Sergio Citti ci lasciò nel trentennale della morte di
Pasolini, suo amico e collaboratore, poi valido regista in proprio. Era malato da tempo, senza una lira poiché non aveva potuto usufruire della legge Baccelli (la pensione per gli artisti), "
ma nun è pe sti quattro soldi - commentava
- è che nun se tratta così n’artista", i suoi ultimi film quasi invisibili. Non che in passato le cose gli andassero meglio: anche i cinefili più accaniti devono accontentarsi di rari
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passaggi notturni, grazie ai quali si é potuto vedere il folgorante debutto
“Ostia”, interpretato dal fratello
Franco e da
Laurent Terzieff, da un testo di
Pier Paolo Pasolini
, reso coi toni barbari e arcaici della tragedia greca (da confrontare con
“La commare secca", manieristico debutto di
Bertolucci, sempre da un soggetto Pasoliniano)
O il recente
“Vipera”, non perfetto, ma di grande grazia e buon ritmo.Per altri film mi devo basare su lontani ricordi,
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ma è difficile dimenticare lo shock (positivo),
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provato nel vedere il caustico
“Casotto” attratti dalla diva bambina
Jodie Foster, nel cast con Catherine Deneuve, Tognazzi, Placido e molti altri. O la passione con cui seguivamo l’epico e picaresco
“Il minestrone", viaggio di due affamati (
Ninetto Davoli ed un
Benigni ancora puro) in un Italia boccaccesca, con l’unica apparizione al cinema di
Giorgio Gaber. O
“Verdeluna”, episodio della serie tv
“Sogni e bisogni”, favola onirica con un
Renato Pozzetto finalmente usato bene. O il divertentissimo
“Mortacci”, dal cast fantasmagorico:
Gassman, Malcom Mc Dowell, Mariangela Melato, Sergio Rubini, I Gemelli Ruggeri, Carol Alt.
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Il cinema di Citti nel
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contenuto primario, ovvero la trasformazione della realtà spicciola in mito o favola, non è diverso da quello dei più grandi registi italiani,
Fellini, Pasolini, Monicelli, ma è diverso il modo in cui lo persegue, astrazione intellettuale per quelli, immersione nella culturale popolare, nel racconto orale, per Citti, laddove Fellini passava per Kafka e Jung e Pasolini per Freud e Gramsci (ma tutti quanti per
Chaplin).
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Uomo privo di studi,
Franco Citti aveva un dominio istintivo della tecnica registica, per cui i suoi film, per quanto realizzati in economia, risultano formalmente molto belli. Si aggiunga la capacità di variare i registri, dal cinismo alla pietas, dallo straniamento surreale alla comicità farsesca, alla poesia pura (il bellissimo finale di “Vipera”) e avremo un altro grande regista esule in patria (come
Petri, Pietrangeli, Zurlini, Nichetti), ma attenzione al benemerito
“Fuori Orario”, passato anche dalla serie tv “sogni e bisogni”. La morte lo ha colto mentre lavorava ad una sceneggiatura per Anna Falchi, una degli amici che non l’avevano abbandonato.
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Alfredo Sgarlato
Si ringrazia vivamente per la gentile concessione dell'articolo l'autore Alfredo Sgarlato e il Mensile cartaceo di Culture e Idee KONTAMINAZIONI (n. 4 - dicembre 2005) dal quale è stato trascritto.Sergio Cittifilmografia completa:
Ostia (1970 )
Storie scellerate (1973)
Casotto (1977)
Due Pezzi di pane (1978)
Il minestrone (1981)
Sogni e bisogni – serie tv (1985)
Mortaci (1989) I magi randagi (1996)
Vipera (2001)
Fratella e sorello (2005)
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