lunedì 2 maggio 2011

BOOK REVIEWS: “Vizio di forma” di Thomas Pynchon (Einaudi Stile Libero, 2011, €.20,00)


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Thomas Pynchon, uno dei grandi nomi e numi della letteratura americana contemporanea, si confronta con il noir con questo romanzo del 2009, ambientato nella Los Angeles del 1971, quando l’età d’oro del flower power sta declinando e la generazione psichedelica ha perso l’innocenza: si sta celebrando il processo a Charles Manson. La restaurazione sta avanzando, Reagan governa la California e gli hippy sembrano più disorientati che mai, mentre sui luoghi che furono teatro dei loro riti avanza la speculazione edilizia. Soltanto l’ex surfista Larry “Doc” Sportello, detective privato, instancabile fumatore di spinelli, sul cui ufficio fa bella mostra la targa “Localizzazione, Sorveglianza, Discrezione”, non casuale acronimo di LSD, sembra aver mantenuto integri gli ideali utopistici degli anni ’60: quando Shasta il suo perduto amore gli chiederà di aiutarla a ritrovare il costruttore Michael Wolfmann, l’uomo per il quale l’aveva lasciato, non esiterà a mettersi sulle tracce dello scomparso. Puro altruismo o piuttosto una ferita d’amore non rimarginato?
Fatto sta che Doc si troverà invischiato in un intreccio inestricabile, dapprima arrestato come responsabile dell’omicidio di una guardia del corpo di Wolfmann, poi via via coinvolto in vicende in cui sono protagonisti poliziotti corrotti, fratellanze ariane, surf bands, zombie, organizzazioni criminali dedite al commercio di droghe e a complotti anticomunisti, sette di dentisti assassini.
Si sviluppa così una trama labirintica al cui confronto i noir di Chandler e Hammett appaiono chiari e limpidi come le acque di un lago alpino. Nelle 460 pagine del libro è condensata una sorta di enciclopedia della cultura pop americana dell’epoca: canzoni, pare siano circa 400, film, attori, programmi Tv, personaggi sportivi vengono citati ad un ritmo torrenziale. Il risultato è un’opera francamente di aspra lettura, la prosa ellittica, labirintica dell’autore accoppiata ad una trama che si fa sempre più intricata ed oscura ne inficiano la riuscita: nondimeno molte pagine sono godibili, soprattutto per la capacità di rievocare l’ambiente della controcultura californiana, fra fiumi di droghe allucinogene, miti utopistici, trip mistici, diete macrobiotiche e rock sparato a tutto volume.
Un’ultima notazione sull’edizione estremamente spartana e lacunosa, non una nota accompagna il testo, eppure il lettore non è certo obbligato a conoscere tutti i personaggi e le serie tv o i telefilm citati: eppure il libro viene venduto all’esorbitante prezzo di 20 euro; con cifre anche più basse piccoli editori elargiscono edizioni eleganti e ben curate. Oltre a disquisire tanto del caro cd, sarebbe ora di affrontare l’argomento dei prezzi spesso scandalosamente alti di certi libri. Cosa dovrà pensare il lettore quando sfogliando il libro si troverà davanti termini come “stewardii” o “cereali stroiati”? Forse è anche per questo che la lettura di questo libro lascia insoddisfatti anche chi aveva apprezzato le opere precedenti di Pynchon.

Ignazio Gulotta

Il book trailer

2 commenti:

Anonimo ha detto...

da alfredo sgarlato: einaudi dovrebbe essere la migliore casa editrice italiana, almeno per tradizione, eppure è incredibile come pubblichi traduzioni pieni di errori pazzeschi: in suttree di mc carthy uno "skeef" (lancia, barchetta)viene tradotto schifo...
pazzesco comunque che Pynchon abbia scritto un libro a soli 2 anni dal precedente

Anonimo ha detto...

appena finito di leggere e l'ho trovato divertente e godibile. ho apprezzato particolarmente la capacità di portarci nell'atmosfera da "fine di un sogno" dell'inizio degli anni '70. dissento da "l'opera di aspra lettura" della recensione: se questa è aspra mi domando cosa ne pensi di "l'arcobaleno della gravità" e " contro il giorno". in complesso un romanzo molto vicino a "vineland", anche se io preferisco le sue opere più ostiche e più postmoderne

SDH