ALAN SORRENTI: "Aria" (1972, Harvest)
FRANCO BATTIATO "Sulle corde di Aries" (1973, Bla Bla)
JURI CAMISASCA: "La finestra dentro" (1974, Bla Bla)
Intro




CLAUDIO ROCCHI, "Volo magico n. 1" (1971)
Dopo l'eccellente album d'esordio "Viaggio" del 1970 il milanese Claudio Rocchi pubblica l'anno seguente il suo disco capolavoro, il magnifico "Volo magico n. 1", uno dei dischi cantautoriali più intensi ed emozionanti di tutto il panorama rock nostrano. Avvalendosi di una band con i controcazzi, tra cui Alberto Camerini (chitarre), Donatella Bardi (voce) e Ricky Belloni (chitarre, voci) Claudio mette su un


Poi "C'e' sempre tempo per cantare, il cielo, l'acqua, un corpo, tutti; poi puoi andare dove vuoi, poi puoi essere come vuoi, poi puoi stare con chi vuoi, poi puoi prendere o lasciare, poi puoi scegliere di dare" davvero bellissimi versi.
Pianoforte in sottofondo e cori celestiali, qualcuno adesso lo chiamerebbe
folk-psichedelico, e chitarre di Camerini e Belloni in un crescendo fantastico che porta a conclusione questa suite capolavoro (Volo Magico n. 1 parte 2).

Davvero una canzone che mi lascia senza fiato tutte le volte che l'ascolto pur nei suoi soli 2 minuti di durata, un gioiello.
Il terzo pezzo è ancora un lunga song Giusto amore (10:59) ed è segnata dalla chitarra 'californiana' di Alberto Camerini, e la voce gentile di Claudio Rocchi.
"Io, io che un giorno sono nato imparando nel respiro la mia vita; poi tu, lei, bimba, magica d' incenso che mi porti dritto in fondo, dritto, fino a me; sole occhi al centro di ogni fronte, quattro simboli segnati, la tua fine no, non e' in te. Dio passa sopra, lo puoi pensare uomo,lo puoi pensare uomo con la faccia di un maestro di saggezza Dio".

Sono passati 40 anni dalla pubblicazione di "Volo Magico n. 1" e solo adesso grazie anche alla passione e l'interessamento degli appassionati del genere, oltre alla diffusione facilitata dal web, sta ottenendo finalmente i riconoscimenti che merita.
ALAN SORRENTI, "Aria" (1972)
L'appellativo di Tim Buckley italiano, Alan Sorrenti lo deve principalmente a questo stupefacente disco d'esordio "Aria" (1972), uscito addirittura su etichetta Harvest, quella dei Pink Floyd tanto per citare i più famosi, con una bella copertina apribile tipica della label inglese con Alan Sorrenti in versione viandante. Nel disco Alan si avvale della partecipazione di grandi strumentisti, tra i quali Tony Esposito alle percussioni e il grande Jean-Luc Ponty, dal giro di Frank Zappa fra gli altri.
Il disco si apre alla stessa maniera di quelli di Battiato e Rocchi,con una lunga suite che dà anche il nome al disco Aria (19:45): in questo pezzo in splendida evidenza lo straordinario violino di Ponty ma ovviamente è Alan che fa la differenza, un crescendo vocale straordinario che si
"Aria, in ogni angolo della mia stanza io ti sto cercando Aria, nei labirinti della mia mente io ti sto inseguendo.
Principessa della mia carrozza resta con me,
dormi nella pace di questa sera dentro di me,
bianca la tua pelle, bianca la tua veste, danza, canta per me, il tuo viso brilla come una candela aprendo la mia finestra nella sera."
Aria ovviamente è il nome di una donna, il nostro sembra rincorrerla per tutto il brano con la voce, qui usata come vero e proprio strumento alla maniera dei grandi improvvisatori free del tempo.Capolavoro!

Vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India
Vorrei incontrarti ma non so cosa farei
Forse di gioia io di colpo piangerei" Che dire? Commovente!
Seguono due lunghi brani La Mia Mente (7:34) ancora con vocalizzi buckleyani, fiati ed il piano di Albert Prince, che arrangiò anche il disco, e la finale Un Fiume Tranquillo (7:57) aperto da una linea di basso, di Vittorio Nazzaro, che sembra uscito da un disco dei Soft Machine, le tastiere di Albert Prince

riporta nel suo letto tranquillo il mio povero scrigno,
un fiume tranquillo che cancella i ricordi, una verde barella
dove un corpo stracciato si dichiara un fallito"
Bella anche la tromba di Andrè Lajdli anche se è sempre Sorrenti che conduce le danze in altro inarrestabile delirio vocale: "Amore ti amo, non voglio dormire, amo la notte con il tuo cuscino amo le sue stelle con il tuo sorriso, amo i fiori del nostro giardino"
"Aria" avrà anche un valido seguito nel seguente "Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto"(1973) sempre su Harvest anche se la magia stava già svanendo.
FRANCO BATTIATO "Sulle corde di Aries" (1973)

"Aries" si apre con la suite Sequenze e frequenze (16:22), suoni sinistri da film dell'orrore spiazzano inizialmente l'ascoltatore, poi subentra come per magia il bellissimo refrain del brano con il piano VCS3 modificato in evidenza e la voce di Franco che canta:
"La maestra in estate ci dava ripetizioni nel suo cortile. Io stavo sempre seduto sopra un muretto a guardare il mare. Ogni tanto passava una nave. Ogni tanto passava una nave".

