Fa tanto freddo in tutta Italia (e chissà ancora per quanto): abbiamo pensato bene di proporvi la cronaca (stagionata) di Myriam Bardino di un festival estivo londinese tenutosi nel luglio del 2010, e di regalarvi un pò di sole, cielo e notte inglesi. Ne approfittiamo anche per fare la conoscenza ed ascoltare alcuni interessanti nuovi 'acts' internazionali, dei quali alcuni stupefacenti: occhio ai links ipertestuali! (Wally)
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L'azzurro acrilico del cielo e l'odore dell'erba essicata dal sole.
Questo e' quello che mi viene in mente quando ripenso al festival
1-2-3-4 della scorsa estate nel parco di
Shoreditch, un quartiere all'est di
Londra.
A mezzogiorno, ci sono venti persone davanti al palco centrale:
"1234 Converse". Converse? Si l'evento e' sponsorizzato da Converse e da Jagermseister. Non possiedo un paio di "chucks" e non bevo Jagermeister. Perche'? Non so perche', sono fatti miei e nemmeno Raz Deagan riusci' a convincermi negli anni '90.
Sul palco un delirio musicale regalato dagli
Action Beat, un collettivo inglese d'improvvisazione punk-noise. Tre batterie, due
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bassi e due chitarre. Il festival inizia nel migliore dei modi. Dalle due del pomeriggio alle quattro, devo essermi distratta e improvvisamente arrivano gli
S.C.U.M. L'entusiasmo delle giovani ragazze che mi stanno accanto e' sicuramente scaturito dal bel tenebroso
Thomas Cohen, un incrocio tra
Brian Moloko e
Nick Cave. Anche se musicalmente mi fanno venire in mente i
Placebo, c'e' qualcosa di insanamente piacevole in questo gruppo. E' l'ora delle
Dum Dum Girls, una delle ultime rivelazioni
Sub Pop che oltre ad avere sei gambe notevoli, e' un gruppo che ha trovato un equilibrio interessante tra le
Bangles e
Siouxsie and the Banshees. Il sole mi sta dando alla testa. Dal
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palco Converse, mi sposto al palco
Rough Trade dove i
Comanechi offrono un set esplosivo, molto punk-noise. Duo composto dalla fenomenale giapponese
Akiko (voce e batteria) e dal chitarrista
Simon Petrovich. In questa occasione sono coadiuvati da un altro batterista. Anche
Jim Sclavunos, in mezzo al pubblico, accanto a noi, sembra apprezzare il set e si gratta piu' volte la barba in segno di consenso.
Si passa ora al tendone
Artrocker dove si esibiscono un gruppo di donnine che convincono solo per le loro vesti trasparenti e succinte: le
Trush Metal. Musicalmente e femministicamente da dimenticare. Passo davanti allo stage Converse mentre
Peter Hook ripropone pietosamente
"Unknown Pleasure" davanti a un pubblico in delirio, per me senza motivo. L'idea mi fa ribrezzo e appena incalza
Love will tear us apart, un brivido mi percorre la schiena e trovo rifugio dai
Toes che mi riconfortano con il loro ska intramontabile. Mi pento ancora di non aver visto i
Rolo Tomassi, ma la fila era lunga, il caldo insopportabile e ho preferito rinfrescarmi dalle
Vivian Girls con il loro pop leggero e delicato per una mezz'oretta.
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Infatti dalle 8.30 pm alle 9 pm sono davanti al palco Converse dove si esibisce il supergruppo dei
Silver Machine:
Bobbie Gillespie, Gene Matlock e
Zak Starkey (figlio di
Ringo Starr) con delle cover strepitose dei classici del rock tra cui
I want you dei
Troggs,
Psychotic Reaction dei
Count Five per chiudere in bellezza con
Action Woman dei
Litter con un delirio generale del pubblico ma soprattutto di garage-punk fans con gli occhi e le orecchie fuori dalle orbite.
Solo dieci minuti dai
Veronica Falls che non mi convincono per niente e dopo avere diviso una pizza con i miei vicini mi butto di nuovo sul palco centrale dove ha gia' iniziato il gruppo di hardcore punk canadese,
Fucked Up.
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Il cantante
Pink Eyes, non esita a fare stage diving, a spogliarsi e ritrovarsi in mutande dopo solamente due pezzi. Energia e sana pazzia come non se ne vedeva da tempo. La sera sta calando. Dopo nove ore di musica, sono allo strenuo delle forze. Evito i
These New Puritans che dovranno abbandonare il loro set per problemi tecnici e mi dirigo verso il palco Artrocker per assistere a quella che sara'la rivelazione del festival:
Bo Ningen. Un gruppo di minuti capelloni giapponesi che hanno
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trovato l'annello musicale mancante tra
Black Sabbath e
Sonic Youth: lo show e' eccezionale. I corpi dei musicisti che si contorcono sugli strumenti, riti satanico-musicale e i volti dei presenti in completa estasi come
Faris Badwan degli
Horrors, in fondo alla sala. Non sorprende neanche un po' che la rivista
Mojo abbia recentemente scritto
“Bo Ningen, quite probably the most exciting young band in London right now".
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Ancora vacillante da questa assurda esperienza noise-psichedelica mi dirigo verso le giostre per scambiare le ultimi opinioni sul festival con i pochi superstiti. E' notte, i cancelli del parco si chiudono ma la notte degli aftershows del festival e' solo all'inizio.
Myriam Bardino
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