sabato 29 gennaio 2011

DAVID BOWIE : Heathen (2002, Columbia/Iso)

David Bowie

Non c'é dubbio che David Bowie in quei primi anni - nuovo millennio stava mettendo a punto un'operazione di ripescaggio e serializzazione di quel rock melodico e decadente straordinariamente fascinoso che lui stesso aveva messo a punto nei decenni precedenti attraverso albums indimenticabili come "Hunky Dory, Ziggy Stardust, Heroes, Station to Station". Ci troviamo al cospetto di un artista eclettico, che ha fatto della multimedialità da sempre la sua arma vincente, non é certo un mistero per tutti coloro che seguono da sempre le vicende del rock: sin dai tempi del travestitismo e delle paillettes nei primi anni '70 Bowie ha considerato il rock un viatico per contrabbandare la sua visione iper-umana dell'esistenza ed il suo sguardo aperto sull'universo ed altri mondi.
Studiò all'inizio della sua carriera artistica da mimo, danza, teatro e con il passare delle primavere ha trovato nella pittura e nelle arti figurative altri ideali moduli espressivi. E' anche vero che é divenuto un ottimo uomo d'affari e che si é inserito alla perfezione nel business musicale, ma ciò non ha minimamente congelato la sua ispirazione. Bowie é un artista che si é sempre lasciato sedurre da tutto nel corso della sua carriera, a cominciare dal rock dell'oltraggio e dai suoi padrini storici come Lou Reed ed Iggy Pop, che risollevo' dagli abissi di disperazione ed abbruttimento esistenziale/artistico in cui giacevano negli anni '70 producendo e contribuendo fattivamente agli albums della loro rinascita: "Transformer" e "The Idiot".
Ma Bowie é stato anche vittima subito dopo della gelida fascinazione dell'elettronica e dell'ambient-music che sperimentò con il mago Brian Eno nella triade di opere del periodo berlinese: "Heroes, Low e Lodger", tracciando nuovi seminali sentieri avanguardistici per la musica a venire!
Non si può dire lo stesso anni dopo, nei '90, delle alchimie sintetico/dub/hip hop di un disco come "Earthling" ('97),un pasticcio sonoro in cui Bowie ha annegato la sua ispirazione in un magma di ritmi artificiosi e spezzettati!
"Earthling" era però stato preceduto nel '95 dal concept-album "Outside (The Nathan Adler Diaries)", capolavoro oscuro ed inquietante di avant-garde/ambient-pop, primo capitolo di una saga cui Bowie purtroppo non ha poi dato seguito.

Heathen

Il ritorno clamoroso all'umanesimo melodico si ebbe con "Hours (1999)", il disco che ha preceduto "Heathen": aperto dalla stupenda Thursday's Child esso segnava anche un salutare rigurgito di certo rock turgido che Bowie aveva già celebrato in modo massiccio nei Tin Machine, in compagnia del fedele chitarrista Reeves Gabrels e della rocciosa sezione ritmica dei fratelli Sales. "Heathen" é il primo album del terzo millennio di Bowie, tout-court un Capolavoro: fa sua l'arma della nostalgia, proiettandola nel futuro. Qui si appronta un mosaico di composizioni dal penetrante appeal melodico nel quale Bowie ancora una volta dimostra di essere un maestro. Le suadenti e liriche Sunday, Slow Burn, I Would Be Your Slave, 5.15 The Angels Have Gone rimandando dritti alle malinconie ed ai languori esistenziali di "Station To Station", si configurano come nuovi parametri dell'invincibile solitudine dell'uomo contemporaneo. Ma Slip Away pare un ectoplasma ispirativo in cui rivivono miracolosamente fascinazioni di timeless classics come Space Oddity e Life On Mars.
Del resto il co-produttore di "Heathen" é quel Tony Visconti che con Bowie tanto collaborò in passato e questa affinità antica d'intenti si sente molto nell'album. I've Been Waiting For You: Bowie che rivisita Neil Young, quello ruspante del primissimo album. Il passionario attacco chitarristico avvince; Bowie ne da' una versione epica. Vibrante e palpitante é anche Afraid, giocata su un sottile e sconcertante senso d'inquietudine. Ancora nostalgia 'spaziale' in I Took a Trip on a Gemini Spacecraft: un viaggio all'insegna di un'ansia siderale 'easy' ed orizzontale. La terna conclusiva Everyone Says Hi - A Better Future - Heathen (The Rays) si fa prodiga ancora di ammalianti melodie: in ogni modo é soprattutto Everyone Say Hi a conquistarsi un posto al sole in virtu' di un ritornello e sviluppi armonici decisamente intriganti e solari.
Infine l'insinuante Cactus.
Ospiti di Heathen tantissimi, doveroso menzionare Dave Grohl, Pete Townshend e Carlos Alomar.

Wally Boffoli

Heathen

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