Il secondo lato si apre con Aries (5:27), nome dettato sembra dal segno zodiacale di Franco, ariete appunto; ancora suoni percussivi e soffici tastiere e un bell'assolo molto free jazz di Gianni Bedori, recentemente scomparso nel 2005 a 74 anni. Il brano che segue è sicuramente il capolavoro del disco, la bellissima Aria di rivoluzione (5:02), uno delle perle più scintillanti del rock italico di sempre.
Un breve giro di synth introduce l'etereo canto di Battiato "Quell'autista in Abissinia guidava il camion fino a tardi, e a notte fonda si riunivano. A quel tempo in Europa c'era un'altra guerra e per canzoni solo sirene d'allame."

Il disco arriva così a conclusione con Da Oriente ad Occidente (6:33), altro magico pezzo abbastanza simile al precedente con la voce di F.B. che narra "Riduci le stelle in polvere e non invecchierai, mi appare in sogno Venere, tu padre che ne sai?".
Il cantato è qui arricchito da begli effetti di eco e sovrapposizioni, poi suoni di oboe e mandoloncello chiudono alla grande un capolavoro senza tempo.
JURI CAMISASCA "La finestra dentro" (1974)

"Nel mio corpo ci sono delle fognature, tutti quanti le chiamano vene ma dentro ci sono dei topi che corrono, ma dentro ci sono dei topi che corrono. E come un cane che ha le pulci io mi gratto continuamente, mi gratto la schiena mi gratto la pancia."
La voce ha intonazioni particolarissime, frequenti richiami ed echi del Buckley più sperimentale quello di "Lorca" e "Starsailor" per intenderci. Dopo la quasi normale Ho un grande vuoto nella testa molto bella è la seguente Metamorfosi, omaggio kafkiano, in evidenza qui anche le percussioni del grande Lino Capra Vaccina, un altro 'giusto' del giro Battiato:
"Mia madre entra nella stanza ed io salgo sulle pareti, mi nascondo tra i fiori tappezzati per non farmi vedere in questo stato animalesco", con quell' 'animalesco' tirato allo spasimo.

"Portava le calze d'argento però non luccicavano, ma i capelli biondi lunghi fino ai seni finti gli stavano bene."
Un fiume di luce e Il regno dell'Eden chiudono degnamente questo incredibile album d'esordio di Camisasca, a livello vocale sullo stesso piano di "Aria" di Alan Sorrenti: notevoli spesso le similitudini fra le 2 voci; lavoro purtroppo rimasto senza un seguito immediato a parte altri 2 singoli sempre per la Bla Bla


Ricardo Martillos
4 commenti:
Bravo Ricardo, sono esattamente i 4 dischi di cantautori italiani che meglio rappresentano i primi anni 70, d'altrondi li ho postati tali e quali mesi fa in bacheca da me..che dire? L'articolo e' ottimo, molto esauriente ed appassionante..veramente stupendo!
Bellissime le recensioni, altrettanto coinvolgenti i ricordi legati alle emozioni regalate da questi autori fulminati da genio e follia. Stessa passione, stessa gratitudine.
Aggiungerei un altro capolavoro di quei tempi che fu Orfeo 9 di Tito Schipa jr e che nel 1973 rappresentò la prima vera opera Rock con la felice fusione di entusiasmo, poesia e talento.
Ricardo Martillos: grazie ad entrambi per i vostri complimenti, mi riempiono di gioa e vi dico:
a Paolo: questi 4 erano proprio i dischi come hai ricordato tu che citavamo in un recente post, proprio da quello è nata l'idea di recesnsire e sceglierli, quindi ti do la tua parte di merito per incitarmi.
a Claudio: quando dei dischi ti appassionano come il tuo e gli altri 3 le parole spesso ti vengono giù facili, te ne sai qualcosa, l'altro disco che ahi citato lo conosco ed è molto bello, magari meno conosciuto anche fra gli appassionati del genere, quando avrò un altra occasione non mancherò di recensirlo magari nel 2013 per il 40ennale o forse prima. Grazie per ora di averci regalato una simile perla.
Di Tito Schipa jr. ed ORFEO 9 abbiamo parlato su MUSIC BOX
http://musicbx.blogspot.com/2010/10/tito-schipa-jr-da-orfeo-9-alle-parole.html
wally
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