anti vivisezione. Stiamo parlando di pionieri di una musica che si è voluta chiamare nella prima metà degli anni 80 EBM (Electronic Body Music), una variante spesso estrema e nera dei primi gruppi techno pop che cavalcavano le onde di alta classifica, la Wave New Romantic di gruppi come Depeche Mode, Erasure, Ultravox, Human League, musica creata completamente con l'ausilio di synth analogici e drum machine, ma decisamente con taglio melodico e danzabile. L'EBM nasce invece inglobando le prime sperimentazioni industriali di fine anni '70 emanate da gruppi come Throbbing Gristle, le oscure visioni tecnologiche futuriste dei Clock Dva, Cabaret Voltaire, Suicide che ben sposavano la letteratura fantascientifica Cyber Punk in voga all'ora. . Non dimentichiamo poi i Kraftwerk, i primi a dare un ritmo danzabile a queste orgie di suoni plastici e cacofonici, l'attitudine Punk che aleggiava all'epoca, ma soprattutto l'estetica e la decadenza Dark, vero centro nevralgico del genere. I primi furono i Daf, ma ben presto seguirono Front 242 e tanti altri gruppi importanti principalmente europei. Gli impulsi sado-elettrici della nuova musica colpiscono anche l'America e stranamente quell'isola sperduta che costeggia il Canada, Vancouver. Da quest'ultima locazione terrestre prende forma il gruppo più seminale e interessante di tutti, quello più ostico e malato, gli Skinny Puppy, nati dalla defezione di un componente un altro grande gruppo che ancora oggi mantiene il primato di nave - scuola per le nuove generazioni electro/industriali, i Front Line Assembly.

"Too dark park” (1990, Nettwerk)
Dopo questa fase introduttiva e tralasciando la prima parte di carriera pur sempre eccelsa che va dal 1984 al 1989, si arriva ad un masterpiece di assoluta bellezza, l'apice dei Puppy, un lavoro astratto e cupo, innovativo e spiazzante, corrosivo, glaciale, apparentemente illogico data la tensione e l'atroce morbosità, i colpi di scena di una musica che non conosce la forma strofa/ritornello, ma è libera di deragliare in qualsiasi momento verso ritmiche e litanie inaspettate e disorientanti. Tutto questo è "Too Dark Park" datato 1990, reso ancora più malsano dalle travagliate esperienze di droga in cui il trio si era da poco invischiato: l'intro Convulsion parla chiaro, l'inferno interiore ha aperto le porte, la sperimentazione è libera di emanare tutte le frustrazioni e il crudele dolore che affligge ogni uomo perso tra i rottami tecnologici in un'era che ha sbiadito colore e sentimenti; un forsennato rincorrersi d'effetti elettronici, rumori industriali, chitarre Metal poste in maniera e in un contesto insolito, ma su tutto una voce mega filtrata e maligna che esprime tutto il suo odio e disperazione, quasi fosse un' anima in pena risvegliata dopo uno stato di catalessi, sepolta viva e in cerca d'aiuto. La seconda traccia, Tormentor parte con una cavalcata iper tecnologica in cui l'oscurità ben si adatta ad un'apparente danzabilità corrotta da quel vocione maledetto dell'orco Nivek Ogre, disturbata costantemente da roventi frammenti di synth impazziti, voci di B Movies tagliate e ricucite a doc per creare un marasma minaccioso sempre in bilico tra il collasso ed un' esplosione d'ira. I brani seguenti evidenziano ulteriormente il morbo malefico che aleggia su questi solchi di musica perversa, la tensione non cede al ritmo forsennato della drum machine e l'atmosfera crepuscolare, ossessiva, malsana, disperata avvolge in un circolo vizioso che non conosce un barlume di luce, il pessimismo regna sovrano, la morte è li che aspetta. Niente paura - per modo di dire - un'apparente calma venata però di una malinconia disarmante arriva con Nature's Revenge, una riflessione triste e rassegnata del delitto qual è quello di essere venuti al mondo: Nivek magnifico nell'interpretare con la sua voce martoriata mille giorni passati nell'angoscia e nella paranoia più assoluta. Ed eccoci al mio pezzo preferito, Shore Lined Poison, un cataclisma continuo, un' esplosione vulcanica in cui non sai dove i lapilli incandescenti andranno a parare, cambi ritmici continui, malessere allo stato puro, caos, disordine, distruzione, rassegnazione, rimpianto, urla impazzite che non sanno più dove andare, dove trovare un rifugio sicuro da un inverno nucleare che lascia irrimediabilmente segni di deformazione cronica. L'unica concessione ad una canzone dalla parvenza quasi umana è rappresentata da Grave Wisdom, ritmo abbastanza lineare, seppur un cantato sempre malvagio, ma a favore tutto sommato di una condizione sonora quasi ballabile. Per finire citerei dopo l'ibrido electro/chitarristico T.F.W.O., la meravigliosa Morpheus Laughing, tastiere funeree che ben si sarebbero prestate al famoso fim Horror 'Phenomena', angoscia e odio che spurgano dalla solita voce crocifissa nella distorsione, rassegnata al pianto, direttamente da uno zombie che rivendica le ingiustizie subite in vita. Rullo di tamburi e finale industriale da colonna sonora con un Nivek Ogre alieno orripilante che augura una buona notte a tutti.

