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Il gruppo si muove tra le retrovie del rock, cerca di seguire la scia, l'ombra di gruppi come gli Yardbirds, ma spesso inciampa. La british pop invasion è storia passata: ormai anche i Beatles, dei della spensieratezza pop e idoli delle ragazzine urlatrici, navigano con il sottomarino giallo verso il magico mondo della psichedelia.
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Ed è proprio la presenza nella band di Todd Rundgren, futuro grande compositore/cantante/strumentista/
produttore della scena pop-rock americana, uno dei motivi principali per cui i Nazz saranno ricordati a posteriori nelle cronache rock.
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I Nazz, da bravi marinaretti pop, riescono a non affondare nelle melodie, galleggiando tra ritornelli indimenticabili come quelli di When I get my plane e See what can you be. Poi la marea cresce e le atmosfere si fanno più movimentate: c’è spazio per sperimentazioni all’insegna del blues (Wildwood blues) e dell’hard- rock, seppur soft di Back of your mind.
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Il progetto non va in porto, cominciano i primi diverbi nella band. Dopo l’uscita nel 1969 dell’ album, con lo scontato titolo “Nazz Nazz”, Todd Rundgren, seguito poi a ruota dal bassista Carson Van Osten, lascia il gruppo nel 1970 (anche se posa ufficialmente nella foto di copertina).
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La band si scioglie per ragioni mai chiarite, probabilmente a causa di dissidi tra i due. Chiusa l'esperienza flop dei Nazz Todd Rundgren, chitarrista-cantante e maggiore compositore del gruppo, continua (come già detto) la carriera artistica da solista con un buon successo di critica. Nella confusione, la melodia dei Nazz si elettrifica, svicola sempre di più verso sonorità hard, dolcemente furiose, tenendo sempre presenti origini e background. Il disco parte in quarta con la sfacciata anti-pop tune Forget all about it e la blues-psichedelica Rain rider. Il lupo si sa, perde il pelo ma non il vizio, ricascando nei profondi abissi della melodia: Gonna cry today, Letters don’t count, sino alla misteriosa, criptica Meridian Leeward (‘I’m a human being now, but I used to be a pig’/ ‘ora sono un essere umano, ma ero un maiale’).
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Il ghiaccio è sciolto, irrompe l’anima hard-rock dei Nazz: Under the ice, un vero tripudio in grande stile di chitarre sostenute dalla folle rabbia delle percussioni . Ormai le armonie sofisticate del debutto sono un ricordo lontano: emerge la vena rock’n’roll dei Nazz, tra facili motivetti mod-freakbeat come Hang on Paul, ritmi blueseggianti (Kiddie Boy) e chitarre agguerrite (Featherbedding Lover).
In chiusura, dopo aver sperimentato diversi stili, i Nazz concludono con un brano strumentale A beautiful song, caratterizzato da atmosfere oniriche, ed
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Monica Mazzoli
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A chi non avesse nulla dei Nazz e volesse documentarsi consigliamo l'ottima antologia uscita nel 2002 "Nazz: Open Our Eyes - The Anthology" (Castle/Sanctuary), il meglio dei tre lavori descritti nell'articolo in 2 CD più un paio di ottime 'unreleased songs': i classici Train Kept A-Rollin'(Bradshaw, Mann, Kay) e Kicks (Mann, Weil), resa immortale dalla versione di Paul Revere & The Raiders. Wally Boffoli
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Todd Rundgren (chitarra, voce), Robert “Stewkey” Antoni (piano, organo, voce),
Thom Mooney (batteria),
Carston Van Osten (basso)
Discografia:
“Nazz” (1968, Sgc), “Nazz Nazz” (1969, Sgc),
“Nazz III” (1971, Sgc),
"Open Our Eyes - The anthology (2 cd)" (2002, Castle Music/Sanctuary)
3 commenti:
Ricardo Martillos says:
Brava Monica, bell'articolo, e giusto riportare alla luce questa sottovalutata band, spesso ignorata per via del nome troppo ingombrante e pericoloso....
Bello sarebbe anche scrivere qualcosa del Todd Rundgreen solista almeno dei primi anni di carriera ..
Chissa forse un giorno qualcuno lo farà...sperem..
ottimo articolo per una band sottovalutata
SDH
Grandissimi NAZZ!
va bene quello che dice Monica, peró non considerei i Blues Magoos come psichedelia che apre la mente, infatti penso che siano proprio piú vicini ai Nazz che agli Elevators!
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