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Mandato a quel paese Jeff Conolly prima di potergli augurare un buon 1983, Peter Greenberg, Phil Lenker e Howie Ferguson mollano i Lyres per tirare su una band con cui mettere mano a vecchi reperti che Peter custodisce nella sua collezione privata (Frankie Lee Sims, Charlie Rich, Fats Domino, Don Covay, Andre Williams, Esquerita, Ike Turner, Little Richard, Smiley Lewis i suoi amori di sempre)
e suonare qualche originale in stile. Roba tirata fuori dal buco del culo di New Orleans. Non hanno ancora un cantante e il ruolo di “voce solista” è affidata al sax di Steve LaGrega. Peter Greenberg si diverte ma non è soddisfatto: sono dei selvaggi con un barrito d’ elefante. E lui invece vuole il ruggito di un leone. Gira per la città, fiuta l’aria, chiede.
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L’album omonimo viene registrato a Boston nell’ estate di quello stesso anno, con l’aiuto di Bill Mooney-McCoy all’Hammond e viene pubblicato l’ anno successivo per la piccola Mamou Records. Lo comprano in pochi. Qualcuno se lo registra in cassetta, giusto per fare quattro salti quando ne ha le palle piene di fare l’air guitar sui pezzi di Bon Jovi o dei Van Halen o di guardare i video degli Eurythmics e dei Real Life su Videomusic. Il 1984 è anni luce lontano dal rock'n'roll. I Savages degli inutili nostalgici che non sanno dove sta andando il mondo. Quei dieci che se l’ erano comprato l’aspettavano però da venticinque anni questa ristampa in digitale che arriva adesso con l’ aggiunta di qualche demo e altrettanti pezzi dal vivo a salutare la recente reunion della band. Bentornati a casa, Selvaggi. Oh Boston … you ‘re my home.
Franco Lys Dimauro
Ace Records/Barrence Whitfield and The Savages
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