"The Process" (1996, American)
"The Process" rappresenta l’ultimo grido malsano dell’epopea puppyana, quella plasmata dalle malate intuizioni industrial/tecnologiche di un genio sregolato qual’ era Dwayne Goettel, un collante perfetto tra la minuziosa perizia tecnica del polistrumentista Cevin Key e le visioni apocalittiche del cantante Nivek Ogre, denunce pessimistiche di una realtà crudele che sembrano voler decretare l’inevitabile declino del genere umano. Quest’album esce miracolosamente dalle ceneri di una band ormai allo sfascio, minata da incompatibilità interne e irrimediabilmente recisa dalla morte per overdose di Dwayne. Il cucciolo malnutrito si perde ancora una volta nelle fosche lande dell’angoscia, pervaso da un insistente sentore di pericolo, cercando disperatamente un posto sicuro dove poter esalare finalmente in pace il suo ultimo respiro. Jahya è un tremebondo accavallarsi di corpi scarnificati, putrefatti, devastati da micidiali scariche elettriche, disorientanti avvicendamenti di suoni elettronici impazziti, chitarre metal in primo piano a scandire il maligno sermone recitato da un’abominevole voce che sembra provenire dall’oltretomba. Classico inizio in puro stile Skinny Puppy che sembra seguire le solite coordinate di una musica spiazzante e senza un chiaro filo logico, ma questa volta la storia è diversa, le canzoni sono ben definite, il risultato è meno ostico del previsto. Death rivela subito i nuovi cambiamenti, le collaborazioni di Ogre con Revolting Cocks e Ministry si fanno prepotentemente sentire, chitarre metal che costantemente si accoppiano con i ritmi marziali dell’ebm, atmosfere dark da scenario post atomico.
Ed ecco che arriva quello che non ti aspetti, Candle una sorta di ballata per i sopravvissuti all’olocausto nucleare, per la prima volta in oltre dieci anni di attività si sente la voce di Nivek pulita, senza distorsore, melodica e quasi intimistica nelle strofe, esasperata nei ritornelli, sostenuta in apertura da chitarra acustica, archi funerei che degenerarano poi nei soliti delirii techno cibernetici. Tutta l’opera si muove su queste traiettorie, sintesi perfetta di una strabiliante carriera, testamento finale di una delle più influenti band elettroniche degli ultimi vent’anni.
Nel 2004 e 2007 il ritorno alle scene con i due superstiti Nivek e Cevin per due album discreti, "The Greater Wrong Of The Right"(SPV) e "Mythmaker" (SPV): professionali, accessibili, danzerecci e ricchi di motivetti orecchiabili, una nuova veste insomma che potrà piacere anche a chi non ama queste sonorità orrorifiche, lontano anni luce dall’ineguagliabile creatività bizzarra dei lavori precedenti.
Marco Venturini

Skinny Puppy

discography:
* Remission (Ep, Nettwerk, 1984)
* Bites (Nettwerk, 1985)
* Mind: The Perpetual Intercorse(Nettwerk, 1986)
* Cleanse Fold and Manipulate(Nettwerk, 1987)
* VIVIsectVI (Nettwerk, 1988)
* Rabies (Nettwerk, 1989)
* 12 Inch Anthology (remix, Nettwerk, 1989)
* Too Dark Park (Nettwerk, 1990)
* Last Rights (Nettwerk, 1992)
* Back and Forth Series 2 (Synthetic Symphony, 1992)
* The Process (American, 1996)
* Brap: Back and Forth Series 3 & 4(Synthetic Symphony, 1996)
* Cevin Key: Involution (Metropolis, 1998)
* Cevin Key: The Ghost Of Each Room(Metropolis, 2001)
* The Greater Wrong Of The Right(SPV, 2004)
* Mythmaker (SPV, 2007)

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